Il Centrodestra di governo molla il governo Draghi, non partecipando al voto di fiducia al Senato, e si ricompatta con Fratelli d'Italia, rimasta in Aula (dove ha votato no), in quella che è la riedizione dell'antico Popolo delle Libertà. E' questo il dato politico più forte uscito dalla crisi del governo Draghi: il ricompattamento del centrodestra. Alla fine dunque, contro non poche resistenze (soprattutto all'interno del partito del Cavaliere) ha vinto l'ala sovranista con Matteo Salvini che è riuscito a convincere Berlusconi a mettersi di traverso nonostante le perplessità dei moderati di entrambi gli schieramenti.
La strategia si è tradotta nella risoluzione - proposta dapprima dalla Lega e poi sottoscritta da FI - che chiedeva un “Draghi bis" rinnovato, senza i 5 Stelle ed i ministri Lamorgese e Speranza. Richiesta che il premier ha rispedito al mittente, provocando il "grande stupore" di leghisti e forzisti per questa decisione. Gli stessi hanno ricordato che Berlusconi in mattinata "aveva comunicato personalmente al capo dello Stato ed al premier la disponibilità del centrodestra di governo a sostenere la nascita di un esecutivo da lui guidato e fondato sul ‘nuovo patto’ che proprio Draghi aveva proposto in Parlamento". Fino allo strappo in Senato. Salvini, dal canto suo, non ha voluto prendersi colpe ed ha accusato: "Draghi e l'Italia sono state vittime, da giorni, della follia dei 5 Stelle e dei giochini di potere del Pd".