di GIORGIO MERLO
Dopo lo spettacolo inguardabile e incommentabile offerto dai 5 stelle e dalla Lega in Parlamento, cambia rapidamente lo scenario politico nel nostro Paese. E con questa legge elettorale non muta neanche il panorama delle centralità delle coalizioni in campo. E cioè, di fronte al tradizionale centro destra - che quando si avvicinano le elezioni, come da copione, si ricompatta in modo granitico di fronte al corpo elettorale - ci sarà una coalizione di centro sinistra.
Ora, su questo versante credo sia necessario dire con chiarezza e trasparenza che una alleanza di centro sinistra oggi può essere credibile e fortemente competitiva solo se rompe definitivamente ed irreversibilmente con il populismo di ciò che resta dei 5 stelle. Certo, sarebbe curioso - come pare continuano a sognare e a sostenere alcuni esponenti del Pd e di Leu - se qualcuno pensasse ancora di individuare in Conte e nel populismo demagogico, anti politico, qualunquista, giustizialista e manettaro dei 5 stelle la realtà con cui costruire una strategia di governo e una prospettiva politica credibile per il nostro futuro. Su questo versante è quanto mai necessario essere politicamente intransigenti. E senza alcun moralismo. Ovvero, basta con i populisti anche se con questa crisi di governo si sono presi una parziale rivincita mettendo, però, in ginocchio l’intero nostro paese e gettandolo in una situazione oscura a carico di incognite.
Detto questo - che non è, comunque sia, una variabile indipendente ai fini della qualità della nostra democrazia, della credibilità delle nostre istituzioni democratiche e della autorevolezza della nostra classe dirigente - adesso c’è la grande scommessa politica, culturale e programmatica di mettere in campo il progetto del Centro accompagnato da una altrettanto credibile “politica di centro”. E la scommessa, di conseguenza, è quella di rilanciare il progetto politico centrista in vista delle ormai prossime elezioni politiche. Un progetto che coincide con una rinnovata esigenza di inserire il buon senso nella cittadella politica italiana, di essere elemento di garanzia e di stabilità del sistema politico italiano e, al contempo, di saper sprigionare e declinare una vera ed autentica cultura di governo. Riformista, democratica e innovativa. E cioè, un luogo politico che in questi ultimi anni è stato delegittimato se non addirittura politicamente criminalizzato dall’onda montante del populismo anti politico e qualunquista. C’è chi la definisce giornalisticamente “agenda Draghi”, chi la definisce come un’area politica necessaria ed indispensabile per garantire il buon governo e chi, infine, la individua come un modo decisivo per rialzare il prestigio e il ruolo della politica.
Certo, con l’avvicinarsi della data delle elezioni politiche costruire quest’area fatta di politici ma anche di tanta società civile, di mondo delle professioni, di associazionismo sociale e culturale e anche, e soprattutto, di interessi sociali, è semplicemente un fatto che si impone. E questo perché quest’area sociale, culturale, economica, produttiva e politica richiede di essere oggi “rappresentata”. Manca, cioè, questa rappresentanza politica ed organizzativa nello scenario pubblico italiano da ormai molti anni. È di tutta evidenza, al riguardo, che le simpatiche tesi - nonché strampalate - inerenti le pregiudiziali politiche o, peggio ancora, di natura personale che vengono accampate da alcuni esponenti di questo campo sulla composizione di quest’area politica, vadano adesso semplicemente accantonate e mandate in soffitta.
Siamo, cioè, in una situazione dove in gioco ci sono il destino politico del nostro paese e la qualità della nostra democrazia. Nonché, e soprattutto, l’efficacia della nostra azione di governo. Su questo versante la riorganizzazione dell’area centrista sarà la vera e grande novità delle prossime elezioni politiche. Lo scenario tripolare - destra, sinistra e populisti 5 stelle - è ormai alle nostre spalle. Quello che adesso conta è riunire quest’area politica, culturale e sociale; darle una veste organizzativa funzionale alle prossime elezioni generali; scegliere la coalizione che non è condizionata dalle derive populiste e sovraniste e, in ultimo, presentare una squadra di candidati rappresentativi, radicati nel territorio e politicamente autorevoli. Tutto il resto è testimonianza impolitica e residuale. Cioè politicamente inutile e sterile.