"Il Pd è arrogante. I progressisti siamo noi". In un'intervista alla Stampa Giuseppe Conte ha molti sassolini da togliersi dalle scarpe e comincia con Enrico Letta, che lo accusa di aver tradito e ucciso il Governo Draghi: "È un'infamia, ma non mi fa male" dice l'ex premier che oggi guida il Movimento 5 stelle.
Scarica sul Pd la responsabilità della crisi di Governo per aver inserito la norma sull'inceneritore di Roma nel Decreto Aiuti. "C'è una diffusa forma di ipocrisia. E quindi si prova a scaricare la colpa sul Movimento che ha solo chiesto di risolvere alcune criticità. Ma il punto vero è un altro. Un governo di unità nazionale che non riesce a costruire un terreno di dialettica politica ma si affida a un decisionismo autoreferenziale, alimentato solo da una ristretta cerchia di collaboratori, finisce inevitabilmente per andare in cortocircuito e saltare".
E qui la critica è diretta a Mario Draghi: "Ho sempre rispettato il suo ruolo e confidato sul fatto che il suo prestigio potesse essere utile al Paese in questo momento drammatico. Ma il prestigio non basta. Servono risposte concrete. L'ho chiarito sin da marzo esprimendo la mia contrarietà alla distrazione di risorse per famiglie imprese investendo nel riarmo, peraltro senza un coinvolgimento parlamentare che avrebbe dato più forza al governo".
Alla campagna elettorale i 5 stelle vanno da soli, il campo largo non esiste più. "Non si può pensare di definire con arroganza un perimetro di gioco e stabilire arbitrariamente chi vi è ammesso. Ho sempre invitato a considerare la necessità di misurarsi con l'agenda sociale e ambientale che serve all'Italia. E da lì non mi muovo"... "Tocca al Pd decidere che cosa fare. Ovvio che se i dem cercano una svolta moderata che possa accogliere anche l'agenda di Calenda noi non ci possiamo stare". Mentre con Articolo 1 "c'è genuina consonanza di cose da fare" e i sindacati di Landini e Bombardieri "si stanno dimostrando molto sensibili al dramma che si sta abbattendo sull'Italia e sicuramente sono interlocutori che possono contribuire alla nostra agenda progressista". E Di Maio? "Forse dimentica che è stato lui a dimezzare in pochi mesi il consenso ottenuto nel 2018. Da lui mi sarei aspettato un maggiore senso di responsabilità, visto il delicatissimo ruolo istituzionale che ricopre. Invece non ha mai perso occasione per fomentare e contribuire a destabilizzare la maggioranza".
M5S riparte dal tetto al doppio mandato e da Alessandro Di Battista. Anche se Conte dice: "È un po' che non lo sento. Avremo occasione di confrontarci".