DI FRANCO MANZITTI
Nella Chiesa di Papa Francesco, manca un anno alla rivoluzione epocale. Sarà come il Vaticano II? O meglio? Un Vaticano III?
Da tutto il pianeta arriveranno a Roma, dentro alle mura petrine, nelle stanze sacre, dove si raccolgono le istanze del Sinodo universale, le richieste delle chiese cattoliche sparse nel mondo, “istigate” dalla consultazione che papa Francesco ha lanciato.
Qualcuno si azzarda a dire che sarà come un Concilio Vaticano III, oltre quello epocale riunito da papa Giovanni XXIII all’inizio degli anni Sessanta e che cambiò profondamente la Chiesa a incominciare dalla liturgia. Ma non ebbe il seguito che forse i più rivoluzionari dei vescovi riuniti in San Pietro avrebbero voluto.
Anzi. Secondo alcune interpretazioni su quegli anni ruggenti, che in qualche modo anticiparono il Sessantotto con i movimenti della dissidenza tra i cattolici, lo stesso papa Giovanni confessò che il Concilio da lui voluto era andato oltre alle intenzioni.
Il sinodo della Chiesa di Francesco 60 anni dopo il concilio - Sessanta anni dopo, in un mondo e in una società totalmente cambiati, l’esito del Sinodo universale di Francesco potrebbe essere questo sì totalmente rivoluzionario, anche se papa Bergoglio lo aveva lanciato, precisando bene che il Sinodo non è un Parlamento, non è un’indagine sulle opinioni. Il sinodo è un momento ecclesiale.
Il primo anno di Sinodo, che ha una impostazione locale, si sta concludendo e l’impressione è che come una marea stia per travolgere tutto. I faldoni che arrivano dalle diocesi sono il frutto di dibattiti molto “interni” con le chiese locali oramai svuotate di giovani, che stupiscono gli stessi vescovi per queste assenze pesanti.
E allora è proprio l’Europa che chiede la svolta, l’aggiornamento, parole spesso usate, ma mai praticate mentre i papi si succedevano, mentre il popolo di Dio si assottigliava, mentre il mondo cattolico si “secolarizzava”. Mentre le chiese si chiudevano, le vocazioni si seccavano come quegli alberi con sempre meno rami, che alla fine cedono e si spezzano. Seminari vuoti, ordinazioni con il contagocce.
E allora ecco la supercattolica Irlanda, un tempo fedelissima a Roma, che manda in Vaticano il risultato del suo sondaggio nelle ventisei diocesi del suo verde territorio.
La Chiesa d’Irlanda vuole le donne sacerdote - Il 96 per cento è favorevole all’ ordinazione delle donne, sia come diacone, sia come sacerdotesse, l’85 per cento ha manifestato preoccupazione per l’esclusione delle persone Lghti dai sacramenti, il 70 per cento ha chiesto una maggiore coinvolgimento dei laici nei programmi decisionali della Chiesa.
I praticanti hanno chiesto omelie più brevi e meglio preparate e basta con le letture del Vecchio Testamento, definite “troppo sanguinose”.
Dalla Francia il messaggio è più articolato e meno frutto di un sondaggio, ma più di una serie di documenti elaborati nelle diocesi. Troppe donne impegnate rispetto al ruolo secondario poi svolto.
I francesi chiedono che almeno il ruolo femminile possa essere quello diaconale, con la possibilità di predicare. Quanto al celibato dei preti, la posizione è di lasciare la scelta libera agli interessati in modo che ordinazione e matrimonio siano compatibili. La Chiesa francese vuole una nuova liturgia - Una bomba, come l’altra, sempre gettata dai francesi, che chiede un sostanziale modificazione della liturgia. Non solo la Messa, cioè l’Eucarestia, ma anche altri momenti per discutere meglio sulle Scritture. Un rito nuovo da impiantare in procedure millenarie.
L’indagine che arriva a Roma dalla Francia è stata “firmata “ da 150 mila cattolici, il dieci per cento dei praticanti. Il vaticanista del Figaro _ come ha riportato su “Il Foglio”, Matteo Matzuzzi_ Jean Marie Guenois, ha scritto “che mai la Francia aveva votato e approvato un testo così radicalmente riformatore, in particolare sul sacerdozio.”
E allora cosa farà Roma mentre tutte le trombe suonano e non si è ancora calcolato il suono più forte, che è quello della Chiesa di Germania da anni e anni la più avanzata sul piano delle richieste, tanto decisa da minacciare uno scisma, chiedendo con forza sia un nuovo ruolo femminile, sia la rivoluzione del celibato per i sacerdoti.
Cosa risponderà papa Francesco che sembra allineato su un’altra posizione, quella di partenza della interpretazione ecclesiale del Sinodo, della consultazione universale del suo popolo, secondo lo schema “sub Petro” e non “cum Petro”.
Insomma il primato pontificio nelle decisioni sembra riaffermarsi sempre di più e non solo in tutta l’azione del papa che continua il suo lavoro, dedicato sopratutto alle periferie del mondo.
Ma anche con il prossimo Concistoro in calendario proprio alla fine di agosto, con il quale Francesco va dritto per la sua strada, avendo nominato cardinali eminenti personaggi espressi dagli angoli più lontani nel mondo. Preparando viaggi (quelli consentiti dalle sue precarie condizioni fisiche, gravi, anche se non certo gravissime) sempre lontano. Rivoluzionando con l’ultima riforma la Curia romana con decisioni “forti”, ma sempre nel segno della distanza da Roma, ex caput mundi.
I nuovi cardinali di Francesco - I prossimi cardinali saranno 16, un nigeriano, un coreano, due brasiliani, un ghanese, un paraguayano, un vescovo di Singapore, uno di Timor Est, due indiani. ….
Ben lontani i tempi nei quali il Conclave si giocava intorno a Roma, solo tra vescovi italiani. Ora Francesco sceglie nel mondo gli elettori del suo successore. Non lo fa certo per sfizio, ma secondo una visione mondiale della Chiesa nella quale l’Europa è certamente un po’ lasciata da parte. Come avviene per le sue spinte forti rispetto al sinodo e alle sue conclusioni.
Il nuovo papato ha bene in testa una riforma che si sostanzia nella “Predicatio Evangelium”, la nuova Costituzione, alla quale si lavora da otto anni per dare una nuova forma alla struttura vaticana. Meno congregazioni, consigli pontifici. Al loro posto ci sono i dicasteri.
Bergoglio ha in testa un obiettivo che viene prima delle rivoluzioni spinte dai sinodi. L’evangelizzazione, spazio alla carità, più coinvolgimenti di donne e laici. Ma non nel senso delle spinte tedesche e irlandesi, tanto per fare un esempio.
Il papa si è accordo che quelle spinte sinodali erano strappi al suo primato, soprattutto nel caso tedesco. Che sfiorava lo scisma da Roma con l’affermazione: “Se Roma non vuole facciamo da soli.”
Resta da vedere se l’azione a largo raggio del papa “conterrà”quelle spinte epocali, che vengono dalla vecchia Europa dove l’evangelizzazione viene “mangiata” progressivamente dalla secolarizzazione, dagli scandali della pedofilia.
Francesco intanto viaggia - Un po’ con la sua carrozzella per superare l’handicap del suo ginocchio malato, un po’ in piedi deciso nelle sue riforme.
La Chiesa di Roma lotta nel tempo moderno con linguaggi e modi diversi e tenta grandi e piccole riforme dall’alto, come la rivoluzione del Concistori, ma anche dal basso.
Come le recenti disposizioni della Cei italiana, che, governata da un altro dei fedelissimi di Francesco, il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, ha istituito tre figure intermedie nella liturgia: il lettore, l’accolito, il catechista. Ruoli nuovi, che affondano però nella tradizione cattolica romana, ma aggiungono competenze diverse, e prevedono addirittura corsi di istruzione per svolgerli e sostituire il sacerdote in alcune funzioni, come ad esempio quella della predica.