di Alessandro Camilli
Auto blu, cioè auto a spese pubbliche e a servizio di incaricati di pubblico servizio. E anche e soprattutto auto simbolo di raggiunto potere. Simbolo e sostanza del non essere cittadino comune. Simbolo, sostanza e status e in qualche modo reddito, benefit relativo ad una carica elettiva e/o amministrativa. Le auto blu sono da tempo per la narrativa pubblica un po' come il canone Rai: individuate e marchiate come urticanti e da abolire. Da anni e anni se ne annuncia la immancabile fine e invece le auto blu resistono, resistono, resistono...
Resistono, resistono, resistono... - Un po' perché perfino le auto blu sono avvolte di demagogia: alcune auto blu servono davvero. Poche e a pochi. Poche e a pochi e non ci sarebbe nulla da dire, ameno di non contestare l'esistenza perfino di auto blindate per i capi di governo...Poche e a pochi e, per paradosso solo apparente, la "testa" del potere e delle istituzioni, governo e Parlamento e perfino ministeri, a poche auto blu in dotazione a pochi sono quasi arrivati. Comunque hanno diminuito il parco auto blu. Sempre troppe, ma la "testa" del potere fa un po' di economia e meno sfoggio. Ma se sono ad oggi ancora trentamila...
Trentamila, il 66 per cento in uso tra Comuni e Sanità - Trentamila risultano le auto blu all'ultimo approssimato censimento. Due su tre portano in giro eletto, funzionari, dirigenti delle amministrazioni comunali e della Sanità. Auto blu resiste e vince perché piace e alletta sul..."territorio". Non sempre il pesce puzza dalla testa.