Acque agitate nel centrosinistra e trattativa in salita tra Pd e Azione. Ieri Carlo Calenda non ha usato mezzi termini nel “bacchettare” il segretario dem Enrico Letta, ritenendolo, di fatto, colpevole di voler affossare ogni possibilità di alleanza tra i due schieramenti di centrosinistra. Nel mirino dell’ex ministro è finita l’apertura, da parte del Pd, agli ambienti vicini ai 5Stelle e a Luigi Di Maio, ritenuta semplicemente improponibile dal leader di Azione.
"Io e Calenda tre giorni fa ci siamo stretti la mano e ci siamo messi d'accordo su una strada, ma se tutto salta tre giorni dopo, vuol dire che non serve a niente" ha replicato, amareggiato, Letta, secondo cui "ogni divisione è un regalo alla destra". "Vediamoci e chiudiamo in un senso o nell'altro", ha risposto, a muso duro, l'ex ministro che proprio non vuole sentir parlare di alleanze con Di Maio e Fico e con esponenti di forze che hanno detto "no" a Draghi.
"I patti sono chiarissimi. No Bonelli e Fratoianni, che sono contro Draghi, negli uninominali. No Di Maio negli uninominali. Sui temi: agenda Draghi, non tasse e bonus. Risposte nette su rigassificatori e modifica reddito di cittadinanza. Legittimo dire 'non riesco', ma chiudiamo questa partita" ha rincarato la dose il leader di Azione.
“A me sembra davvero il minimo sindacale per non mettere insieme una accozzaglia, piene di idee diverse, totalmente incoerente e di scarsa qualità. Se la risposta sarà no, allora caro Letta la responsabilità della rottura sarà interamente tua" ha ribadito ancora, chiaro e tondo, l’ex ministro. Poi il nuovo affondo: "Questa coalizione sta diventando improponibile: ci facciamo ridere dietro. Siamo molto delusi. Abbiamo iniziato un percorso con Letta che parlava di agenda Draghi. Oggi questa agenda è sparita" ha concluso.