di Matteo Forciniti
Al di là di qualche calciatore, Pepe Mujica, il mate e poco altro, l’Uruguay è praticamente sconosciuto in Italia. A cercare di invertire in qualche modo questa tendenza arriva dalla Sardegna una proposta molto interessante: è stata appena pubblicata infatti la prima guida sull’Uruguay in lingua italiana. Il lavoro -pubblicato dalla casa editrice Aipsa di Cagliari- è stato realizzato da un totale di 99 studenti delle classi IV dell’Istituto di Muravera, comprendente il Liceo “Bruno” e il Tecnico “Einaudi”, oltre che dagli allievi delle classi IV e V del corso serale per adulti del medesimo Istituto.
“Un lavoro del genere abbastanza articolato era davvero necessario per far conoscere un paese molto interessante che purtroppo viene soffocato dai due vicini giganti del Sud America” sostiene il coordinatore del libro Martino Contu, docente, storico e console onorario dell’Uruguay in Sardegna. In passato, a dire il vero, altre guide erano state realizzate affrontando però soltanto alcuni aspetti specifici e settoriali a partire da una monografia del Centro di Azione Latina del 1964 dedicata alla geografia e all’economia a cui è seguita, nel 2019, la Guida Paese realizzata dall’Ambasciata italiana in Uruguay: “Anche questo è stato un lavoro molto settoriale poiché centrata soprattutto sull’attività della medesima ambasciata e sui servizi consolari offerti, oltre che sulle possibilità di scambio commerciale tra i due paesi. Questo nuovo libro, invece, presenta alcune particolarità ed è interamente dedicato all’Uruguay nei suoi aspetti generali. Il libro è suddiviso in 10 capitoli: statistiche generali, geografia, storia, Stato e politica, società, economia (tanto dati generali come dati specifici), cultura, turismo, informazioni pratiche.
Esperto di storia dell’immigrazione italiana in Uruguay, autore di numerosi saggi, Contu vanta una lunga esperienza di collaborazione con le scuole sarde tanto nella pubblicazione di libri e traduzioni come nel compito di diffusione di queste tematiche: “La mia proposta di realizzare una guida generale è stata subito accettata dall’Istituto e si è poi allargata ad altre classi che sono state guidate nella preparazione da 13 docenti di diverse discipline durante un periodo di un anno. La mia proposta rispondeva essenzialmente a un desiderio già espresso dagli studenti, ovvero quello di studiare a fondo una nazione. All’inizio, come è normale che fosse, c’è stato un po’ di spaesamento superato però subito dopo man mano che si scoprivano nuove informazioni. I ragazzi sono rimasti entusiasti da quello che hanno imparato e sperano di poter viaggiare al più presto”.
“La scuola” -osserva il docente- “è il terreno più fertile per far conoscere e diffondere nella società le tematiche legate alle migrazioni che in Italia sono ancora troppo poco conosciute. Oltre a fare una sintesi generale, la guida ha un occhio di riguardo sull’Italia e non poteva essere altrimenti vista la massiccia presenza degli immigrati italiani che hanno avuto un ruolo fondamentale. Non si può apprezzare pienamente il paese se non si è consapevoli di questo aspetto. Uno dei nostri obiettivi era proprio quello di fare capire che esiste un posto, a diecimila chilometri di distanza, che è molto più vicino a noi culturalmente di quanto si possa pensare”. Nel suo libro “L’emigrazione italiana in Uruguay attraverso le fonti consolari (1857-1865) (Aipsa Edizioni, 2017), Contu ha studiato a fondo le “peculiarità del contesto uruguaiano rispetto ai suoi vicini sudamericani con un flusso migratorio italiano precoce, iniziato già nella prima metà dell’ottocento e proseguito poi nelle ondate successive che oggi ci lasciano un patrimonio vastissimo con tantissime interessanti figure da valorizzare”. Non è un caso, forse, che questa prima guida sull’Uruguay sia partita proprio dalla Sardegna dove il calcio contribuisce a mantenere vivo un legame che altrove rischia di perdersi. Al Cagliari va infatti l’indiscutibile primato di essere la squadra più uruguagia d’Italia e questo rapporto consolidato può essere una grossa opportunità: “Uno dei nostri più grandi meriti è quello di essere riusciti a trasmettere un’immagine diversa dell’Uruguay. Oggi gli studenti non identificano più il paese solo come luogo di origine dei calciatori ma pensano anche a qualcosa di più grande”.