Nel giorno in cui si è ufficialmente chiuso il termine per presentare le auto candidature alle "parlamentarie" del M5S (programmate per il prossimo 16 agosto), il leader grillino Giuseppe Conte è tornato a far sentire la propria voce. E lo ha fatto con un affondo sferrato contro il Pd di Letta ma anche contro Gioria Meloni. Nota di cronaca: a proposito delle candidature per gli aspiranti onorevoli a 5Stelle, oltre a Rocco Casalino - che resta a occuparsi della comunicazione di Conte - nella lista non è comparso il nome di Alessandro Di Battista ed assente è risultata, a sorpresa, anche quello di Virginia Raggi, ex sindaco di Roma. Ci sono, invece, sia l'attuale ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli, sia l'ex sindaca di Torino, Chiara Appendino. Tornando al “j’accuse” di Conte, l'ex premier, intervistato a Radio Capital, ha detto di trovare "incomprensibile il comportamento del Pd". Questi "balletti elettorali, queste ripartizioni di collegi elettorali che saltano, di veti incrociati e giravolte. Sono attonito di questo spettacolo dopo aver lavorato insieme" ha spiegato, riferendosi all’esperienza del governo giallorosso. Ma un nuovo dialogo è ancora possibile? "Siamo persone serie, non siamo professionisti della politica". Quindi alle elezioni "andiamo orgogliosamente da soli", ha risposto Conte, chiudendo al Pd: “Chi è causa del suo male pianga se stesso". Infine una battuta sulla leader di FdI: "Quando Giorgia Meloni ha definito il reddito di cittadinanza 'metadone di Stato' ha detto che le persone che non hanno di che sopravvivere sono dei tossicodipendenti. Quando un leader politico si esprime in questo modo credo che non abbia l'idoneità a governare". "L'offerta del centrodestra è debole, non ne faccio un pregiudizio ideologico. Ne faccio una questione di scarsa plausabilità, è il campo dei miracoli", ha concluso.