di Tetyana Bezruchenko
Noi, di Mariupol, ma anche di Kharkiv, Chernihiv, Mykolaiv, Vinnytsia, Donetsk e Lugansk, si anche due città stuprate dall'occupazione del Cremlino otto anni prima, non abbiamo più né passato, né presente. La tirannia del Cremlino cancella il passato per riscrivere e confermare la sua falsa narrazione, per rovesciare gli equilibri morali ed etici, ma soprattutto per non avere le responsabilità dei crimini perpetrati.
Se sei sopravvissuto a Mariupol e non ti hanno portato via – con mille promesse di allontanarti dall'incubo che hai vissuto, offrendoti casa e lavoro, dopo che tu sei rimasto senza nulla in mezzo al nulla – significa che vivi in condizioni pietose, senza gas, senza acqua, senza possibilità di comunicare facilmente con il mondo esterno.
Tutte le attività produttive sono state annientate, le persone riempiono le loro giornate con attività di ricerca e raccolta, come aver cancellato di colpo millenni di storia evolutiva dell'umanità. Si ricerca l'acqua da bere (non parliamo dell'acqua per lavarsi e lavare), perché quella che portano gli aiuti umanitari non è sufficiente; si ricerca il cibo, ogni giorno distribuito in un post diverso; si ricerca la legna per il fuoco. Le persone sono obbligate a fare file infinite per piccole razioni di viveri.
Non importa cosa tu facessi prima del 24 febbraio: musicista, medico, imprenditore, insegnante o impiegato, oggi sei un senzatetto che aspetta in fila per ricevere la tua razione di cibo, racchiuso nel sacchetto della spazzatura. In quel sacchetto trovi altri sacchettini della spazzatura con qualche manciata dei cereali, di sale o di zucchero, che usano i "liberatori" della tua città per darti una mano a sopravvivere nelle condizioni in cui ti trovi ora.
Il "Grande stato conquistatore" dei territori non è pronto a sfamare gli abitanti dei territori conquistati. Non ha nemmeno i sacchetti per confezionare il cibo, usa quelli della spazzatura, che sottolineano lo stato in cui ti trovi adesso: un senzatetto che mangia dai sacchetti di spazzatura.
L'umiliazione è parte del progetto per tenere a bada ogni desiderio di libertà, il rispetto verso sé stessi e la speranza verso il futuro.
La macchina della propaganda continua a distribuire il suo veleno sui territori occupati chiamando il nero bianco. Gli aggressori continuano a togliersi la responsabilità della violenza e della distruzione.
Voci da Mariupol - "Sono animali!", racconta, Liliya che è riuscita a mettersi in contatto con me per raccontarmi Mariupol di oggi, la città, dove siamo cresciute insieme. La sua casa è completamente distrutta, sono rimasti vivi grazie a uno scantinato profondo con la porta blindata. La casa è diventata polvere, non ci sono nemmeno le macerie. Chiusi nello scantinato rischiavano di morire soffocati durante l'incendio, ma sono sopravvissuti.
Adesso alloggiano in una villa, rimasta ''in piedi'' perché occupata dai sedicenti "liberatori" durante l'assedio alla città. "Abbiamo chiamato il proprietario della villa per chiedergli il permesso di entrare. Il proprietario è fuggito il primo giorno dell'invasione, ha lasciato tutto e se n'è andato. Gli ho detto che avrei ripulito la casa dopo che "gli inquilini" l'hanno lasciata. Non puoi immaginare cosa c'era dentro! La casa prima era meravigliosa, ma loro hanno spaccato tutto, si pulivano con le tende. Le pareti erano ricoperte con gli schizzi di sangue. Nonostante ci fossero tre bagni, loro hanno attribuito questa missione alle due camere più lontane di casa. Le usavano come bagni. Sono come bestie!", racconta Liliya.
"Sai – continua Liliya, – per sparare su Azovstal sono entrati nel cimitero, che è vicino a casa mia, che non c'è più, con i carri armati. Come sono entrati? Hanno buttato giù il muro e il portone d'ingresso del cimitero, hanno fatto il giro largo sulle tombe e poi hanno scaricato i loro missili nella direzione di Azovstal".
Non è la prima guerra nel mondo, no, ma sarà la prima che davvero cambierà il mondo. Cambierà il futuro di ogni persona su questo pianeta, perché il mondo è troppo piccolo e i suoi equilibri sono troppo fragili, per essere trattato come un fazzoletto per pulire la bava dei dittatori desiderosi del potere e controllo a loro piacimento.
La ferita aperta della guerra - Il senso d'impotenza è schiacciante, non ti permette di respirare a pieni polmoni per il dolore e l'umiliazione di fronte a qualcosa molto più grande di te.
Vivo da quasi sei mesi in questo stato, in apnea, cercando di riemergere nella vita che sembra scorrere tranquilla intorno a me, ma non ci riesco. Sono soffocata dall'assenza della speranza, dall'indifferenza, dalla superficialità e dall'incompetenza.
Non riesco più a vedere il mondo con gli occhi di prima: l'arte, l'architettura, la musica, le amicizie, tutto quello che mi riempiva di vita e di gioia ha perso il colore ed il senso. Di più!
Quel posto dove si trova il cuore, o forse l'anima, è diventato una ferita aperta, che sanguina ed è costantemente dolente. Penso che quel dolore sia un bene perché se non ci fosse il dolore penserei di essere morta dentro, uccisa, fucilata, dall'ingiustizia e dall''impotenza.
L'impotenza, quando non puoi fare nulla, non puoi proteggere le persone più care, i luoghi più amati; quando il futuro non è un domani, ma l'istante che vivi nel momento delle esplosioni.
A volte mi sento un burattino da baraccone a raccontare la mia storia tragica. Soprattutto perché è "finita bene": siamo tutti vivi. Cosa potrei desiderare ancora?
Guardo la casa dei miei genitori che è completamente distrutta, come tutto il quartiere e gran parte dell'intera città e penso a tutti coloro che guardano come me le loro case e non credono che sia successo a loro, davanti agli occhi di tutti!
Perché questo massacro è servito in diretta dai torturatori stessi, che si vantano della loro forza crudele e dispotica, godendo della propria impunità.
Ogni casa, ogni ricordo, ogni piccolo gancetto che ci teneva legati al nostro passato è stato distrutto. Non solo distrutto, ma anche diffamato con mille vergognose falsità, spudorati inganni, creando una sorta di pseudo storia, ''anti-scienza'', come una volta è stato fatto con gli ebrei.
Difficile credere come ogni ennesima bugia dei rappresentanti di uno stato terrorista, guidato da uno spietato despota, valga come la parola delle persone oneste.