Silvio Berlusconi rompe il silenzio e annuncia che si candiderà per il Senato. Così, spiega a Radio Anch'io: "faremo tutti contenti, dopo aver ricevuto pressioni da tanti, anche fuori da Forza Italia". Renzi e Calenda, prosegue il Cavaliere, questa volta in un’intervista rilasciata a Il Giornale, "sono due figure abili all'interno dei palazzi ma ben lontane dal cuore della gente. Il vero centro? come in tutta Europa, è quello che gravita attorno al Ppe e che noi rappresentiamo in Italia. Ogni voto in più a Forza Italia rafforzerà il profilo moderato e centrista della coalizione. Noi siamo diversi dai nostri alleati pur avendo con loro un rapporto di profonda lealtà e collaborazione", aggiunge ancora il leader azzurro, che poi, come già aveva fatto Matteo Salvini prima di lui, sdogana l’alleata di FdI Giorgia Meloni, sempre più in odore di premiership in caso di vittoria del centrodestra. "Se sarà Giorgia, sono sicuro che si dimostrerà adeguata a questo difficile compito. Ma non sono appassionato a queste cose, mi interessano di più la battaglia contro l'oppressione fiscale e quella contro l'oppressione burocratica e giudiziaria" ammette l’ex premier.
Quindi, a proposito delle presunte preoccupazioni delle cancellerie europee per un governo italiano di destra-destra, intervistato, questa volta, a Rai Radio1, il leader di FI prova a mettere le cose in chiaro: "è una preoccupazione molto enfatizzata dalla sinistra italiana". Infatti "il Pd sembra impegnato a creare nuovo Comitato di liberazione nazionale contro quelle che loro chiamano destre, come se si dovesse salvare paese dal nazismo. "L'Europa per fortuna è molto più matura e responsabile, e ha molto più rispetto per noi e per l'Italia". "La nostra presenza, quella di Forza Italia nel governo, sarà garanzia assoluta di europeismo e atlantismo", prosegue ancora. "Su questi temi semmai è la sinistra che dovrebbe chiarire, visto che sono alleati con Fratoianni che ha votato in Parlamento negli scorsi giorni contro l'allargamento dell'alleanza della Nato a Finlandia e Svezia".
Nelle parole del Cav c’è anche lo spazio ed il tempo per parlare di flat tax, la cosiddetta “tassa piatta”. "Quando nel 1994 io e Martino elaborammo la proposta della flat tax esaminammo l'esperienza di 54 Stati che adottarono quella soluzione: quella formula fece aumentare le entrate, fa riemergere il sommerso e fa crescere l'economia, quindi le entrate" è il parere di Berlusconi.