di Rudi Bressa
È uno dei prodotti ittici più diffusi nelle tavole italiane. Ma anche una specie la cui pesca contribuisce in maniera significativa alle attività socio economiche di Paesi europei come Italia, Spagna e Grecia. Si stima infatti che la pesca del pesce spada del Mediterraneo (Xiphias gladius) si aggiri intorno alle 9 mila tonnellate l'anno, per un giro d'affari di oltre 200 milioni di euro. Ma la sovrapesca e la vendita illegale degli "spadini", ovvero degli esemplari più giovani che spesso non superano i 100 centimetri di lunghezza, sta mettendo a rischio l'intero stock che ancora sopravvive nel bacino del Mediterraneo, tanto che sarebbe "sull'orlo del collasso", come riporta il Wwf in questi giorni.
Il declino del pesce spada - Una tendenza che si registra da decenni e che ha portato la specie nel 2016 al 30% dello stock, tanto che la Commissione internazionale per la conservazione del tonno atlantico (Iccat) proprio in quell'anno adottava un piano di recupero dopo i negoziati in Portogallo che avevano visto la partecipazione di 51 Paesi. L'obiettivo dichiarato era quello di ricostituire la quantità ottimale di pesce spada entro il 2031, riducendo le catture totali consentite (Tac), rafforzando le misure di monitoraggio e controllo per prevenire la pesca illegale e migliorando la trasparenza nella gestione e nel commercio della pesca del pesce spada.
Ma nonostante siano già passati oltre 4 anni dall'adozione del piano, il Wwf spiega che dalla prima valutazione scientifica della popolazione di pesce spada del Mediterraneo, condotta dall'Iccat, emerge che le catture di giovanili di pesce spada sono ancora circa il 24% del pescato totale, "una percentuale allarmante". Secondo un'indagine condotta dall'associazione il pesce spada al di sotto della taglia minima stabilita è stato trovato in vendita illegalmente e a prezzi molto bassi sulle banchine dei porti, nei mercati del pesce e agli angoli delle strade a El-Haouaria e Kelibia in Tunisia e a Palermo e Catania in Italia. "Qui, solo nel 2020, in 26 operazioni di polizia, sono stati sequestrati almeno 700 esemplari di pesce spada venduto illegalmente, dove il 60% del pesce era costituito da esemplari al di sotto della taglia minima consentita", scrive l'associazione. "In sette operazioni è stato segnalato anche l'uso illegale di reti derivanti, vietate dal 2003 nel Mediterraneo".
Dare il tempo alle popolazioni di riprendersi - L'Unione europea dunque ha ancora un ruolo determinante nella pesca del pesce spada mediterraneo, con oltre il 70% delle catture totali. Gli Stati membri coinvolti sono Italia, Spagna e Grecia, che insieme rappresentano oltre il 90% delle quote. Un settore che è ancora in gran parte artigianale: barche di meno di 10 metri, che operano essenzialmente in acque costiere e rivendono il pescato nei porti locali. Tanto che nel 2018, in un documento pubblicato dal Parlamento europeo, si evidenziava l'urgenza di adottare il piano di recupero dell'Iccat, data la situazione considerata "critica".
In questi giorni l'allarme arriva anche dal Wwf, che chiede alla Commissione europea di proporre e attuare una chiusura della pesca con il sistema palangaro pelagico nei mesi di ottobre e novembre. Questo perché il pesce spada è solito riprodursi durante l'estate, per cui in autunno i giovani esemplari sono facilmente catturabili dai palangari che pescano gli adulti o altre specie come il tonno. L'associazione infatti spiega che il divieto di pesca durante l'autunno consentirebbe ai giovani pesci spada di raggiungere una taglia maggiore e la maturità, consentendo quindi accelerare il recupero dello stock. Un blocco che porterebbe perdite economiche nel primo periodo ma che a lungo andare avrebbe un impatto positivo sul reddito dei pescatori, aumentando la quantità e il valore delle catture. Tanto che sempre l'associazione stima un aumento delle catture del 10% nell'arco di un decennio, con un aumento dei ricavi lordi stimato al 14%. Evidentemente se non vogliamo perdere una delle specie rappresentative del nostro mare e della cucina mediterranea, sarà fondamentale dare il tempo allo spada di riprodursi e crescere, anche a costo di fermare reti e arpioni per qualche mese l'anno