Acque agitate in casa M5S mentre si avvicina il giorno delle parlamentarie, in programma - salvo sorprese - per il prossimo 16 agosto. Nella polemica a distanza tra Virginia Raggi e Giuseppe Conte sulle modalità di composizione delle liste pentastellate interviene anche Lorenzo Borrè, l'avvocato dei ricorrenti grillini. "Sulla formazione delle liste Conte dice di metterci la faccia, ma rischia di sbatterla contro il regolamento del Comitato di garanzia" nel quale siede la stessa Raggi, spiega il legale. All'ex sindaca di Roma, che ha chiesto "trasparenza" e "regole chiare" per le parlamentarie online, Conte ha risposto piccato invitando Raggi "a non agitare la comunità 5 Stelle" e ribadendo che la responsabilità per quanto riguarda la composizione delle liste è in capo al leader del Movimento. Ma Borrè non sembra essere di questo avviso."Il criterio statutario è quello, democratico, in forza del quale chi prende più voti "alle parlamentarie online" deve essere il primo in graduatoria. Nessuno - sottolinea l'avvocato dei mille ricorsi anti M5S - ha il potere di disporre le graduatorie secondo parametri diversi da quelli espressi tramite il voto di gradimento degli iscritti. Né è predicabile la candidatura in più collegi. Tanto meno la collocazione in lista in assenza di partecipazione alle primarie. Bene ha fatto Virginia Raggi a richiamare l'attenzione sul punto. Dissento solo sull'assunto che avrebbe potuto presentare la propria candidatura alle parlamentarie: i paletti del regolamento, letti alla luce dei quesiti delle consultazioni sul mandato zero, non le consentivano il salto in Parlamento".
Conte ha aperto alle pluri-candidature, annunciando che si presenterà in più circoscrizioni. Un'ipotesi che avrebbe fatto storcere il naso a molti, compreso il garante Beppe Grillo. "Conte evoca una possibilità non prevista dallo Statuto né dal regolamento emanato dal Comitato di garanzia. L'ex premier dovrà pertanto presentare anche lui, al pari di tutti gli altri iscritti, la propria autocandidatura per un singolo collegio", sostiene Borrè, che incalza: "al presidente spetta esclusivamente valutare la compatibilità delle singole candidature con i principi e i valori del Movimento. Ha dunque solo un potere di veto, ma non un potere sostitutivo della volontà della comunità degli associati".
E così, tra gli attivisti (ma anche tra alcuni parlamentari scontenti) inizia a serpeggiare l'ipotesi di ricorsi contro le modalità di selezione dei candidati. In Calabria per esempio sta facendo discutere la norma in base alla quale ci si può candidare in una circoscrizione differente da quella di residenza, "qualora in essa" il candidato "abbia domicilio personale o professionale e/o centro principale dei propri interessi": regola che consentirebbe la candidatura nella Regione del Sud della fedelissima contiana Vittoria Baldino, eletta nella circoscrizione Lazio 1 alle passate politiche". "La Calabria non è terra di conquista! Il Sud non ha bisogno di papi stranieri. Di calabresi disponibili a candidarsi ne abbiamo a sufficienza fra attivisti e parlamentari uscenti...", è lo sfogo del senatore Giuseppe Auddino postato sui social alcuni giorni fa. Ma per l'avvocato Borrè "al momento è prematuro parlare di ricorsi. Le valutazioni potranno farsi solo quando saranno effettivamente noti i criteri di formazione delle liste".