di Matteo Forciniti
Basta fare un rapido giro per le scuole e gli asili di Montevideo per capire che il metodo Montessori è più vivo che mai. Della teoria elaborata dalla pedagoga italiana diffusa in tutto il mondo se ne può trovare abbondantemente traccia anche in Uruguay, una piccola impronta italiana poco conosciuta nel paese ma senz'altro estremamente rilevante nel suo settore e in costante crescita.
Ma chi era questa educatrice di cui si celebra in questo periodo il settantesimo anniversario della sua scomparsa? E in che cosa consiste il suo metodo educativo portato alla ribalta, tra gli altri, dai fondatori dei giganti della Silicon Valley? Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato Adriana Montado, docente universitaria, massima esperta della pedagogia Montessori che lavora a stretto contatto con le scuole interessate.
Nata nel 1870 nelle Marche, Maria Montessori è stata tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia proseguendo poi gli studi in filosofia e altre discipline. A livello culturale e politico è stata profondamente influenzata dal positivismo e dagli ideali risorgimentali in un contesto storico caratterizzato dai primi anni del processo di unificazione.
"Spesso si dice che il metodo mette al centro dell'attenzione il bambino ma questo è un luogo comune, vuole dire tutto e niente" precisa subito l'esperta introducendo un argomento su cui esiste tanta confusione. "Ogni sistema educativo ha dei contenuti da trasmettere con i quali possiamo essere favorevoli o contrari. Nel metodo Montessori l'insegnamento viene pensato da un punto di vista completamente biologico che condiziona i contenuti da offrire": la teoria dell'educatrice marchigiana parte proprio da qui dato che al momento della nascita il bambino è un essere umano che si potrebbe definire incompleto il cui sviluppo -psicofisico, neurologico e in generale- si completerà a tappe negli anni seguenti.
C'è un concetto fondamentale in questo metodo e riguarda l'autonomia del bambino, una prospettiva completamente rivoluzionaria per un'epoca in cui ai bambini non veniva dato alcun valore e l'unica necessità per la famiglia era quella di non morire di fame: "In questa visione il bambino viene lasciato libero di sviluppare le sue capacità e seguire i suoi interessi, imparare osservando anche attraverso gli errori. Gli interventi degli adulti sono ridotti al minimo, bisogna rispettare i tempi senza interferire perché l'idea di fondo è che l'essere umano può arrivare alla sua migliore versione solo se si sviluppa autonomamente fin dall'infanzia affinché nella vita adulta possa poi trovare la sua funzione d'essere e il suo ruolo nella società. La Montessori ha saputo riprendere bene i vari concetti che circolavano nella sua epoca per elaborarli sotto un'unica teoria. Ovviamente, a livello mondiale, la società non è ancora riuscita ad assorbire completamente questo insegnamento, questo modo di crescere nel modo più autonomo possibile".
Tra gli esempi maggiormente citati per portare avanti questa autonomia c'è quello dei materiali che devono essere all'altezza dei bambini. Anche i compiti da fare in classe vengono personalizzati e non seguono un modello rigido.
Il lato positivo, secondo Adriana Montado, è la filosofia stessa che sta alla base del modello educativo e che riguarda "l'idea di una società dove si possa vivere in armonia con la coesistenza delle differenze, dove si possano accettare le potenzialità e le difficoltà di ognuno dialogando e avanzando insieme".
Un sistema perfetto però non esiste e anche il metodo Montessori ha i suoi punti critici come segnala l'accademica: "L'educazione è un'area che si trova sempre al servizio del sistema politico dominante, di conseguenza anche il fascismo in un primo momento ha voluto sfruttare a suo favore un modello che aveva raggiunto la fama mondiale anche se poi però -accorgendosi che poteva essere pericoloso- lo ha proibito. I nazionalismi hanno sempre bisogno delle loro icone, la Montessori, che è figlia del suo periodo storico, è caduta nella costruzione di questo gioco nazionalistico pur senza avere mai aderito a fascismo". Per quanto riguarda l'efficacia del metodo, prosegue, "non esistono studi massivi per misurare i risultati, per determinare se effettivamente questo modello educativo porta a una società più pacifica come auspicava la sua ideatrice". Infine, un altro aspetto spesso criticato, "sono gli alti costi dei materiali che ha portato qualcuno a parlare di un modello destinato all'élite e non accessibile a tutti".
Così come è avvenuto in Italia, anche in Uruguay si è assistito negli ultimi anni a una maggiore diffusione del metodo. A livello storico, anche se esistono pochi studi, si narra che a portare per la prima volta alcune delle idee di Montessori in Uruguay sia stata all'inizio del Novecento la maestra Enriqueta Compte y Riqué, considerata la pioniera dell'insegnamento in America Latina. Da allora e fino a una quindicina di anni fa le esperienze sono state abbastanza poche, come racconta la studiosa: "Attualmente stiamo assistendo a un'intensa ricerca del metodo Montessori, un interesse in costante crescita che coinvolge maestre, scuole e anche genitori. È proprio per questo motivo che a breve verrà lanciato il primo diploma di formazione nel metodo Montessori. Il principio di questa formazione è quello di adattare il metodo alla nostra realtà, cercarlo di integrarlo al nostro sistema educativo. Oggigiorno il metodo è seguito prevalentemente negli asili e nelle scuole materne mentre per quanto riguarda le elementari richiederebbe un lavoro più complesso e la modifica dei programmi".
Alcuni numeri della professoressa Montado aiutano a capire la diffusione del metodo in Uruguay: circa 500 sono state le persone che hanno partecipato fino al momento ai corsi di formazione organizzati dalla professoressa in tutto il paese, 60 gli asili pubblici Caif che seguono il metodo, 2 scuole pubbliche e 15 scuole private.