Franco Esposito
Primo bilancio e una indicazione forte. Probante e insieme incoraggiante, se non addirittura entusiasmante. Svoltato il Ferragosto, qua e là bagnato e rinfrescato dalla pioggia, l'Italia scopre due aspetti, entrambi legati ai numeri. Nel nostro Belpaese, amato da noi tutti e ferito dall'incapacità della politica, l'arrivo di turisti ha toccato quota 34,5 milioni. Punto secondo, ma non secondario, la precisa scelta degli italiani: nove su dieci si sono goduti le bellezze dell'Italia. Le vacanze autarchiche hanno prevalso su tutto: bandita l'esterofilia, una tantum. I pochi soldi che abbiamo li abbiamo spesi a casa nostra.
"Un anno da record", è l'urlo festoso del ministero del Turismo. Gli arrivi di stranieri sono tornati ai livelli pre Covid. Il 47% delle strutture alberghiere ha fatto molto meglio del 2019. Respira il turismo, le città d'arte continuano a tirare in maniera poderosa. Confesercenti conferma il prezioso incoraggiante andamento: "Si consolida il trend di ripresa, grazie soprattutto al ritorno degli stranieri. Il tasso di occupazione rilevato è dell'86% nel 2022".
Detto in breve, l'anno si sta rivelando un vero anno di ripresa, con il 97% di occupazione nelle località balneari e il 95% in montagna. E i prosismi mesi saranno pure loro nel segno delle "vacanze italiane". Complice, ovviamente, l'euro debole. Ma i grandi numeri sono tornati davvero. Malgrado la sparizione quasi totale di turisti russi. Il settore torna a rivedere le stelle. Soddisfatti in pieno gli operatori economici. L'annata è decisamente da record.
Gli operatori della filiera incassano il giusto premio. La luce dopo anni attraversati e abitati dal buio. Complici la scelta degli italiani e il ritorno in massa dei visitatori stranieri. "Risultati brillanti, che dicono questo: abbiamo fatto meglio del 2019", comunicano tra sorrisi entusiasti i tecnici del ministero del turismo. Il trend promette numeri eccellenti anche per settembre prossimo. Risultati comunque degni di nota.
Gli italiani hanno preferito le destinazioni al mare. Le località rivierasche hanno fatto finora la parte del leone. Si sono prese il 74% del popolo vacanziero. Bene anche la montagna, molto bene. Superfluo aggiungere come le città d'arte facciano il pieno con gli stranieri. Gli americani in prima linea, Prevale in ogni caso un aspetto che è la chiara conseguenza della crisi: la durata delle vacanze è molto più ridotta rispetto al passato. Si chiedono e si pretendono maggiori confort e questo obbliga alla compressione del periodo vacanziero. Anche perchè, in assoluto, si è obbligati a restare nel budget.
In quest'ottica, per quanto riguarda le strutture alberghiere, il 62,7% ha fatto (o farà) vacanze di quattro-sette notti; il 4,6% fino a tre notti. Più lungo il soggiorno per chi sceglie la vacanza nella seconda casa o ospite di parenti o amici. Come pure per chi affitta un appartamento o una camera in bed and breakfast. La spesa media, in questi casi, è leggermente inferiore rispetto a quella del 2019.L'inflazione ha un peso piuttosto alto: il costo medio della vacanza in Italia è di 867 euro a persona. Il trentadue per cento per i pasti, il 21% destinato ai viaggi, il resto da spendere per i divertimenti.
Il Ferragosto ha fatto registrare il tutto esaurito. Il ponte di quattro notti, tra il 12 e il 16 agosto, ha coperto il 91% delle camere disponibili. Sardegna e Liguria in prima fila al 97%; al 96% Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta; le Marche al 95%. "Vale come grande conferma del dinamismo del comparto turistico, quello che ha dato il maggiore contributo alla tenuta del Pil italiano in questa fase difficile", informa la Confesercenti. "Manca però ancora il turismo di lungo raggio".
Ma la cosa che più conta, da ora in avanti, è che non ci siano più stop. La spinta di risultati conseguiti nella stagione estiva non deve esaurirsi. Il turismo necessita di investimenti straordinari. Buone e belle intenzioni incontrano però motivi di forte contrasto nell'aumento dei costi energetici. Un'erosione, questa, che minaccia di proseguire nel tempo. E la domanda è: fino a quando?
Le imprese vanno aiutate. Andrebbero aiutate. Occorre un piano a sostegno del previsto, inevitabile shock dei costi energetici.
Soprattutto per le piccole e medie città d'arte che rappresentano un fenomenale attrattiva sia per il turismo domestico che per quello straniero. Fondamentale considerazione anche questa, obbliga alla riproposizione di un antico punto di domanda: quand'è che abbracceremo totalmente l'idea che l'Italia deve essere in esclusiva un Paese interamente a vocazione turistica. Mare, collina, campagna, montagna, tesori d'arte, storia, ottima cucina: siamo davvero il Paese più bello del mondo, quello più ricco di ricchezze, perchè non ci dedichiamo anima e corpo a questa unicità, sfruttandola al massimo?
Direte, e con piena ragione: il tempo è scaduto. No, non è così. Il maestro Manzi ci ha insegnato che non è mai troppo tardi. É solo questione di grande buona volontà.