Di Matteo Forciniti
Si è spenta a 106 anni in Uruguay Angela Furlan, colei che era considerata l'emigrata della Bisiacaria -la parte meridionale della provincia di Gorizia- più anziana nel mondo. Era nata a Trieste sul finire del 1915 sotto l'Impero Austro-Ungarico e mentre era appena iniziata la Prima Guerra Mondiale che portò la madre a scappare da Polazzo, il paesino di origine ai piedi del Carso mentre il padre era impegnato in guerra. Nel 1929 la famiglia partì per il Sud America stabilendosi a Progreso, piccola località del dipartimento di Canelones a una trentina di chilometri da Montevideo dove arrivarono anche altre famiglie di esuli giuliani nel corso di quel periodo: è proprio qui che insieme alla nipote Marcela pochi anni fa Angela è stata tra le promotrici della nascita del locale Circolo Giuliano Bisiaco, una delle ultime associazioni italiane nate in Uruguay.
La notizia della sua morte è stata diffusa anche in Italia, in Friuli: "Abbiamo appreso con molto dolore questa tragica notizia" ha scritto Franco Miniussi, vicepresidente dell'associazione dei Giuliani nel Mondo. "Angela è stata un punto di riferimento per tutto il circolo di Progreso Canelones ma anche per per l'intera associazione dei Giuliani nel Mondo. Ho potuto salutarla nel 2019 quando una delegazione dell'associazione si era recata in Uruguay e le avevo fatto gli auguri per quest'ultimo Natale. Siamo tutti nello sconforto per la perdita".
Quella di Angela è stata una storia lunghissima e incredibile, piena di sofferenze, sacrifici ma anche tante soddisfazionicome ha raccontato la stessa protagonista in un video presentato lo scorso anno durante l'inaugurazione di una mostra per i 150 anni di Progreso curata dal Circolo Giuliano Bisiaco: "Sono arrivata in Uruguay quando avevo 14 anni. Mio padre non volle mai affiliarsi al partito fascista e per questo motivo non gli davano lavoro nella costruzione. Decise quindi di vendere tutto e venire in America. Noi lo raggiungemmo un anno dopo. Mia madre aveva speso tutti i risparmi che aveva ed eravamo rimasti praticamente senza soldi allora dovette vendere dei gioielli per potermi mandare dall'oculista perché se c'erano dei problemi alla vista non ci facevano partire". Il lungo viaggio per Montevideo nel 1929iniziò con "un treno che da Trieste ci impiegò 10 ore per arrivare a Genova. Poi ci imbarcammo con la nave in seconda classe, il viaggio durò 14 giorni ma io spesso stavo male e vomitavo".
La parte più dura del suo racconto furono i primi tempi nel nuovo paese, l'adattamento e la nostalgia prima di raggiungere una stabilità: "Arrivammo a Progreso e c'era pieno di fango, non c'era niente, solo campagna. Dell'Italia ci mancava tutto, soprattutto la nostra casa che era molto bella. Noi piangevamo e lavoravamo tanto. Non avevamo niente ma non soffrivamo la fame. Nel terreno dove lavorava mio padre riuscì a fare un giardino bellissimo con frutteti e tante altre piante. In seguito, dopo essermi sposata mi sono dedicata a far crescere i miei figli facendo un sacco di lavori: ho aiutato mio marito che aveva una fabbrica di blocchi, ho venduto fiori e frutta a Montevideo e poi ho avuto un negozio di vestiti e mi piaceva cucire".
Uno dei momenti senz'altro più emozionanti nella vita di Angela Furlan è stato il ritorno in Italia nel 2019 per un'iniziativa organizzata insieme ai Giuliani nel mondo sulla Prima Guerra Mondiale.