Di James Hansen
Al di là della Manica e dell’Atlantico, gran parte della simpatia per la condizione dei ‘trans’ viene dalla popolazione femminile, segnata dal passaggio del movimento ‘#MeToo’ e dal problema del paternalismo maschile, anche se il tema non c’entra direttamente con l’argomento del cambio di genere.
Un sondaggio condotto nel Regno Unito per un notiziario LGBTQIA+, Pink News, ha rivelato che, nonostante una solida maggioranza di donne, il 57%, si sia dichiarata favorevole al diritto degli individui di “self-identify”—cioè di decidere liberamente il proprio genere—solo il 43% degli uomini è risultato essere dello stesso avviso.
Casi come quello degli atleti nati maschi che gareggiavano come donne cominciavano a incrinare il sostegno femminile per i trans. Poi è esplosa una questione non più ‘filosofica’—ma molto concreta: quella delle toilette pubbliche ‘neutre’. Negli ultimi anni, molte giurisdizioni americane e britanniche hanno ordinato la trasformazione dei servizi igienici nelle scuole e in altri luoghi pubblici in spazi aperti a tutti, indipendentemente dal sesso.
Gli annunci trionfali delle amministrazioni pubbliche responsabili delle nuove politiche ‘trans friendly’ sono rapidamente evaporati quando le donne—oltre a provare un po' di paura e di disagio—hanno dovuto realmente condividere gli spazi prima a loro riservati con gli uomini; senza contare il disordine, le cartacce, gli schizzi intorno agli orinatoi e quant'altro…
Il Governo che si era spinto più in là, quello britannico, si è dovuto arrendere al pubblico femminile inferocito, anche se non ha certo fatto un grande annuncio. A giugno la notizia è uscita come ‘indiscrezione’, mentre solo il mese successivo una Junior Minister ha confermato che non solo le ‘single-sex toilets’ sarebbero state legali, ma addirittura obbligatorie nei luoghi aperti al pubblico… Ooops!