di Flavia Carlorecchio
È di pochi giorni fa la notizia della prima infezione italiana del 2022 dovuta al fungo candida auris. Si tratta di un agente patogeno noto dal 2009 che la comunità scientifica consiglia di monitorare “con attenzione” a causa della sua letalità. Un primo focolaio si era già registrato nel nostro Paese due anni fa, e al momento si contano una ventina di casi. Niente panico, ma attenzione e ricerca sì.
Dei funghi, in realtà, sappiamo ancora molto poco. Ce lo dicono i dati: mentre la maggior parte delle specie vegetali è stata scoperta e classificata, oltre il 90% dei funghi rimane sconosciuto alla scienza. Al momento sono note poco meno di 150mila specie fungine su un totale che oscilla tra i 2,2 e 3,8 milioni, e se ne scoprono in media 2mila ogni anno. Poche settimane fa ad esempio è venuta alla luce una nuova specie in Scozia.
Al di là dei pochi esemplari che, come Candida auris, si sono guadagnati la fama di “killer”, l’attenzione del mondo scientifico e ambientalista verso la micologia è cresciuta molto negli ultimi anni perché alcuni meccanismi potrebbero insegnarci a preservare e gestire gli ambienti naturali in pericolo.
Avere risposte definite non è semplice, perché i funghi non si lasciano studiare facilmente. Innanzitutto, il fungo è soltanto la punta dell’iceberg, il corpo fruttifero che spunta in superficie ha solo il compito di diffondere le spore. L’attività più importante la svolge il micelio, la rete che si estende sottoterra e rappresenta un vero e proprio ponte tra regni. Il suo funzionamento è tutt’ora oggetto di studi, da cui iniziano a emergere considerazioni interessanti.
Demolitori per natura - Dei funghi si sa poco, ma qualcosa si sa. Sappiamo che traggono energia dalla decomposizione di materiale organico, che assorbono fosforo e azoto dal suolo e che, a differenza delle piante, non effettuano la fotosintesi. Alcuni sono noti per i loro effetti benefici e sono ampiamente usati in medicina – non dimentichiamo che la penicillina è un fungo. Altri sono conosciuti per il gusto e l’odore, come porcini e tartufi. Scavando un po’ di più, le cose si fanno sorprendenti. Per esempio, esistono varietà di funghi in grado di “mangiare” la plastica, il petrolio e altre sostanze chimiche libere.
Il Wood Wide Web - Ma esattamente come funziona il micelio? Uno gruppo internazionale di scienziati e scienziate, la Società per la protezione delle reti sotterranee (Spun) ha iniziato a mapparlo a livello globale. Un progetto molto ambizioso visto che le reti possono estendersi per chilometri. Gli addetti ai lavori la chiamano “wood wide web”, in assonanza con l’altra rete che conosciamo molto bene, il world wide web e che rende l’idea dell’estensione e complessità del fenomeno.
È stato osservato che il micelio di alcune specie di funghi dette micorriziche instaura delle relazioni simbiotiche con le piante, con cui scambia nutrienti come acqua e fosforo in cambio di zuccheri che non può produrre da solo. Ci sono evidenze del fatto che questi funghi accelerino il processo di assorbimento di CO2 da parte di alcuni alberi, ed è incoraggiato l’utilizzo di alcune specie come fertilizzanti naturali in agricoltura.
Costruzioni micotiche - Il micelio è anche un architetto naturale, o almeno così la pensa il progetto europeo Fungal Architecture. E un progetto della Columbia Graduate School of Architecture ha realizzato il prototipo di un mattone aggregando micelio a rifiuti agricoli. Il risultato è stato “coltivato” per due settimane e poi riscaldato per uccidere il fungo, che altrimenti avrebbe continuato a crescere. Il materiale ottenuto è resistente e ignifugo, completamente organico e biodegradabile. Utilizzando i mattoni di micelio, il team di ricerca ha costruito un padiglione di oltre 12 metri a New York e un’altra struttura a Parigi. Gli studi futuri di Fungal Architecture si concentreranno sulla creazione di palazzi “viventi”. I ricercatori proveranno cioè a lasciare in vita le cellule del micelio per sfruttarne al meglio proprietà quali la rigenerazione spontanea e la risposta agli stimoli elettrici.