di Franco Manzitti
Vagando per questa incredibile campagna elettorale italiana, spesa quando tutti sono in vacanza, meno "loro" e meno quelli dei talk show che credono di muovere qualche interesse con le loro incursioni serali-notturne, si scopre facilmente che il partito più forte non ha nessuna intenzione di impegnarsi. Non ce ne è bisogno. Basta lasciar fare agli altri, che ogni mossa da Destra, da Sinistra e dal presunto Terzo Polo, agevola questo partito silenzioso, strisciante, sempre più forte.
È il partito del non voto, dell'astensione, che ogni sondaggio, matematicamente, indica come il primo, senza arretramenti, senza incertezze. Anzi con percentuali che crescono e che doppiano qualsiasi altro contendente. Siamo oltre il 50 per cento, oppure nella peggiore delle ipotesi, al 46 per cento che vuol dire oltre il doppio dei due primatisti, Fratelli d'Italia e il PD, che se la presuppongono di giocarsela tra di loro.
Gli astensionisti vengono ignorati, come fossero appestati o lebbrosi in un lazzaretto.
Eppure riempiono le spiagge, camminano sui sentieri di montagna, circolano per le città d'arte, viaggiano nel caos di questa incredibile estate, tra i cataclismi del clima (del quale gli altri, i partiti e i movimenti in corsa non si occupano), sorvolano le posizioni confuse di coalizioni, alleanze, giochetti, personalismi, sfide tra il Calenda di turno, il Renzi, che si sente un gradino sopra gli altri, il Letta che vuol fare il buon samaritano delle alleanze, il Conte, che finalmente si è tolto la cravatta e la terna di Destra, con la Meloni che recita il suo compito in inglese, Berlusca "rifatto" a sua immagine e somiglianza di trenta anni fa, Salvini che non ne azzecca una, neppure quando Medvedev irrompe a piedi uniti nei confini della politica italiana.
La parola d'ordine è "non voto". La senti rimbalzare un po' ovunque e non è la fisiologica posizione che anni fa si definiva l'inevitabile sviluppo di una democrazia matura. Guardate gli americani, gli inglesi, in quanti votano?_ si sosteneva, puntando quelle percentuali basse come il galleggiamento di un sistema in assestamento equilibrato.
Prima i partiti ideologici in un Continente da Guerra fredda, poi la fine di quella fase, poi la globalizzazione e altri scenari.....La distanza dal voto come una forbice che si allarga di fronte a spinte non più di valori e principi, ma in conseguenza di una specie di "secolarizzazione" laica, non religiosa, politicamente atea, ma dirompente.
Sono andato anche io, per cercare esempi concreti, sotto il Ponte ex Morandi, quello crollato a Genova quattro anni fa, a chiedere ai danneggiati nel sangue (i parenti delle vittime), nell'economia (chi ha subito conseguenze gravi nelle sue attività) nella società ( la città separata e lontana) per cosa voteranno, mentre si celebrava il quarto anniversario dalla tragedia, ma anche il secondo dalla rapida e miracolosa ricostruzione.
Non votano, si sentono comunque abbandonati, soli. Certo con un ponte nuovo, ma vittime della colossale ingiustizia degli otto miliardi e duecento milioni che hanno ricevuto i concessionari, colpevoli nelle accuse del processo penale della loro sciagura, cui alla fine lo Stato ha fatto pagare la revoca con quella cifra iperbolica.
Non votano, ancora feriti da un dolore inaccettabile per morti causate da inadempienze indecenti, alla fine ripagate con quella montagna di soldi ai concessionari, mentre entra in campo un altro soggetto, Cassa Depositi e prestiti e in più un fondo internazionale, Blakstone.
Stanno all'ombra del ponte nuovo che ora si chiama san Giorgio e non ci pensano neppure il 25 settembre ad andare a deporre la loro scheda nell'urna. Sono passati tre governi, Conte 1, Conte2, Draghi e la soluzione trovata è stata quella degli otto miliardi.
È solo un piccolo esempio, ma si può allargare, continuando a viaggiare per questa estate folle, tartassata da quel clima che porta prima siccità, poi cicloni mai visti, distruzioni, ora perfino morti, innescati dalla repentina rivoluzione climatica, il mare Mediterraneo e 30 gradi, i ghiacciai che si sciolgono e diventano frane di pietre che uccidono, le trombe d'aria che spaccano tutto, scoperchiano, la grandine che è un bombardamento.
E chi di quei leader dei minuetti precedenti pone elettoralmente questo problema dell'emergenza climatica?
La Destra, che vuole riaprire le centrali a carbone, davanti alla crisi energetica, la Sinistra che si allea con i Verdi e con il Pd, ma non ha un programma all'altezza di tutto questo.
Sono sfortunati i partiti tradizionali, perchè la campagna si consuma in piena estate quando tutte queste emergenze si catalizzano una dopo l'altra e l'autunno potrebbe svelarsi un buco nero climatico perfino inimmaginabile nella sua cupezza.
Altro che fiamma tricolore da togliere nei simboli di Fratelli d'Italia, altro che blocchi navali da organizzare davanti alle coste africane per fermare gli sbarchi clandestini, altro che flat tax con cui catturare il ceto moderato o patrimoniale con cui placare i ceti fragili e far incavolare l'alta borghesia, altro che......
I programmi lo sappiamo come vengono poi alla fine compilati, spiegati ammaniti, una volta che sono terminate le infinite lotte di potere per scegliere i candidati, che quel popolo li deve inghiottire impunemente perchè li scelgono i capataz dei partiti, li "nominano" per l'esattezza.
E se li scorrete questi candidati fate presto a identificare la solita rumba di nomi noti, con qualche iniezione di presunta novità, in questo caso il virologo di fama, come l'incazzato permanente Cristante, che schiera la Sinistra per attaccare la Destra, una spruzzata di vecchie glorie e alla fine sono sempre gli stessi. Sopratutto la sensazione di averli subiti, non scelti e, in ipotesi, di doverli votare con quel sistema astruso dei collegi uninominali o proporzionali, serpeggia sempre di più nel partito che non si muove e conquista consensi lo stesso.
Che fanno gli altri per convincere a votare chi se ne sta lontano, sotto l'ombrellone, in cima a qualche picco-pendio, o sperduto nelle città o campagne abbandonate alla furia degli eventi atmosferici o a quelli politici-bellici? Chi ha un piano per far finire la guerra? Chi ha un progetto serio sull'economia del PNRR che il nuovo governo dovrà per forza eseguire? Chi la dice chiara sul reddito di cittadinanza ? Navighiamo nella incertezza dei programmi che poi verranno sfornati, 120 pagine più allegati, quando sarà tardi per leggerli bene e avremo la testa imballata dagli slogan, dai post, dai tweet...
E allora quel partito che non c'è, ma è nettamente il primo, continuerà a arruolare i suoi sostenitori....