di Luca Bianco

 

Era dal gennaio 2008 che non si vedevano numeri di questo tipo. Posizioni allo scoperto a Wall Street e nella City da 39 miliardi di dollari. Sono i numeri forniti dal S&P Global Market Intelligence citati oggi in un articolo del Financial Times, tra i quotidiani economici-finanziari più prestigiosi e influenti al mondo. Gli hedge fund internazionali – espressione traducibile in italiano, anche se può suonare male ai non addetti, in fondi speculativi – stanno scommettendo contro la tenuta dei titoli di Stato italiani nelle prossime settimane. In pratica, prendono in prestito ora obbligazioni italiane dagli investitori che le hanno acquistate per poi rivenderle quando raggiungeranno – sempre che succeda – valori più elevati. In sostanza, questi “speculatori” faranno un mucchio di soldi se la loro previsione andrà in porto: e cioè che tra campagna elettorale, instabilità politica e addio di Draghi a Palazzo Chigi il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni, il famigerato Spread, risalga la china.

Un’ipotesi che non è esattamente roba da fantapolitica. Non c’è bisogno di tirare in ballo il rebus governo – cioè chi andrà a Palazzo Chigi e chi avrà in mano i cordoni della borsa di via XX settembre – per capire come la situazione geopolitica internazionale sia già di per se motivo di preoccupazione per il nostro debito. La complicata ripresa post-pandemica, il caro energia, l’inflazione, la maggiore esposizione dell’Italia alle decisioni di Putin sull’esportazione di gas russo in Europa sono sotto gli occhi di tutti. Lo dice al Financial Times Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay Asset Management, che gestisce circa 106 miliardi di dollari di asset e che è uno degli shortatori delle obbligazioni italiane a dieci anni via futures: “L’Italia è il paese più esposto in termini di prezzi del gas e la situazione politica è al momento complicata da prevedere”.

Certo, molte delle problematiche appena sottolineate c’erano già prima. A livello di mercati, tuttavia, la musica è cambiata con l’improvvisa caduta di Mario Draghi a Roma. “Più che una previsione su ciò che accadrà dopo il 25 settembre – chiarisce in un colloquio con HuffPost Gianluca Verzelli, Senior banker di Banca Aletti – la scommessa si basa su una percezione di instabilità politica dovuta all’uscita di scena imprevista dell’attuale premier”. Con l’Italia, infatti, spesso il problema per gli investitori stranieri è stato quello di capire che cosa avvenisse nei palazzi della politica a Roma. L’ascesa e la caduta frequente di vari esecutivi, fin dai tempi della Prima repubblica, non ha mai contribuito a schiarire le loro idee.

Ma gli esperti rassicurano: “L’instabilità politica italiana – prosegue Verzelli – non è più una novità. È un fatto che i mercati internazionali hanno largamente somatizzato. Anzi: ormai sanno che l’Italia, al di là di quello che succede nel breve, riesce sempre a trovare delle soluzioni per andare avanti sulla sua strada”. È quello che ritiene anche l’economista Marina Brogi, ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari alla Sapienza di Roma, che ad HuffPost spiega: “Per capire come andrà la scommessa bisogna attendere le prossime settimane, è ovvio. Ma va detto che ci sono fondi hedge che in passato hanno più volte shortato titoli come Tesla, ed ogni volta hanno avuto torto. Il fatto che ci sia un gruppo di fondi, anche se impegnato in posizioni da ben 39 miliardi, che prevedono un rialzo dello Spread, è sì un’indicazione ma di per se non significa molto. Per la verità – sottolinea – in campagna elettorale è naturale che ci siano delle turbolenze, è fisiologico. Anche perché usciamo dall’esperienza Draghi, una fase in cui il governo era guidato da un leader molto credibile ed entriamo in un’altra, molto più breve, in cui non sappiamo ancora chi prenderà le redini”.

La road map è più o meno questa: il 25 settembre andiamo al voto. I primi di ottobre le camere si insediano. Mattarella incarica un presidente del Consiglio con riserva. Consultazioni e scioglimento della riserva. Nomina dei ministri, fiducia nei due rami e si parte con nuovo esecutivo. “Fino a quando non si avrà il nome e il programma di chi guiderà il paese – afferma Brogi – è difficile per i mercati interpretare quello che succederà”. Da qui la volatilità dei nostri titoli e la finestra di opportunità per i fondi speculativi, sempre a caccia di occasioni come queste. Lo dice il loro nome d’altronde. “La speculazione – spiega Verzelli – è una parte ineludibile dei mercati finanziari. Va sempre a ricercare in queste fasi di mercato delle opportunità di guadagno. Proprio come si scommette al rialzo o al ribasso sulla borsa, sulle materie prime o sull’oro. Cioè su grandi mercati: e quello dei titoli di stato italiani è storicamente uno dei più grandi per quantità di debito pubblico e dunque per strumenti derivati, cioè lì dove interviene la fisiologica speculazione”.

Occhio però a cadere nella trappola di pensare che sia tutta una questione di capire chi andrà effettivamente al governo. Centrodestra, centrosinistra, Terzo Polo o Movimento 5 Stelle che sia. “Il nuovo governo dirà ciò che intende fare e a quel punto la scommessa rientrerà” rassicura l’economista Brogi. “Non è destinata a durare sul lungo periodo. Primo perché chiunque governi non può allontanarsi più di tanto da una rotta che è già tracciata”.

Cioè quella del Pnrr. Non a caso, a stretto giro dopo l’uscita dell’articolo del quotidiano londinese, la leader di Fratelli d’Italia Meloni, ad oggi data per favorita per Palazzo Chigi, è corsa subito ai ripari mettendo in chiaro che i programmi di spesa del centrodestra rispetteranno rigorosamente le regole europee e non causeranno buchi: “Abbiamo nel programma misure che dipendono dalla tenuta dei conti dello stato – dice Meloni – La prima che adotteremo sarà la legge di bilancio e abbiamo l’intenzione di farla entro i parametri richiesti”.

Secondo motivo di relativa tranquillità: l’Italia rientra comunque sotto l’ombrello della Banca Centrale Europea. Vero: a luglio il quantitative easing che ha tenuto sotto controllo i livelli del nostro debito pubblico negli ultimi anni è giunto al termine. Ma l’Eurotower resta lì, a garanzia dei nostri conti pubblici. “Nel 2008, cioè nella precedente grande scommessa contro i titoli italiani – ricorda Verzilli di Banca Aletti – non c’era alcun ombrello salvifico. Oggi siamo in un contesto completamente diverso”. E infatti basta buttare un occhio sui livelli odierni dello Spread a poche ore dalla pubblicazione dell’articolo del Financial Times: nonostante i 39 miliardi di scoperto dei fondi hedge, in chiusura di mercati il differenziale Btp-Bund ha chiuso addirittura in calo rispetto a ieri, 222 punti base. La finanza speculativa non fa più “paura” come prima.