… per non dire le inesattezze, le bugie e il revisionismo storico. Con il permesso del Direttore Porpiglia il Gruppo Cattaneo si è concesso una pausa nello scrivere in attesa che venissero presentate e convalidate le liste dei candidati esteri a Camera e Senato. Le stiamo studiando. Sono formate per una metà dai soliti noti e note e per l’altra metà da assoluti ignoti e ignote, con nessun curriculum, né cursus honorum, né caratteristica, né codice dei valori a proprio beneficio o giustificazione della conquista di una nomina, che avrà come unico risultato quello di strappare una manciata di voti ad altri personaggi più degni di rappresentare sul serio le istanze delle comunità nelle quattro ripartizioni elettorali del globo terracqueo. Mentre ognuno e ognuna di loro si affanna a invadere l’universo dei social, schedulare incontri zoom urbi et orbi, fissare le date di riunioni in presenza nei territori sterminati che dovranno coprire, appaiono le prime dichiarazioni di grandi capi o di pomposi astri nascenti. Una cosa in particolare ci ha colpiti. Si tratta dell’ignoranza, vera o voluta, da parte di qualche politico di lungo corso o di neo-contendenti catapultati dal cielo nell’agone. Un esempio plateale è quello di Vincenzo Odoguardi, autonominatosi Fondatore del MAIE in Nord America, che corre per il Senato nella ripartizione America settentrionale e centrale. Egli dichiara: “Gli italiani all'estero hanno bisogno di un Ministero che si prenda cura subito delle problematiche delle comunità presenti nel mondo. C’era una volta il Ministero per gli italiani nel mondo (MIM) e adesso non c’è più. Oggi il MAIE Nord America chiede a gran voce che il Ministero per gli Italiani nel mondo torni alle sue funzioni e obiettivi originari come organo che controlli e si prenda cura delle problematiche delle varie comunità presenti in tutto il mondo. L’ultima volta che è stato istituito questo ministero a guidarlo c’era Mirko Tremaglia, promotore della cosiddetta Legge Tremaglia, che ha esteso e facilitato il diritto al voto dei cittadini italiani residenti all’estero”. Odoguardi era stato ampiamente anticipato da una dichiarazione di Silvio Berlusconi: “Torneremo a istituire, come esisteva nei miei governi, il Ministero per gli Italiani nel Mondo. È proprio al centro destra, quando ero Presidente del Consiglio, che si deve il fatto che gli italiani all’estero possano essere rappresentati in Parlamento”. Facciamo un po’ di fact-checking per non lasciarci turlupinare da narrative che si scontrano duramente con la realtà. Prima di tutto, il “Ministero” per gli Italiani nel Mondo non è mai esistito. Tra il 1991 e il 2006 sono stati invece nominati 3 Ministri senza portafoglio. La prima era una donna: Margherita Boniver (PSI) nel VII Governo Andreotti, Ministra degli Italiani all’estero e dell’Immigrazione, in ufficio dal 13 aprile 1991 al 28 giugno 1992. Il suo incarico fu caratterizzato da due eventi importanti: la crisi per l’immigrazione albanese e l’adozione il 5 febbraio 1992 della legge n. 91, che consente agli italiani che si naturalizzano stranieri di mantenere la cittadinanza italiana, cosa fino ad allora vietata dalla legge n. 555 del 1912, nonché il riconoscimento della cittadinanza agli italodiscendenti che riescono a documentare una linea ininterrotta di ascendenza verso un cittadino italiano. Nel suo primo Governo (11 maggio 1994 – 1 gennaio 1995), il premier Berlusconi nomina Ministro per gli italiani nel mondo Sergio Berlinguer (Rinnovamento Italiano) che alla sua uscita ufficiale viene contestato ferocemente dal Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, perché sembra volersi porre come capo e guida di un CGIE ridotto a organismo “Signorsì!”, forse ispirato dal suo incarico di Direttore Generale per l’emigrazione al Ministero degli Affari Esteri dal 1983 al 1985 e successivamente di Segretario Generale del Quirinale con il Presidente Francesco Cossiga. Le deleghe per gli italiani all’estero nel Governo Dini sono conferite a Susanna Agnelli (1995-1996) poi vengono assunte dallo stesso premier Dini, per poi passare al MAE. Come tutti dovremmo sapere, i Ministri senza portafoglio sono membri del Governo con incarichi speciali, ma non sono titolari di un dicastero e sono privi di disponibilità di spesa. Il loro bilancio è determinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e la loro sede è di solito a Palazzo Chigi, dove, infatti, si sono insediati sia la Boniver che Berlinguer. Al contrario di quanto affermato da Berlusconi, le modifiche costituzionali agli artt. 48, 56 e 57 della Costituzione, che istituiscono la circoscrizione Estero per l’effettivo esercizio del diritto di voto in loco e la rappresentanza diretta degli italiani all’estero, sono entrate in vigore con la legge costituzionale n. 1 del 17 gennaio 2000, sotto il Governo di Massimo D’Alema. La legge Tremaglia n. 459 del 27 dicembre 2001, emanata durante il Governo Berlusconi 2, è la legge ordinaria che definisce le regole di applicazione delle modifiche costituzionali e non ha affatto esteso il diritto di voto per gli italiani all’estero, già garantito dagli Artt. 3 e 48 della Costituzione entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Mirko Tremaglia è stato Ministro senza portafoglio per gli Italiani nel Mondo dall’11 giugno 2001 al 17 maggio 2006 e ha lavorato molto bene insieme al CGIE, del quale aveva fatto parte, come componente del Comitato di Presidenza, dal 1991 al 1998. La sua dedizione agli italiani all’estero favorì la conclusione del cosiddetto accordo di Basilea con Fassino e Bianchi, basato sui suggerimenti legislativi del grande giurista Leopoldo Elia, che fu Ministro per le riforme elettorali e costituzionali dal 28 aprile 1993 al 10 maggio 1994 nel Governo Ciampi. La scelta di Tremaglia di insediarsi all’interno della Farnesina come Ministro per gli Italiani nel Mondo durante le reggenze dei Ministri degli Esteri Renato Ruggiero, poi Silvio Berlusconi ad interim, poi Franco Frattini, infine Gianfranco Fini, non si rivelò felice né produttiva quanto egli aveva sperato. Il mondo delle feluche si chiuse a riccio, anche perché aveva già molto da fare per affrontare la costante rotazione e il necessario controllo di Ministri, Viceministri e sottosegretari. Gli costruirono intorno un cordone di sicurezza e Tremaglia, che non sopportava di essere “gestito”, trovò la strada in salita anche nelle questioni più semplici. La storia del mai esistito Ministero, che qualcuno promette di ricreare magari sperando di darne la carica al grande assente tra i candidati MAIE, vale a dire Ricardo Merlo, è un pannicello caldo in un’estate già troppo afosa di suo. Agli italiani all’estero non serve un pedone del gioco degli scacchi, ma un Ministro al vertice del Ministero degli Affari Esteri che abbia contezza del mondo dell’emigrazione, della mobilità, della ricerca e di una più forte proiezione internazionale dell’Italia basata anche sui milioni di italici legati alla nostra Nazione da profondo amore positivo, scevro da inutili nostalgie. Le elezioni si tengono il 25 settembre, poco più di un mese prima del centesimo anniversario della Marcia su Roma del 28 ottobre 1922. Quella marcia e quello che ne seguì negarono la libera circolazione nel mondo e la libertà fisica di milioni di persone. Almeno in questo caso evitiamo di confermare la teoria dei corsi e ricorsi storici del grande filosofo napoletano Giambattista Vico. Votiamo le persone che valgono.
(Carlo Cattaneo)