Franco Esposito
Una roba mai vista. Come un film, uguale e preciso. Innanzitutto il numero degli uomini impiegati, tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Seicento, ma per fare cosa? Una maxi operazione, la maxi operazione. Finalizzata a cosa? A quella che il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha definito “la più estesa indagine sulle associazioni mafiose in provincia di Cosenza”.
Un poderoso attacco alla ‘ndrangheta. Quale la conclusione? Sembra pura fantascienza: 200 arresti e sequestri per 72 milioni; il sindaco di Rende ai domiciliari: nel mirino anche ville e yacht. Colpita in pieno, centrata letteralmente la categoria dei cosiddetti “colletti bianchi”. Il lavoro investigativo ha impegnato la Dda catanzarese con due sostituti procuratori.
Ricostruita in maniera dettagliata la geografia della federazione di ‘ndrangheta cosentina radicata sul territorio. Soprattutto tra il capoluogo di provincia e i centri di Roggiano, Gravina, Rende. Laddove continua ad operare “il sistema ‘ndrangheta cosentina. Il fascicolo investigativo ribattezzato appunto “Sistema”.
Gli investigatori hanno puntato la loro acuta attenzione sul traffico di droga. Un malaffare che ha raggiunto nel tempo dimensioni cospicue, per non dire enormi. Il traffico sporco e mortale sull’esteso reticolo di estorsioni, sul giri di prestiti a strozzo e sullo sfruttamento di attività illegali. Il gioco d’azzardo e le scommesse online. Al vertice della confederazione ndranghetista ci sarebbe Francesco Patitucci 60 anni, già braccio destro e armato del boss Franco Pino e uomo di fiducia del boss Ettore Lanzini, durante il periodo trascorso da questi in latitanza. Prop rio da Lanzini, il Patitucci avrebbe ereditato i galloni di capo cosca al vertice dell’intera federazione sei sette gruppi di ’ndrangheta cosentina.
Il gip Alfredo Ferraro ha firmato 189 ordinanze cautelari – 139 in carcere, 50 ai domiciliari – cui sono aggiunti 12 obblighi di dimora e una interdizione alla professione. Coinvolti “affiliati battezzati” nel gruppo ‘ndranghetista, colletti bianchi e professionisti accusati di avere rapporti con le cosche per ricavarne vantaggi elettorali e lavorativi. Il reato di associazione mafiosa viene contestato a 119 indagati.
In seguito all’inchiesta, la Procura ha disposto un lungo elenco di sequestri. Molto ampi l’elenco che include 78 fabbricati, tra cui cinque ville, 44 terreni per compessivi 26 ettari in svariati comuni della provincia. Cinquantasette le quote di partecipanti ad attività produttive e commerciali, bar, ristoranti abbigliamento, lavanderie, ditte edili. E ancora non è finita, nell’elenco c’è in pratica di tutto. Trentanove aziende di scommesse online, sale da gioco, 20 ditte individuali, sette associazioni, uno yacht, 70 auto, sette motociclette, un aereomobile leggero.
L’indagine ricostruisce la struttura della ‘ndrangheta cosentina. Una confederazione di quattro gruppi. Ad accusare il boss reggente Patitucci anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna e Franco Bruzzese. Ai domicialiri sono finiti, oltre al sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna, presidente dell’Anci della provincia di Cosenza, e due assessori. Pino Munno, che ha la delega ai lavori pubblici, e Francesco De Cicco, che ha la delega della manutenzione e decoro urbano a Cosenza.
Manna è accusato, in ipotesi, di scambio elettorale. Con chi, di grazia? Con le cosche del gruppo D’Ambrosio nel 2014. Manna incastrato dalle rivelazioni del pentito Adolfo Foggetti.
Commenta il procuratore capo Nicola Gratteri. “Abbiamo svolto un lavoro interforze, in cui è stato messo a regime tutto il materiale di diverse banche dati. Un lavoro i sinergia condotto da due sostituti procuratori. Abbiamo indagato anche tre professionisti”. Scrive il gip: “Il territorio cosentino, e quindi il Comune di Cosenza e il suo hinterland costituisce l’area di riferimento di diverse articolazioni ‘ndranghetiste che, seppur distinguibili, mantengono un carattere unitario”.
In presenza di risultati inoppugnabili, pesanti pietre al collo degli accusati, come reagisce la politica? Qual è la sua replica affidata alla voci magari compromesse pure esse? Le opposizioni chiedono le dimissioni dei tre esponenti politici locali. Tutti via? Non sia mai detto: Franz Caruso, sindaco di Cosenza, sceglie la strada della cautela. Si dichiara di fatto garantista. “Sono sicuro che l’assessore De Cicco riuscirà a dimostrare la sua innocenza”.
Se lo dice lui, il signor sindaco, non è facile credergli.