Intendiamoci: il teatrino dei pupi siciliani è una cosa serissima, radicata nella letteratura, nella tradizione, nella squisita recitazione dei “pupari”, artisti della parola e del movimento. Quello di cui scriviamo è invece il teatrino dei pupi umani, che si ripresenta a ogni competizione elettorale. Le quattro ripartizioni in cui la legge 459/2001, ribattezzata legge Tremaglia, ha diviso il mondo, sono in agitazione. Al voto quasi 5 milioni di persone. Questa montagna di teste, più o meno pensanti, partorirà 12 topolini: 4 eletti al Senato, 8 alla Camera che, nel gioco pericoloso del taglio rispettivamente a 200 e 400 componenti delle due branche del Parlamento, potrebbero trovarsi ad avere un peso molto maggiore di quanto avevano prima. Oppure potrebbero consegnare quel pericoloso 60% di consensi a un’alleanza politica a trazione Meloni, che rischia di condannare l’Italia a una seconda dittatura a cento anni di distanza dalla prima, nata dalla Marcia su Roma. Perciò i partiti si sono affrettati ad accroccare candidati “validi”, “accattivanti”, “vincenti”, per conquistare seggi. Ma l’ottica di Roma non è quella della gente che vive nelle quattro ripartizioni. E il costo personale di finanziare questo tipo di campagne costringe spesso all’esclusione di personaggi davvero competenti per proporne altri che hanno ricchi conti in banca e non hanno mai letto la Costituzione. Pupi in cerca di autore, ambizioni inversamente proporzionali alle capacità. Selezioni che premiano chi potrebbe ottenere voti in Italia, ma non necessariamente all’estero. Persone nate o vissute all’estero che ora risiedono in Italia. Ce n’è per tutti i gusti e per altrettanti disgusti. Come si diceva nel dopoguerra: “Turati il naso e vota per salvare la libertà”. Allora votava l’80–90% degli elettori. Ora non si raggiunge nemmeno il 50% + 1 voto, neanche in Italia. All’estero è peggio. In una delle ripartizioni mega-pluri-continentali, nel 2018, senatore e deputato sono stati eletti con poco più di 2.000 preferenze a testa. Sprecare il concetto di rappresentanza, in questa e altre situazioni, è davvero un insulto alla ragione. Gli esponenti delle minori correnti di partito impongono le rispettive teste di ponte, che non hanno alcun seguito né alcuna speranza, ma servono a piantare una bandierina sul territorio per prenderne possesso a futura memoria. Spuntano nomi che rispondono a criteri di oscuro riferimento. Un potpourri di esemplari e decisioni non facilmente comprensibili, quasi dappertutto e per ogni partito. In Europa le comunità si stanno spaccando per linee territorial-nazionali sull’improvvisa apparizione del virologo-parassitologo Andrea Crisanti, capolista al Senato pur se risiede in Italia. Fortemente voluta dalla Federazione PD Inghilterra, la sua candidatura si scontra con gli zoccoli duri di Germania e Svizzera. Quasi tutti d’accordo, invece, sul bocciare la voltagabbana, senatrice dal 2013, Laura Garavini, passata a Italia Viva prima dello scioglimento delle Camere, anche per non subire la limitazione a due mandati consecutivi, applicata dalla compagine politica che l’aveva sostenuta dall’inizio. Il suo famoso movimento “Mafia Nein Danke” non basta più a trascinare le fortune di una responsabile dell’idea di opzione inversa che ha provocato il crollo della partecipazione alle elezioni dei Com.It.Es. In America settentrionale e centrale, il PD fa suo il detto latino “promoveatur ut amoveatur” e sposta come capofila al Senato la già due volte deputata, coi capelli neri come le ali del corvo, i pomelli sempre più prominenti e una figura da sirena di Hollywood, che non è cambiata di un solo centimetro negli ultimi vent’anni, certamente per esclusivo merito del suo composito sangue meridionale, che si arricchisce di un’ulteriore provenienza regionale a ogni elezione. Fino a quando l’autonominatosi “Onorevole” papà continuerà a scriverle discorsi che culminano con l’Inno: “l’Italia ottenga la validità delle patenti italiane in Québec”, tutto andrà benissimo. Peccato però per il ripetersi di telefonate furiose di padre e figlia, con minacce di denunce ai media che non parlano soltanto di lei nonché brutali boicottaggi delle persone che non la sostengono, perché non le riconoscono nemmeno una sia pur limitata contezza politica. Nella destra Meloni-Salvini-Berlusconi appare l’astro nascente, indottrinato da “Er Pecora” (Teodoro Buontempo de La Destra Nazionale), poi entrato nello spazio di Casa Pound, nominato recentemente coordinatore di FI, ma candidato capolista per meriti Meloniani, che si dice abbia fatto proiettare la sua foto su un grattacielo della città floridiana piena di pensionati italiani. Qualcuno afferma che la proiezione contenga anche il ritratto dell’immarcescibile “comandante”, pluri-presidente di tutto un po’, bocciato per almeno quattro elezioni, questa volta candidato al Senato. Attendiamo la prova di queste notizie. Peccato che ambedue non distinguano il congiuntivo dal condizionale e che le vere necessità degli italiani in USA non si limitino alla difesa delle statue di Cristoforo Colombo e delle parate del 12 ottobre, che vanno sparendo perché le comunità non le organizzano più. Peccato che non sia esattamente etico mantenere la sede del Com.It.Es. nel proprio ufficio da imprenditore, con almeno un Chapter 11 (bancarotta) al proprio attivo. I problemi stanno in tutte le realtà di partito, inclusi il cosiddetto “terzo polo”, i confusamente populisti del M5S e il MAIE (privo del suo lider maximus), i quali presentano in diverse ripartizioni liste di meri sconosciuti insieme a qualche fallito. Si moltiplicano gli alfieri dell’auspicata salvifica presenza delle nuove mobilità, che non hanno mai incontrato associazioni tradizionali e nemmeno singoli emigrati o italodiscendenti ma, nella visione romana, dovrebbero sostituirli tout court. Il comportamento degli eletti in questa corsa brevissima e anticipata sarà il banco di prova dell’opportunità di mantenere la riserva indiana della rappresentanza diretta degli italiani all’estero oppure della necessità di abolire questo costoso e improduttivo gioco di scacchi, in cui pedoni incapaci si sostituiscono a re e regine. Votate tutti, per favore, votate per gente che ha sempre lavorato davvero nelle comunità, votate bene. Grazie.
(Carlo Cattaneo)