di Anonimo Napoletano
«Tre morti e più di 2000 infortunati al giorno, questi ultimi spesso con conseguenze gravissime per la loro salute, e 36.163 denunce di malattie professionali nei primi 7 mesi di quest'anno: sono numeri inaccettabili, che ci lasciano sempre più sconcertati». È quanto afferma Ivana Veronese, segretaria confederale Uil, commentando i dati resi noti dall'Inail in merito agli infortuni sul lavoro registrati in Italia nei primi mesi del 2022. «La Uil, ormai da più di un anno, porta avanti la sua battaglia “Zero morti sul lavoro” che non è solo uno slogan, ma soprattutto un impegno concreto e costante anche ai tavoli di confronto con la controparte datoriale e le Istituzioni», spiega ancora la Veronese.
«I dati diffusi dall'Inail sono più che eloquenti. Sono aumentate del 41,1% le denunce di infortunio nei primi 7 mesi di quest'anno rispetto a quelle presentate nello stesso periodo dello scorso anno. Sebbene il maggior incremento continui a registrarsi per gli infortuni in occasione di lavoro (+43,6%) dobbiamo purtroppo constatare un +24% anche nelle denunce per infortunio in itinere», lamenta la dirigente Uil.
«Osservando i dati sulle denunce di decessi sul lavoro, invece, non deve trarci in inganno la lieve diminuzione registrata nei primi 7 mesi di quest'anno (569 vs 677 decessi dello stesso periodo dello scorso anno) segno, infatti, della diminuzione dell'effetto Covid-19 sulle denunce», spiega Veronese.
«Continuiamo a registrare, inoltre, incrementi preoccupanti nei settori che risultano essere sempre i più colpiti: sanità e assistenza sociale (+143,4%), Trasporto e magazzinaggio (+137,1%), attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+85,2%) e costruzioni (+22,4%)».
Uno scenario di cui sembra che la politica non si occupi seriamente. «È proprio alle istituzioni e alle loro future rappresentanze», replica la Veronese, «che chiediamo di porre al centro della loro azione il tema della salute e sicurezza sul lavoro, proseguendo il confronto avviato in questi anni con le parti sociali su temi non più procrastinabili come quelli della formazione, della qualificazione delle imprese e della messa a punto di una Strategia Nazionale utile all'allineamento del nostro Paese alla normativa europea».