Davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro Federico D'Inca e al governatore del Veneto Luca Zaia, Papa Francesco commenta il Vangelo della Messa di Beatificazione del suo "umile" predecessore, Giovanni Paolo I e il testo sembra fatto a posta per rimarcare la differenza tra i populisti che "con destrezza e con furbizia" approfittano delle paure della gente nei momenti di crisi per accrescere il proprio potere, e Gesù. Nulla di diretto, né di specifico per l'Italia, ma certamente le parole di Francesco a tre settimane dalle elezioni politiche suonano come un giudizio anche per la situazione italiana. Come quelle del cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, cioè i vescovi italiani in un'intervista all'Osservatore Romano ha messso in guardia dalla strumentalizzazione delle religioni da parte dei politici "perché sono in grado di smuovere forti passioni".
"Capita anche oggi - ha affermato il Papa davanti a 25 mila fedeli che hanno seguito il rito in piazza San Pietro nonostante un diluvio di pioggia - che specialmente nei momenti di crisi personale e sociale, quando siamo più esposti a sentimenti di rabbia o siamo impauriti da qualcosa che minaccia il nostro futuro, diventiamo più vulnerabili; e, così, sull'onda dell'emozione, ci affidiamo a chi con destrezza e furbizia sa cavalcare questa situazione, approfittando delle paure della società e promettendoci di essere il "salvatore" che risolverà i problemi, mentre in realtà vuole accrescere il proprio gradimento e il proprio potere".
Il Vangelo, ha spiegato Francesco, ci dice che Gesù non fa così. Lo stile di Dio è diverso, "perché Egli non strumentalizza i nostri bisogni, non usa mai le nostre debolezze per accrescere sé stesso. A Lui, che non vuole sedurci con l'inganno e non vuole distribuire gioie a buon mercato, non interessano le folle oceaniche. Non ha il culto dei numeri, non cerca il consenso, non è un idolatra del successo personale". Al contrario, il Vangelo di oggi, sottolinea il Papa, mostra che Gesù "sembra preoccuparsi quando la gente lo segue con euforia e facili entusiasmi. Così, invece di lasciarsi attrarre dal fascino della popolarità, chiede a ciascuno di discernere con attenzione le motivazioni per cui lo segue e le conseguenze che ciò comporta", che non hanno a che fare con il potere.
Nell'intervista al direttore del quotidiano della Santa Sede Andrea Monda, il cardinale di Bologna, Zuppi ha sostenuto che " polarizzazione è oggi la cifra di tutta la società. E i cristiani non sono estranei alla società - afferma Zuppi -. La polarizzazione regna sovrana su tutti i temi, grandi e piccoli. Credo che questa sia la risposta istintiva e semplificante alla complessità del mondo in cui viviamo. Aderisci, ma non pensi. Schierandoti non hai bisogno di farti molte domande."Il presidente della Cei ha anche messo in guardia dall'influsso negativo della politica sulla Chiesa: "guai ad avvelenare con la logica politica le relazioni ecclesiali! Non è un fenomeno solo italiano; penso per esempio alla forte polarizzazione politica rappresentata nella Chiesa americana".
Anche perché "dobbiamo fare molta attenzione su questo aspetto - osserva -. E non solo per le strumentalizzazioni esterne quanto per le divisioni interne. Guai a cadere nelle trappole a esempio delle finte contrapposizioni tra sociale e spirituale, o alle divisioni, spesso artificiose, sui temi etici". Secondo il card. Zuppi, "sui temi etici non possiamo limitarci a ripetere le lezioncine del passato, ma dobbiamo trovare nuove parole per nuove domande".