di Ottorino Gurgo
La situazione politica del nostro paese - la campagna elettorale in corso lo sta dimostrando in modo inequivocabile - è ad una svolta che non esitiamo a definire drammatica.
I partiti non sono ormai più in grado di esercitare la loro funzione, la classe dirigente - salvo rare eccezioni - è di un livello deprimente.E se ne è avuta una recente, chiara dimostrazione al Forum Ambrosetti di Cernobbio dove i leader delle forze politiche, intervenuti in massa, hanno dato agli imprenditori un'impressione chiaramente deludente tanto da far dire a qualcuno che proprio gli imprenditori (passeremmo dalla padella nella brace)possano sostituire i politici al governo del paese.
Ha detto di recente Giuliano Amato, che non a caso è soprannominato "il dottor Sottile": "Oggi le democrazie sono fragili perché non hanno più quei grandi persuasori di massa che erano i partiti. La politica non ha un ruolo guida".
È possibile uscire da questa situazione? E in che modo?
Forse, per cercare di rispondere a queste domande, è necessario dar vita ad una sorta di rivoluzione, ovviamente pacifica,di un sistema politico che non risponde più e che finora, nel rispetto delle indicazioni che scaturiscono dalla carta costituzionale (articolo 49), ha avuto fondamento nei partiti.
Purtroppo una semplice riforma non è più sufficiente se è vero che i partiti. come non solo noi abbiamo ripetuto sino alla noia, stanno vivendo la loro Caporetto. E le parole di Amato sono una testimonianza assolutamente attendibile a questo riguardo:
Ecco, allora, la necessità di un colpo di fantasia (anche se nel mondo della politica questo tipo di merce scarseggia) e di un nuovo assetto politico che, prescindendo dalle forze politiche, ormai svuotate - vorremmo dire, purtroppo – dei rispettivi contenuti ideologici, abbia come obiettivo la formazione di un "governo dei migliori", che chiami a raccolta le migliori energie ancora esistenti.
Continuando a privilegiare l'attuale sistema e facendo muro nel difenderlo, come fu fatto contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi, infatti, si corre il rischio di dar vita a governi composti da personalità mediocri il cui unico titolo può esser quello di adeguarsi alle direttive di partiti che hanno ben poco da proporre.
Così - se proviamo a calare questo ragionamento nel concreto - può accadere, e accade, che arrivino al governo del paese elementi di modesta qualità e ne sia fuori, magari, un personaggio del valore e delle competenze di Mario Draghi.
Intendiamoci: chi scrive è personalmente convinto che, per governare un paese democratico il sistema dei partiti è ancora il sistema migliore. Ma, a patto che i partiti siano realmente tali e non, come attualmente sono, nulla più che delle congreghe di opportunisti.
Non è certamente facile realizzare una riforma di questo tipo che finirebbe con il concretizzarsi - l'abbiamo detto - in una vera e propria rivoluzione. Ma si faccia avanti chi, al di là degli attuali schieramenti, è in grado di avanzare proposte che invertano la rotta e blocchino la marcia verso la dissoluzione di un sistema traviato.
Ottorino Gurgo