All'Istituto Italiano di Cultura a Città del Messico, in Aula Magna, il concerto di chitarra barocca di Massimo Gatta ha portato gli spettatori nella seconda metà del Seicento, culmine della cultura musicale barocca, rappresentata da Gatta attraverso un programma che fonde melodia e virtuosismo, tecniche audaci e fraseggi sonori di assoluta bellezza. La chitarra barocca discende dalla vihuela e, a sua volta, anticipa la chitarra moderna. Per le sue straordinarie capacità timbriche e per la praticità di trasporto, la chitarra fu amata da molti personaggi del 1600: musicisti professionisti, ma anche barbieri, macellai, attori, la utilizzavano in feste sacre e profane in piazze e strade, patii e chiese.
Attraverso le sue corde, i chitarristi spagnoli e italiani hanno espresso gioia e nostalgia, ricorrendo a tecniche come il pizzicato, il graffiato e l'arpeggio. Con l'immigrazione e il commercio, a partire dal XVII secolo, queste maniere di suonare si diffusero nel Nuovo Mondo, gettando così le basi per ciò che è ancora oggi il fondamento dei suoni di molti balli e canti latinoamericani. Il chitarrista Massimo Gatta, originario di Trieste, è professore a tempo pieno presso la Scuola Superiore di Musica dell'Università Juárez dello Stato di Durango. Ha suonato in numerosi festival internazionali, in Slovenia, Croazia, Austria, Russia e Canada. Nel 2015 ha pubblicato il libro Con decencia y decoro: la actividad musical de la catedral de Durango (1635-1749) e dal 2020 è direttore dell'ensemble di musica antica "Los Zangonautlas", con il quale diffonde la musica della cattedrale di Durango del Settecento.