Franco Esposito
Dove se non a Prato? In nessun altro posto in Italia: il pronto moda nella cittadina toscana, la più cinese di tutte nel nostro Paese, è la dinamo che muove l'economia dei cosiddetti imprenditori venuti dall'Asia. La guerra del pronto moda è riesplosa in maniera violenta. Cinque aziende distrutte dal fuoco nel cuore della notte. Il rogo viene ritenuto dagli inquirenti "probabilmente doloso".
Le fiamme hanno avvolto un capannone che ospita ditte cinese. Lo hanno letteralmente divorato in una vampata di fuoco. Danneggiata anche una fabbrica tessile italiana. É accaduto al Macrilotto Uno di Prato, cuore pulsante dell'economia orientale. La sede di migliaia di pronto moda a conduzione esclusivamente cinese. L'incendio è divampato all'interno di un complesso industriale di proprietà italiana. Settemila metri quadrati in via Gora del Pero.
Partito dalla Vivi Style, il fuoco ha attaccato tre pronto moda cinesi e una tessitura italiana, la Furpile. Attività tutte confinanti tra loro. L'allarme è stato alle 3:30 di martedì notte. Le fiamme si sono poi propagate ad altri quattro pronto moda, danneggiandoli in maniera seria. I soccorritori hanno avuto, come primo pensiero, la situazione all'interno dell'azienda Teresa Moda, la confezione in cui nel 2013 morirono sette operai cinesi. Una tragedia sempre presente nella memoria collettiva delle genti di Prato.
Ma i vigili del fuoco, al loro arrivo sul posto, non hanno trovato nessuno all'interno della ditta. Gli operai erano usciti tutti. Subito altissime e visibili da lontano, le fiamme si sono sviluppate nel centro dell'edificio in pochissimo tempo. Alimentate dalle centinaia di capi tessili pronti per la stagione autunnale stoccati, le fiamme sono diventate subito altissime. L'immagine del disastro rappresentata da una poderosa colonna di fumo nero. Gli abiti hanno fatto da efficace combustibile. Necessario l'intervento di diverse squadre e autobotti dei vigili del fuoco, provenienti anche da Firenze, Pistoia e Lucca. In azione quaranta unità e una quindicina di automezzi.
Visioni da apocalisse, paura tantissima, e la solita esplosione di sconcerto, puntuale presenza a Prato in circostanze come questa. E via con le domande, una prima di altre: come è potuto accadere un disastro di questa portata all'interno del capannone in cui lavorano persone cinesi? Incendio doloso o che cosa? Intanto, il pesante bilancio è quello sopra evidenziato. Tre pronti moda completamente distrutti; crollato il tetto dell'immobile con pannelli fotovoltaici.
Le fiamme hanno sbriciolato pareti e porzioni di copertura. Devastante la forza dell'incendio. Tonnellate di materiale sono diventate cenere. Il danneggiamento maggiore lo ha sofferto la Furpile. Una delle rare aziende italiane non rimaste incastonate nel reticolo di ditte cinesi. Quel formicaio di fabbriche di confezioni orientali.
I tenici del Dipartimento di Igiene e prevenzione dell'Asl sono intervenuti con provvidenziale celerità. Scongiurata la presenza di amianto nei dormitori. I vigili del fuoco della polizia giudiziaria hanno acquisito i primi elementi utili ai fini dell'avvio dell'indagine. Gli inquirenti sono ora impegnati a ricostruire l'identità dei pronto moda, risalire ai titolari e alla proprietà del capannone. La struttura è divisa in più unità lavorative.
I carabinieri del Nucleo investigativo sembrano confermare la natura dolosa del rogo. Ma per le motivazioni come la mettiamo? Al momento l'ipotesi più accreditata è legata a questioni di lavoro". Un regolaento di conti, tout court. Del tipo, qualche sgarro commesso e subito un messaggio forte e chiaro inviato ai titolari del pronto moda.
Un precedente conforterebbe l'esplosione della guerra dei pronto-moda. Quattro imprenditori cinesi gambizzati alla fine di agosto. Il motivo? Un regolamento di conti per questioni di lavoro.
La guerra del pronto moda ricominciata. E poco importa se l'ultima volta è lontana nei tempi. Mentre a Firenze i clan camorristici si scontrano a colpi di bombe, arrestati i tre presunti mandati dell'attentato incendiario a una pizzeria. Correva l'anno 2021.