di Matteo Forciniti
Per la prima nella storia delle elezioni l’Uruguay avrà un unico candidato che correrà per un posto al Parlamento italiano, Filomena Narducci che si presenta alla Camera con il Partito Democratico (l’italouruguaiana Ivana Mainenti che si presenta al Senato con il Movimento 5 Stelle vive in realtà in Piemonte).
Apprezzata da molti, osteggiata da pochi, alla Narducci va universalmente riconosciuto il merito di aver protestato realmente per i cittadini italiani in questo paese in tempi difficili caratterizzati dal più totale abbandono e dall’incuranza dimostrata tanto dalle istituzioni come dagli stessi rappresentanti. Mentre qualcuno passa il tempo a elogiare servilmente la rappresentanza diplomatica oppure a cercare una sterile terza via con eccessiva pacatezza, la Narducci -che può piacere o meno- è l’unica ad alzare la voce di fronte al progressivo sfascio, a una deriva inarrestabile. Ha iniziato ad alzare la voce tanto tempo fa con i primi incarichi di rappresentanza, lo ha fatto l’ultima volta come semplice cittadina durante l’inaugurazione della nuova sede consolare, una cattedrale nel deserto senza un vero intervento delle autorità di Roma che hanno dimenticato Montevideo.
Realisticamente, sembra alquanto impossibile per l’Uruguay riuscire a eleggere un suo parlamentare per via dei numeri e considerato che il numero di eletti all’estero è diminuito con l’ultima riforma costituzionale che darà alla circoscrizione dell’America meridionale 2 seggi alla Camera e 1 al Senato. Con mille battaglie alle spalle, la sindacalista prestata alla politica cercherà di rimettersi in campo e superare un ostacolo ancora più difficile.
La responsabile del patronato Inas si presenta per la quarta volta alla elezioni: da indipendente, nel 2008 fu con il Maie, nel 2013 con il Pd e poi l’ultima volta nel 2018 con Liberi e Uguali. Può vantare una lunga esperienza negli organismi di rappresentanza, ha fatto parte del Comites e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero).
- Filomena Narducci, partiamo dalle origini. Quando è iniziato questo impegno?
- Sono nata in una famiglia molisana in Uruguay e ho vissuto una doppia immigrazione. Nel 1977 a causa della dittatura sono dovuta andare via vivendo per alcuni anni a Milano e lavorando nel sindacato Cisl. Quell’esperienza è stata fondamentale e, al ritorno a Montevideo nel 1985, mi hanno proposto di aprire una sede del patronato Inas qui. Parallelamente, è iniziata una lunga traiettoria all’interno degli organismi di rappresentanza, prima nel Comites e poi nel Cgie. Sono stati 35 anni di grande impegno.
- Fin dall’inizio la sua attività è stata sempre accompagnata dalla battaglia, dallo scontro. Come mai?
- È vero, ho dovuto combattere fin dalla prima partecipazione all’interno del Comites iniziata nel 1991, un periodo che oggi ricordo con grande affetto. Ero giovane, c’erano poche donne. C’era un clima rovente durante le riunioni, io dovevo alzare la voce per farmi sentire. Provocavo sì, ma sempre con spirito costruttivo. All’epoca c’erano forti litigate, profonde differenze ideologiche tra i dirigenti della collettività, eppure su un punto si era tutti d’accordo: la difesa dei diritti degli italiani. Erano anni di grande effervescenza.
- E invece oggi che succede?
- I tempi sono cambiati, il Comites purtroppo ha perso questa prerogativa. Spesso si confondono gli interessi personali con il ruolo di rappresentanza.
- Come è nata questa candidatura “da fuori” con il Partito Democratico? Lei è riuscita a scavalcare il rappresentante del Pd in Uruguay, Renato Palermo, con cui in passato ha avuto forti scontri.
- Sono stata chiamata da Roma e ho accettato con grande onore la proposta. Posso dire solo questo, del resto non so che cosa sia successo. Non faccio parte del Pd ma entro all’interno di una coalizione di centro sinistra con cui condivido determinati principi: diritti, solidarietà, giustizia sociale. Oltre ad essere onorata, sento il peso di una sfida importante che non si porta avanti da sola ma che può essere possibile grazie al contributo di tutti: solo lottando insieme possiamo difendere i nostri diritti.
- Ma lei si sente davvero una candidata unitaria? Alle ultime elezioni nel 2018 per l’Uruguay c’erano sei candidati, lei è l’unica sopravvissuta.
- Sì, mi considero una candidata unitaria perché ovunque sono stata ho sempre difeso i diritti degli italiani e chi mi conosce lo sa. Sinceramente, mi dispiace che gli altri partiti non abbiano presentato candidature nel nostro paese, forse è un segno della perdita di rilevanza che stiamo subendo.
- Questo è un problema che riguarda in generale gli italiani all’estero.
- È vero, negli ultimi anni noi tutti siamo stati penalizzati. Ci hanno tagliato i nostri diritti, la rappresentanza, sono peggiorati i servizi. Quello che è stato fatto è molto grave ma l’Uruguay è stato ulteriormente penalizzato per questo c’è bisogno di alzare la voce.
- Parliamo del programma e iniziamo subito dai servizi consolari. Come vede la situazione?
- Abbastanza male, non abbiamo un servizio adeguato al numero di cittadini. Per quanto bella possa essere la nuova sede, senza un intervento concreto del Ministero con l’aumento del personale come si chiede da tempo difficilmente le cose potranno cambiare, anzi potrebbero addirittura peggiorare. Un altro problema che segnala la gente è anche una comunicazione disumanizzata. Io sono favorevole all’utilizzo della tecnologia ma forse per determinate categorie servirebbe qualcosa di diverso, un contatto più stretto. Noi patronati questa situazione la conosciamo bene dato che quotidianamente siamo a contatto con le persone.
- Il diritto alla cittadinanza viene tutelato?
- No e infatti io mi sono sempre battuta per questo. Se la legge riconosce questo diritto allora i consolati devono essere messi nelle condizioni di poterlo garantire. Eppure vediamo che ci sono intermediari che lucrano su questi diritti vendendo gli appuntamenti a persone che attendono uno o due anni cercando le date sul nuovo sistema on line che non ha portato i benefici che si pensava. Parlando di cittadinanza c’è un’altra tematica che sento molto importante e riguarda la discriminazione verso le donne nate prima del 1948 che non possono trasmettere la nazionalità anche se questo diritto è stato riconosciuto dalla Corte Costituzionale.
- Quali sono gli altri punti del programma?
- Riforma dei Comites con l’abolizione dell’opzione inversa per esercitare il diritto di voto. Inclusione dei giovani italo-discendenti attraverso progetti di formazione e borse di studio. Promozione della lingua e della cultura italiana, diffusione del turismo delle radici. Occorre un cambio di paradigma: noi italiani all’estero siamo una risorsa economica, sociale e culturale da valorizzare.
- È cosciente che eleggere un rappresentante per l’Uruguay è quasi impossibile?
- Non lo so, sicuramente è difficile. In ogni caso l’importante è la partecipazione, non l’elezione di un candidato. Faccio un appello a votare massicciamente. È importante che ci sia un’alta partecipazione tra gli italiani all’estero altrimenti si rischia di delegittimare ulteriormente la rappresentanza.
- Teme che si possano ripetere i brogli alla luce delle esperienze passate?
- Purtroppo il sistema che abbiamo è questo con tutti i problemi che conosciamo e che sono stati anche dimostrati dalla magistratura. Un po’ di paura credo che ci sia tra tutti ma in ogni caso dobbiamo lavorare affinché ci sia la massima trasparenza e per assicurare piena legittimità al voto.
- Esistono altri timori sull’organizzazione delle elezioni in Uruguay?
- Sì, soprattutto per quanto riguarda l’informazione. Occorre una campagna informativa molto ampia da parte delle autorità consolari per far sì che il nostro paese possa tornare ai livelli di partecipazione che aveva una volta, tra i più alti al mondo. Bisogna fare estrema attenzione con la comunicazione, i messaggi che arrivano devono essere precisi per non confondere gli elettori.
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Filomena Narducci "Siempre he defendido los derechos de italianos sin mirar la afiliación política"
MONTEVIDEO (Uypress/Matteo Forciniti) - Filomena Narducci (Partido Demócrata), única candidata en las elecciones por Uruguay. Una vida llena de batallas y enfrentamientos, única sobreviviente de una temporada política que ya no existe. Te puede gustar o no, pero ella fue la única que levantó la voz cuando había que hacerlo.
Por primera vez en la historia de las elecciones, Uruguay tendrá una sola candidata que se postulará para un escaño en el Parlamento italiano, Filomena Narducci que se presenta a la Cámara con el Partido Demócrata (la italouruguaya Ivana Mainenti que se presenta al Senado con el Movimiento 5 Estrellas en realidad vive en Piamonte). Apreciada por unos, odiada por otros, Narducci merece crédito universal por haber protestado realmente por los ciudadanos italianos en este país en tiempos difíciles caracterizados por el abandono total y la negligencia mostrada tanto por las instituciones como por los propios representantes.
Mientras alguien se pasaba el rato elogiando servilmente la representación diplomática o buscando con excesiva serenidad una estéril tercera vía, Narducci -quisiera o no- fue la única en alzar la voz ante el derrumbe progresivo, una deriva imparable. Empezó a alzar la voz hace tiempo con los primeros cargos representativos, lo hizo la última vez como un simple ciudadano durante la inauguración de la nueva oficina consular, una catedral en el desierto sin intervención real de las autoridades de Roma que se han olvidado de Montevideo.
Siendo realistas, parece bastante imposible que Uruguay pueda elegir a su propio diputado por los números y considerando que el número de electos en el exterior ha disminuido con la última reforma constitucional que le dará a la circunscripción sudamericana 2 escaños en la Cámara y 1 en el Senado. Con mil batallas a sus espaldas, la sindicalista prestada a la política intentará volver a las canchas y sortear un obstáculo aún más difícil.
La jefa del patronazgo Inas se presenta por cuarta vez en las elecciones: como independiente, en 2008 estuvo con Maie, en 2013 con el Partido Demócrata y luego la última vez en 2018 con Liberi e Uguali.
Puede presumir de una larga experiencia en órganos representativos, fue miembro de los Comités y del CGIE (Consejo General de los Italianos en el Extranjero).
- Filomena Narducci, empecemos por los orígenes. ¿Cuándo comenzó este compromiso?
- Nací en una familia Molise en Uruguay y he vivido una doble inmigración. En 1977, debido a la dictadura, tuve que irme, viviendo unos años en Milán y trabajando en el sindicato Cisl. Esa experiencia fue fundamental y, al regresar a Montevideo en 1985, me ofrecieron abrir aquí una sucursal del patronato Inas. Al mismo tiempo, se inició una larga trayectoria dentro de los órganos representativos, primero en los Comités y luego en el CGIE. Han sido 35 años de mucho compromiso.
- Desde el principio, su actividad ha estado siempre acompañada de batalla, de enfrentamiento. ¿Cómo?
- Es verdad, tuve que luchar desde mi primera participación en los Comités que empezó en 1991, época que hoy recuerdo con mucho cariño. Yo era joven, había pocas mujeres. Había un clima caluroso durante las reuniones, tenía que alzar la voz para hacerme oír. Sí, provoqué, pero siempre con espíritu constructivo. En ese momento había fuertes disputas, profundas diferencias ideológicas entre los líderes de la comunidad, pero todos estaban de acuerdo en un punto: la defensa de los derechos de los italianos. Fueron años de gran efervescencia.
- ¿Qué sucede hoy en su lugar?
- Los tiempos han cambiado, lamentablemente el Comité ha perdido esta prerrogativa. Los intereses personales a menudo se confunden con el papel de la representación.
- ¿Cómo surgió esta candidatura "afuera" con el Partido Demócrata? Lograste anular al representante del Partido Democrático en Uruguay, Renato Palermo, con quien has tenido fuertes enfrentamientos en el pasado.
- Me llamaron de Roma y acepté la propuesta con mucho honor. Solo puedo decir esto, después de todo no sé lo que pasó. No soy parte del Partido Demócrata pero soy parte de una coalición de centro izquierda con la que comparto ciertos principios: derechos, solidaridad, justicia social. Además de ser honrado, siento el peso de un importante desafío que no se lleva a cabo solo sino que puede ser posible gracias a la contribución de todos: solo luchando juntos podemos defender nuestros derechos.
- ¿Pero realmente te sientes como un candidato unificado? En las últimas elecciones de 2018 para Uruguay hubo seis candidatos, ella es la única sobreviviente.
- Sí, me considero un candidato unificado porque dondequiera que he estado siempre he defendido los derechos de los italianos y quien me conoce lo sabe. Sinceramente, lamento que los otros partidos no hayan presentado candidatos en nuestro país, quizás sea una muestra de la pérdida de relevancia que estamos sufriendo.
- Este es un problema que afecta generalmente a los italianos en el extranjero.
- Es cierto, en los últimos años todos hemos sido penalizados. Nuestros derechos, representación, han empeorado nuestros servicios. Es muy grave lo que se ha hecho pero Uruguay ha sido más penalizado por eso tenemos que alzar la voz.
- Hablemos del programa y comencemos de inmediato con los servicios consulares. ¿Cómo ves la situación?
- Bastante malo, no tenemos un servicio adecuado para el número de ciudadanos. Por muy bonita que sea la nueva sede, sin una intervención concreta del Ministerio con el aumento de personal, como se exige desde hace tiempo, las cosas difícilmente cambiarán, incluso podrían empeorar. Otro problema que la gente reporta es también la comunicación deshumanizada. Estoy a favor del uso de la tecnología pero quizás para ciertas categorías se necesitaría algo diferente, un contacto más cercano. Los patronatos conocemos bien esta situación ya que estamos en contacto con la gente todos los días.
- ¿Se protege el derecho a la ciudadanía?
- No y de hecho siempre he luchado por esto. Si la ley reconoce este derecho, entonces los consulados deben estar en condiciones de garantizarlo. Sin embargo, vemos que hay intermediarios que se lucran con estos derechos vendiendo citas a personas que esperan un año o dos buscando fechas en el nuevo sistema en línea que no ha traído los beneficios que se pensaban. Hablando de ciudadanía, hay otro tema que me parece muy importante y se refiere a la discriminación de las mujeres nacidas antes de 1948 que no pueden transmitir la nacionalidad aunque este derecho haya sido reconocido por la Corte Constitucional.
- ¿Cuáles son los otros puntos del programa?
- Reforma de los Comités con la supresión de la opción inversa para ejercer el derecho de voto. Inclusión de jóvenes descendientes de italianos a través de proyectos de formación y becas. Promoción de la lengua y cultura italiana, difusión del turismo de raíz. Es necesario un cambio de paradigma: los italianos en el extranjero somos un recurso económico, social y cultural a valorar.
- ¿Es consciente de que elegir un representante para Uruguay es casi imposible?
- No sé, seguro que es difícil. En todo caso, lo importante es la participación, no la elección de un candidato. Hago un llamado a una votación masiva. Es importante que haya una alta participación entre los italianos en el extranjero, de lo contrario se corre el riesgo de deslegitimar aún más la representación.
- ¿Tiene miedo de que el fraude pueda repetirse a la luz de experiencias pasadas?
- Lamentablemente el sistema que tenemos es este con todos los problemas que conocemos y que también han sido demostrados por el Poder Judicial. Creo que hay un poco de miedo entre todos pero en cualquier caso hay que trabajar para que haya la máxima transparencia y para asegurar la plena legitimidad del voto.
-¿Hay otros temores sobre la organización de elecciones en Uruguay?
- Sí, especialmente en lo que respecta a la información. Se necesita una campaña de información muy amplia por parte de las autoridades consulares para que nuestro país pueda volver a los niveles de participación que alguna vez tuvo, entre los más altos del mundo. Debemos ser extremadamente cuidadosos con la comunicación, los mensajes que lleguen deben ser precisos para no confundir a los votantes.