La prima scossa è stata registrata in Sicilia, a Paternò, Catania, con una magnitudo di 3.6. Poi un'altra nelle Marche con una magnitudo di 4.1. La terza nel primo pomeriggio in Liguria. Anche qui si parla di magnitudo 4.1. La quarta scossa invece, di magnitudo 3.8, è avvenuta alle 17.47 in provincia di Modena. Pievepelago per la precisione.
Il 22 settembre insomma passerà alla storia come la giornata dei terremoti. Terremoti che però l'Ingv, l'Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia, si rifiuta di mettere in collegamento.
"Non c'è alcuna relazione, le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti sono di centinaia di chilometri perché possa esserci un nesso", ha detto all'agenzia Ansa il sismologo Carlo Meletti, della sezione di Pisa dell'Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv).
Dei terremoti in Sicilia, Marche e Liguria il più profondo (24 chilometri) è quello avvenuto nelle Marche, a Folignano, in provincia di Ascoli Piceno: "E' più profondo rispetto ai terremoti tipici dell'Appennino", ha aggiunto l'esperto. "E' localizzato lungo la costa delle Marche, in una fascia esterna che ha una sua sismicità", ha aggiunto, con meccanismi diversi da quelli che si osservano nei terremoti tipici dell'Appennino.
Ha delle peculiarità anche il terremoto avvenuto in Liguria, in una zona non molto sismica e nella quale non si sono rilevati storicamente terremoti troppo forti. Anche in questo caso il meccanismo è diverso da quello tipico dei terremoti dell'Appennino e legato alla compressione fra l'Appennino a Est e l'arco alpino a Ovest. Quanto al terremoto in Sicilia, sebbene sia avvenuto nell'area dell'Etna, è stato generato da un meccanismo indipendente dal vulcano e legato a faglie che si trovano nella zona, note ai sismologi.