Franco Esposito
Toh, chi si risente. E di chi si riparla. Sì, proprio di lui, il comandante Francesco Schettino. O meglio, l’ex comandante Francesco Schettino. Avete letto è bene, è lui il personaggio in questione, sbattuto in queste ore in prima pagina. Sempre lui, al posto di comando della Costa Concordia in navigazione, la sera del 13 gennaio 2012, all’altezza dell’Isola del Giglio. Anzi di più, a meno di cinquecento metri dal porto.
Accadde cosa? Mal pilotata, evidentemente, con il comandante pare in tutt’altre faccende affaccendato. La Costa Concordia andrò a sbattere contro uno scoglio. Piegata su un lato per effetto del cozzo, invasa dall’acqua, diventò la tomba per trentadue persone. Circa 4.200 furono tratte in salvo, in piena notte. Una notte di tregenda. Dietro l’incidente la scelta del comandante Schettino di fare “l’inchino”. Un manovra utilizzata per condurre la nave più vicino possibile alla costa. Ma a qual pro? Per salutare chi si trovava sulla terraferma. Schettino, all’epoca, aveva cinquantuno anni.
Condannato in appello e in Cassazione a sedici anni, si è beccato inoltre l’interdizione per cinque anni da tutte le professioni marittime. L’ex comandane Schettino ha scontato metà della pena. E ora? Presto lavorerà per lo Stato: scriverà gli atti della strage di Ustica. Un clamorosa agevolazione o che cosa? Punto di domanda: è giusto così, è corretto riconoscergli un’agevolazione?
La decisione era nell’aria da mesi. Schettino, fin dallo scorso dicembre, ha pensato alla progressiva uscita dal carcere. Proprio a dicembre è cominciato il godimento dei “permessi premio”. Riassaporata l’aria di fuori dal carcere di Rebibbia, dove entrò a maggio 2017. Il diritto di chiedere misure alternative alla detenzione in cella è maturato da maggio scorso. Ma non è tutto, c’è dell’altro. Il comandante Schettino sarebbe sul punto di cominciare un nuovo lavoro seduto dietro ad una scrivania della Discoteca di Stato.
Ritenuto detenuto modello, Francesco Schettino si occuperà di carte processuali. Negli anni trascorsi in carcere si è dedicato agli atti giudiziari e al giornalismo. Li ha studiati entrambi. In particolare è stato incaricato della digitalizzazione degli atti d’inchiesta relativi alla strage di Ustica.
Ritenuto responsabile di una strage in mare costata la vita a trentadue persone, ora va ad occuparsi delle carte di uno dei grandi misteri italiani. Dove le vittime furono ottantuno. L’Ansa riferisce quanto segue: “la nuova attività di Schettino avrebbe dovuto cominciare alcuni giorni fa. Sarebbe slittata molto probabilmente per problemi burocratici”. É comunque confermato che Schettino attualmente è ancora in carcere. L’idea è quella di accedere “a benefici previsti dalla legge”, informa uno dei legali dell’ex comandante della Costa Concordia, l’avvocato Saverio Senese. E qui mette il punto, serve a nulla fare domande, come muta resta anche l’altro legale l’avvocatessa Astarita.
All’interno della casa circondariale romana Schettino è impegnato da anni in lavori socialmente utili. La richiesta di destinarlo alla trascrizione di atti giudiziari pare sia stata avanzata dalla direzione di Rebibbia. Ne sarebbero destinatari i detenuti meritevoli, e capaci “di riportare alla luce i materiali testimonianze e atti giudiziari fondamentali risalenti a diversi decenni fa”.
Una situazione non nuova all’interno della carceri, Praticata da tempo in altre situazioni e da detenuti che operano in un ambiente di video-sorveglianza nella casa circondariale e scansionano le carte che compongono i fascicoli nell’ordine preciso in cui si trovano. Il tutto sotto la costante supervisione di archivisti formatori. Il contenuto delle carte e delle registrazioni audio viene successivamente inserito nella banca dati dell’Archivio di Stato di Roma.
A Schettino viene quindi riconosciuta la possibilità di un parziale riscatto. Non è certo la guida di una nave da crociera, ma è comunque l’opportunità di inizio di una nuova vita? Difficile dirlo. Bocciata la sua richiesta di revisione del processo, senza successo il tentativo di trovare giustizia alla Corte europea di Strasburgo, l’ex comandante di Meta di Sorrento potrebbe riprendere la navigazione col vento in poppa.
“Semplicemente assurdo”, urlano con forza i familiari delle vittime di quella che fu ritenuta una strage provocata da strafottenza e superficialità. “Sapevo che sarebbe uscito presto“, deluso e irato Elio, che perse la moglie. “Spero abbia capito la gravità di ciò che ha fatto”, chiosa sulla vicenda il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli, a dieci anni dalla tragedia. “Giusto allentare la morsa della pena. Se è pentito, non avrei problemi a parlargli”.
Ma all’Isola del Giglio sono davvero poche le persone che la pensano come il sindaco Ortelli.