Ci risiamo. Sul voto degli italiani all'estero spunta l'ombra dei brogli. Ma non è una novità. In fondo è dalla prima esperienza elettorale, risalente al lontano 2003, che oltre i confini del Belpaese si verificano strane situazioni. Insomma: tutte le volte che gli italiani sparsi nel mondo sono stati chiamati alle urne per esprimere le loro preferenze, si sono susseguite altrettante denunce, richieste di verifiche e analisi accurate, anche da parte degli organi inquirenti, che spesso hanno portato alla luce situazioni incresciose e truffaldine. È accaduto anche di recente, con il senatore Adriano Cario, la cui vicenda è stata portata alla luce da un’inchiesta di “La Gente d'Italia”. Eletto senatore alle politiche del 2018 con la lista dell’Unione Sudamericana degli Emigranti Italiani (Usei), Cario è stato dichiarato decaduto proprio a causa di accertati brogli.
Ebbene non sembra aver fatto eccezione la tornata elettorale andata in scena domenica scorsa, durante la quale sarebbero state scoperte (il condizionale è d’obbligo) addirittura più di 25mila schede elettorali false provenienti dalle città argentine di La Plata e Rosario, riportanti tutte lo stesso partito e con la stessa preferenza. Si parla di “tagliandi falsi” e di “elettori inesistenti che non risultavano nell’elenco elettorale”. Insomma “falsi italiani” per “schede altrettanto false”. Talmente “tarocche” da portare in seno due vizi importanti e rilevanti: un colore leggermente diverso rispetto a quello delle schede reali e soprattutto un errore tipografico assai palese: la dicitura, nella testata in alto, “Camera dei Diputadi”. Una spagnolizzazione di “Camera dei Deputati”. E “in tutte queste schede chiaramente fasulle, il segno ‘x’ che esprimeva il voto sarebbe stato affisso sullo stesso partito e con la stessa preferenza”, hanno spiegato, in coro, Mario Borghese e Ricardo Merlo del Maie.
I due parlamentari sono intervenuti ieri, in conferenza stampa alla Camera dei Deputati, insieme con Eugenio Marino e Fabio Porta (Pd) e l’esponente del centrodestra Marcelo Bomrad (Lega), proprio per fare il punto sulla situazione. Attenzione però. Quella andata in scena nelle stanze di Montecitorio, ci hanno tenuto a precisare gli “onorevoli”, non è stata una conferenza di “denuncia”, bensì di “racconto”. O, meglio, un momento per “riferire quello che è stato visto domenica durante lo spoglio delle schede elettorali provenienti dagli italiani nel mondo”, così da “portare alla luce i tentativi di brogli elettorali”, senza però lanciare accuse precise contro chicchessia. Insomma: “non si tratta di dare la caccia alle streghe, bensì di schierarsi a difesa del sistema democratico”, ha spiegato, non a caso, Marino. “Servono aggiornamenti e correttivi. Maggioranza e opposizioni devono intervenire per diminuire rischi di brogli che sono sempre stati provati” ha concluso l’esponente dem.
Sull’episodio è intervenuto anche l’onorevole Eugenio Sangregorio dell'Usei (Unione sudamericana emigrati italiani) il quale ha presentato una denuncia ai carabinieri di Roma proprio per fare piena chiarezza sull’accaduto. Sangregorio ha chiesto la riapertura delle schede scrutinate (per le località argentine di Rosario e la Plata). Nella denuncia l’onorevole non ha escluso che i presunti brogli possano essere stati opera di suoi antagonisti politici. Per questo ha scelto di affidarsi alla magistratura perché “scopra l’identità degli eventuali responsabili”.
“Qualcuno mi ha voluto danneggiare, imputandomi della responsabilità della dicitura sbagliata su alcune schede con il mio nome” ha sbottato Sangregorio. Ma ovviamente non possiamo dimenticare quanto accaduto in Uruguay, dove il presidente del Comites Aldo Lamorte ha girato un video per spiegare ai connazionali come si votava: peccato però che in mano aveva un foglio elettorale non a lui intestato, ma a una donna. Una cosa di una gravità così grande che ci ha portato a denunciare il tutto alla Procura della Repubblica… mentre l’Ambasciata guidata da Iannuzzi fa finta di niente, come se nulla fosse successo, come se tutto fosse consentito. Sospensione di Lamorte? Figuriamoci… andiamo avanti così.