di Alessandro Camilli
I maggiori quotidiani italiani riportano stamane 29 settembre in titoli e testi la richiesta, secca anche se non ultimativa, che sarebbe venuta dalla Lega, anzi da Matteo Salvini faccia a faccia con Giorgia Meloni: o Salvini ministro degli Interni oppure nessun ministro della Lega nel governo Meloni e solo appoggio esterno della Lega al governo che si sta formando. Una quasi fake news. Il Fake un ottimo motivo. Il Quasi per una ragione profonda.
Vero è che l'esperienza ha offerto esempi di altissima insipienza da parte del ceto politico, vero è che la professionalità dei leader e dei gruppi dirigenti è spesso immaginaria e solo immaginata, vero è che scelte evidentemente auto lesioniste i partiti ne fanno e ne rifanno, vero è che la tossicodipendenza dal consenso, elettorale e non, fa spesso dei leader e cerchi attorno a loro delle entità non lucide, non in grado di intendere...Ma buttare nel water la vittoria elettorale neanche una settimana dopo le elezioni è al di là della portata anche di...chiunque!
Il patto di ferro, il patto elettorale, la vittoria, la Destra che finalmente comanda e tutto questo sporcarlo, anzi romperlo, sprecarlo, calpestarlo con una rottura politica e addirittura sancirlo con un appoggio esterno al governo Meloni, l'appoggio esterno al governo che è un po' come vivere da separati in casa in attesa del giorno del divorzio. Letteralmente impensabile. La notizia dell'ultimatum della Lega (o Salvini al Viminale o appoggio esterno al governo) è in questa forma e misura una fake. Se non lo fosse, saremmo alla camicia di forza necessaria per chi dovesse rendere la notizia un fatto reale.
Perché lì il Capitano meglio di no - Perché c'è la guerra. Quale guerra, che c'entra la guerra? La guerra di Putin contro l'Occidente. Contro la Ue, la Nato, gli Usa. La guerra che Putin ha aperto con la battaglia d'Ucraina e che già da tempo è cosa più vasta. La guerra che sarà lunga. La guerra che il Papa già chiama terza guerra mondiale. La guerra che si allarga e approfondisce al punto di inquietare anche Cina e India che Occidente non sono e con l'Occidente non stanno. La guerra che è già infrastrutture sottomarine che vengono fatte esplodere, oggi gasdotti domani altri cavi vitali per economia e comunicazioni. La guerra dove la parola nucleare associata ad arma è all'ordine del giorno del possibile. La guerra al cui tempo nulla può essere e nulla già è come prima, anche se fortissimo è l'istinto, ingannevole, a far come se tutto come prima fosse. Sul Capitano, nome di battaglia politica di Matteo Salvini, grava un sospetto.
Anzi meno di un sospetto e al tempo stesso qualcosa in più di un sospetto: la Lega e Salvini hanno a suo tempo sottoscritto accordi politici con il partito di Putin e con Putin stesso. Anche se ora fosse tutto cancellato dalla gigantesca spugna dei fatti (Salvini: "Su Putin dopo la guerra ho cambiato idea"), un ministero come quello degli Interni, il ministero dell'ordine pubblico e anche dei servizi e dei dossier, un ministero che lavora spesso in osmosi con quello della Difesa, un ministero così a Salvini, qui e oggi, meglio di no. Meglio per la Meloni, il governo, l'Italia e meglio anche per Salvini. Se lo capisce. Ed è questa la profonda ragione per cui la notizia fake dell'ultimatum leghista alla Meloni ha però un suo quasi, anzi un suo perché.