DI STEFANO GHIONNI

E ora? Che ne sarà degli italiani all'estero? C'è speranza per le migliaia e migliaia di nostri concittadini che hanno scelto di vivere e lavorare oltre i confini dello Stivale, pur senza recidere il cordone ombelicale che li tiene ancora avvinti al focolare domestico? La domanda, per dirla con altre parole, è di quelle scontate: il nuovo governo di centrodestra uscito dal verdetto insindacabile dell'urna, penserà agli italiani sparpagliati ai quattro angoli del globo? Ci sarà un Ministero tutto per loro - come promesso in campagna elettorale - oppure, come speriamo non accada, i circa 6 milioni e passa di "forestieri" con lo Stellone (simbolo della Repubblica italiana) sulla carta d'identità e il tricolore nel cuore, continueranno ad essere bellamente ignorati, come accaduto finora?
Parliamoci chiaro, fuor di metafora. Il Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie fin qui perseguite da Luigi Maria Vignali non sembrano assolutamente in grado di garantire una copertura adeguata, se è vero - come pare sia vero - che nessuno ai piani alti si è accorto dei presunti brogli elettorali segnalati in Sud-America (in particolare nelle città argentine di La Plata e Rosario) dove ben 25mila schede (non proprio bruscolini!) sono finite sotto la lente d'ingrandimento perché "taroccate" a tal punto da portare in seno due vizi importanti e rilevanti: un colore leggermente diverso rispetto a quello delle schede reali e la dicitura, nella testata in alto, "Camera dei Diputadi", spagnolizzazione dell'italianissimo "Camera dei Deputati". Per non parlare di quanto accaduto proprio qui in Uruguay, dove l'ex  presidente del Comites e consigliere del Cgie Aldo Lamorte 'armeggiava' con una scheda elettorale intestata a una donna e non la sua personale per fare vedere come si doveva votare. E qui la domanda sorge spontanea: ne aveva anche altre a propria disposizione? Ebbene: come è possibile che accada ciò, sempre ammesso che realmente di falsi si tratti per quel che riguarda l'Argentina (ma questo saranno le indagini ad appurarlo), lasciarsi sfuggire una cosa del genere, tra l'altro non nuova quando si parla di voto all'estero?
Insomma: occorre ben altro per curare e tutelare i tanti nostri connazionali che vivono lontani dall'Italia. E allora perché - lo suggeriamo a Giorgia Meloni - non pensare a Roberto Menia, delfino di Tremaglia, attuale capo del Dipartimento italiani nel mondo di Fdi  che nel 2012 è stato eletto segretario generale del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, associazione internazionale - anche questo segnaliamo alla Meloni - fondata proprio da Mirko Tremaglia, storico protagonista e parlamentare prima del Msi-Dn, poi di Alleanza Nazionale, partiti nei quali è nata e si è formata l'attuale leader di FdI?
Perché non ricorrere a chi da oltre vent'anni si sta adoperando per difendere i diritti degli italiani residenti all'estero? Non sfuggirà alla Meloni che alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre scorso Menia è stato candidato per il Senato come capolista di Fratelli d'Italia nel plurinominale della Liguria risultando eletto. Bene farebbe allora la futura premier a puntare su di lui inserendolo nella lista dei ministri. Siamo certi che la vasta comunità degli italiani all'estero - compresa quella di colore politico opposto - apprezzerà..
Meloni, per favore, ci pensi....