di Silvana Mangione
Continua la triste Historia del Consigliere con molte macchie e nessuna paura, che prosegue imperterrito nel mantenimento di non tre, ma quattro, scranni, perché è Consigliere e Vice Presidente del Com.It.Es., Consigliere del CGIE e deputato supplente del Parlamento uruguaiano. Vi aggiorno sugli sviluppi. I Consiglieri di minoranza del Com.It.Es. hanno chiesto la convocazione di una riunione straordinaria per discutere la situazione di infrazione di leggi che perdura. La riunione è stata indetta il 4 ottobre con la seguente nota ufficiale:
"Gentili Consiglieri,
siete convocati per una nuova seduta plenaria del COMITES, che avrá luogo il giorno 11 Ottobre 2022 alle ore 18:30.
Ordine del Giorno:
1) Fatti di pubblica notorietá alle elezioni politiche
2) Varie ed eventuali.
Cordiali saluti.
Pascual Micucci.
Presidente COMITES"
In altre realtà e in altre condizioni, l'unico punto all'ordine del giorno, il cui testo è stato attentamente compilato da qualcuno che mastica il linguaggio legale e quello della diplomazia, farebbe presagire due cose. Prima di tutto dovrebbe esserci la disamina di quanto ha fatto il Consigliere e Vice Presidente Com.It.Es., Consigliere CGIE, nonché deputato supplente per il Parlamento uruguaiano, Aldo La Morte, in occasione delle elezioni politiche del 25 settembre, filmando e postando sui social se stesso mentre mostra come votare sulla scheda di un'altra persona, documentando in questo modo un flagrante reato.
Dovrebbero susseguirsi gli interventi di tutti i Consiglieri, a ognuno dei quali, compresi quelli di minoranza, dovrebbe essere concesso di parlare serenamente, senza essere interrotti né sopraffatti dalle voci di una maggioranza ormai appecoronata a oltranza in difesa dell'indifendibile La Morte. Ricoprire la carica di Consigliere del Com.It.Es., infatti, impone altri vincoli di comportamento sanciti dalla legge, i più importanti dei quali sono quelli della trasparenza, della protezione della normativa italiana, della presa di posizione contro qualunque reato eventualmente commesso da uno degli eletti.
La connivenza con chi agisce o ha agito in modo illegittimo presenta il fianco agli estremi della correità, certamente morale, ove non sia anche punibile dalla legge. Chi protegge con il silenzio la copertura di atti esecrabili, di cui si hanno le prove, è personalmente correo. Anche se le leggi istitutive di Com.It.Es. e CGIE non prevedono che all'atto dell'insediamento gli eletti giurino di mantener fede alla Costituzione, tuttavia dettano il dovuto rispetto della normativa nazionale e locale e, nel caso del CGIE, l'aderenza ai principi affermati dagli articoli 3 e 35 della Costituzione.
Ricordiamoli. Articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Ergo, il divieto imposto dai comportamenti di qualcuno, con riguardo alla libera espressione delle proprie idee all'interno di un consesso di rappresentanza elettiva, costituisce di per sé una grave infrazione costituzionale. L'articolo 35, dopo aver fissato i termini della tutela del lavoro e dell'impegno a curare la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori, sancisce che la Repubblica: "Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale".
Consentitemi un bel ricordo. Per molti anni, nel sistema scolastico italiano, alle Scuole superiori si studiava "Educazione civica", vale a dire la lettura e il commento della Costituzione più bella e completa del mondo, quella italiana. Ne uscivamo preparati a svolgere la nostra opera di cittadini a favore della libertà e della democrazia dello Stato con chiarezza di intenti. Il CGIE ha più volte invocato che tali corsi siano reintrodotti nelle scuole e ha chiesto a RAI Italia di mandare in onda una rubrica che spieghi con parole semplici (non attraverso i troppo dotti interventi dei costituzionalisti) a che cosa si ispira e che cosa garantisce la nostra legge suprema, spesso messa in pericolo di stravolgimenti, finora impediti dal veto popolare nei referendum.
Torniamo a noi e alla prossima riunione del Com.It.Es. di Montevideo. Auspichiamo intensamente che i lavori del Com.It.Es., l'11 ottobre, siano doverosamente aperti al pubblico e alla stampa, in nome della trasparenza, e siano presenziati dall'autorità consolare a garanzia del rispetto delle leggi. La nostra più fervida speranza, sebbene contraria a ogni segnale ricevuto finora, è che il Consigliere e Vice Presidente Com.It.Es., Consigliere CGIE, nonché deputato supplente per il Parlamento uruguaiano, Aldo La Morte, offra formalmente le sue dimissioni irrevocabili da tutte le cariche italiane, per meglio affrontare il processo cui sarà sottoposto in virtù della denuncia di reato in flagranza, già presentata, e delle altre prese di posizione che stanno per aggiungersi. Se non lo farà, il nostro profondo augurio alla grande comunità italiana e italodiscendente dell'Uruguay è che il Com.It.Es. stesso abbia il coraggio di vivere all'altezza dell'incarico ricevuto.
Per inquadrare fino in fondo la realtà, citiamo alcuni numeri. Alle ultime elezioni del Com.It.Es. i cittadini italiani che vivono in Uruguay erano circa 130.000, i potenziali votanti 94.255, gli optanti iscritti al voto 4.691, i votanti 3.624 e le schede valide soltanto 3.004. Da questi dati deriva una constatazione obbligata: l'attuale Com.It.Es., sebbene eletto ai sensi di legge, è stato scelto da una piccolissima minoranza di aventi diritto, forse perché non c'è stata una capillare informazione ufficiale forse da parte delle stesse autorità preposte alla preparazione e gestione delle elezioni.
La comunità italo-uruguaiana, che ho conosciuto durante una permanenza a Montevideo per insegnare un corso sull'emigrazione, è meravigliosa, ricca di amore per il dialogo, forte protettrice del suo passato di successi e del suo futuro di proiezioni ancora più importanti per l'intero Paese, che ha aiutato a costruire, sia in senso concreto che nel contributo allo sviluppo della sua economia, della sua cultura, dell'attenzione alla cura del sociale e dell'esercizio della democrazia. Per tutte queste ragioni non crediamo che voglia essere condannata a farsi identificare e rappresentare a livello locale e internazionale attraverso la figura di un accumulatore di cariche, che non ha il senso dei limiti imposti dal diritto e dei doveri assunti attraverso elezioni e nomine.Speriamo che chi ha il potere di sanare questa situazione ci ascolti al più presto.