L'OSSERVATORIO ITALIANO
di Anonimo Napoletano
Il divario tra Nord e Sud aumenta, manco a dirlo, nel silenzio totale di quasi tutti i partiti durante la recente campagna elettorale. Il gap tutto italiano tra Meridione e Settentrione non interessa a molti politici, tanto che nei programmi elettorali non se ne trova traccia, se si esclude la sola misura assistenziale del reddito di cittadinanza su cui tutti si sono accapigliati. Tocca all'Istat come sempre mettere invece il dito nella piaga. Aspettative di vita, occupazione, reddito, istruzione, sanità pubblica, sono tutti ambiti in cui il Nord ha numeri molto migliori del Sud. E l'istituto nazionale di statistica lo ha ribadito con l'aggiornamento annuale degli indici di “benessere equo e sostenibile dei territori”.
Nonostante le diverse dinamiche osservate nella congiuntura negativa da Covid-19, nei domini salute, istruzione, lavoro e benessere economico le distanze restano marcate e si accentuano in particolare per la speranza di vita e il reddito dei lavoratori dipendenti, indicatori che tra il pre e il post pandemia segnano un chiaro arretramento dei livelli di benessere per la generalità delle province del Mezzogiorno con il conseguente ampliarsi del divario con il Centro-nord.
Il divario più eclatante è quello dell'aspettativa di vita. Al Sud è di un anno e sette mesi inferiore rispetto al Nord. Un bambini nato nel 2021 al di sopra del Tevere ha un'aspettativa d vita di 82,9 anni, mentre un neonato del Mezzogiorno può aspettarsi di vivere in media fino a 81,3 anni. Ultima è la Campania, dove l'aspettativa di vita è ferma a 80,2 anni. Nel 2020 questi dati erano molto diversi perché la pandemia di Covid ha colpito più duramente le province del Nord, come ad esempio Bergamo. Ma nel 2021 loro hanno recuperato tantissimo, mentre il Meridione ha perso terreno. Bergamo è passata, per esempio, dal 106esimo posto a 13esimo, tra le province italiane, per aspettativa di vita.
Il gravissimo gap tra le aree del Paese si evidenzia anche nell'istruzione: nell'anno scolastico 21/22 se in media in Italia il 43,6% degli studenti di terza media aveva una competenza numerica non adeguata, al Nord la percentuale si attestata al 35,8% in crescita di 1,2 punti rispetto all'anno precedente anche se in calo di 4,5 punti rispetto al 2018/2019 prima dell'inizio della pandemia. La percentuale degli studenti in difficoltà con la matematica era al 60% al Sud (migliora di 1,6 punti sul 20/21) e al 40% al Centro. La situazione è critica a Crotone (69,5%), Agrigento e Palermo con la percentuale degli studenti con carenze in matematica che supera largamente i due terzi.
Il divario tra Nord e Sud è pesantissimo per quanto riguarda gli indici di occupazione, ma va segnalato che si è ridotto rispetto all'anno precedente. Il tasso di occupazione in media totale dell'intera nazione, nella popolazione tra i 20 e i 64 anni, nel 2021 è salito di 0,8 punti, fino al 62,7%. Ma la provincia con il più alto tasso di occupazione (Bolzano) conta sul 75,8% di occupati, mentre quella con il tasso più basso (Caltanissetta) è ferma ad appena il 40,8%. Una differenza di ben 35 punti percentuali. Però nel 2019 questa differenza era di 40,5 punti percentuali. Male quasi come Caltanissetta ci sono Napoli (41% di occupati), Crotone (41,2%), Catania (42,5%) e in generale tutta la Calabria, la Campania, la Sicilia e la Puglia con le sole eccezioni di Ragusa, Avellino e Bari.
Non solo. Quei fortunati che al Sud hanno una occupazione, guadagnano molto meno dei colleghi del Nord, anche se il livello medio generale è peggiorato nel 2021 un po' in tutto il Paese. La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti nel 2020 nella provincia di Milano era di 29.631 euro, 2,7 volte quello di un lavoratore dipendente di Vibo Valentia. Nel 2021 il reddito si è ridotto del 6% a livello nazionale ma la flessione è stata mediamente più contenuta al Nord (-5%) rispetto al Mezzogiorno (-8%), dove peraltro i livelli iniziali erano già più bassi in partenza.
Anche sulle scuole accessibili ai disabili gli abitanti del Sud sono penalizzati con appena il 27,7% degli edifici adeguati (29,8% nelle Isole) a fronte del 38% al Nord. Per la sanità continua la migrazione ospedaliera, i cosiddetti “viaggi della speranza”, anche se su questo i dati sono fermi al 2020 e sono viziati dall'esplosione della pandemia con il conseguente impossibilità di spostarsi tra regioni per alcuni mesi. Nonostante la riduzione complessiva dei ricoveri (-17% la media italiana, -21% nel Mezzogiorno) le differenze territoriali restano grandi con l'11,4% dei ricoverati residenti nel Sud che si è spostato per motivi di cura a fronte del 5,6% dei residenti nel Nord.
Fermi al 2020 sono anche i dati sulla mobilità dei giovani laureati con una perdita netta per l'Italia di 5,4 giovani laureati ogni mille cittadini della stessa età (25-39 anni) e lo stesso livello di istruzione (4,9 nel 2019). Ma se il saldo con l'estero resta negativo in tutte le province italiane al Centro-Nord è più che compensato dai flussi migratori interni.