di Massimiliano Di Pace
Il fatto che il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, invitasse i propri concittadini a pregare per Putin, in occasione del suo 70° compleanno, che si è celebrato il 7 ottobre, per di più per ben 2 giorni, la dice lunga su come negli ultimi giorni la situazione del Presidente russo si stia improvvisamente deteriorando, tra l'altro proprio all'indomani della celebrata (quanto irreale) annessione di 4 regioni ucraine, il 30 settembre scorso. L'attacco che all'alba ha colpito il ponte che collega la Russia alla Crimea- fulcro simbolico e logistico del progetto imperiale di Putin sull'Ucraina - è la ciliegina su una torta dal sapore amarissimo.
Il deterioramento della situazione è visibile negli stessi media russi, fino a qualche giorno fa granitici di fronte alle incursioni della realtà, ed impermeabili a qualsiasi evidenza fattuale e logica, che cominciano invece ora a pubblicare notizie ed informazioni, che suonano come critiche alle forze armate russe, circostanza che, non bisogna dimenticarlo, costituisce un reato in Russia, ai sensi della legge 32-FZ del 4 marzo 2022, la quale ha riformulato nel codice penale della Federazione Russa l'art. 207, il quale prevede, in caso di "Diffusione pubblica di informazioni deliberatamente false sull'uso delle forze armate della Federazione Russa", una pena con i lavori forzati fino a 3 anni, e il pagamento di una multa fino a 25.000 euro, sanzioni che possono diventare 10 anni di prigione e 80.000 euro in caso di aggravanti (es. farlo per motivi egoistici!!).
Sia chiaro, ancora nessuno si arrischia a criticare Putin, ma sono ormai tante le notizie, rese pubbliche anche dai siti di importanti giornali, come Izvestia e Kommersant (che rinviano a siti di notizie), in cui si mettono in evidenza errori e situazioni paradossali. E' il caso di precisare che in Russia molte notizie fresche sono pubblicate su Telegram, da cui prendono spunto poi una ventina di siti internet informativi, alcuni dei quali, pur non potendosi considerare di opposizione, non nascondono più notizie che un tempo erano considerate scomode.
Un interessante esempio di questo tipo viene dal sito informativo russo Ridus, che ha pubblicato negli ultimi giorni notizie, che era difficile immaginare di poter leggere anche fino a una settimana fa. Tra queste non si può non citare la circostanza, pubblicata da Ridus il 3 ottobre scorso, che un uomo quasi cieco era stato reclutato a Vladivostok. Si tratta di Ivan Pavlenko, 42 anni (non certo un giovanotto), che si è presentato all'ufficio reclutamento per segnalare (prima che gli arrivasse la chiamata) che era cieco da un occhio, e malmesso con l'altro occhio; risultato: gli hanno dato seduta stante la chiamata alle armi. La moglie ha poi raccontato che lo hanno portato via (buon per gli Ucraini, visto che un soldato del genere ha più probabilità di fare fuori i propri commilitoni piuttosto che i nemici).
A rincarare la dose, è intervenuto un altro articolo pubblicato da questa fonte quello stesso giorno, secondo cui 2 reclute erano morte nel centro di addestramento di Yelan, uno per infarto, l'altro per suicidio, e questo lo ha comunicato alla redazione nientemeno che il deputato della Duma Maxim Sverdlovsk! E non si può non giudicare implicitamente critico il richiamo fatto dal redattore dell'articolo che il Capo di Stato russo aveva sottolineato che sarebbero stati chiamati coloro che avevano già prestato servizio militare, ed in possesso di competenze e attitudini militari. D'altronde, a confermare che le sottintese critiche non erano fuori luogo, interveniva un'altra notizia, ossia che il commissario militare di Khabarovsk, Yuri Laiko, era stato rimosso per il fatto che metà dei reclutati si erano dimostrati inidonei rispetto ai criteri indicati dal Presidente russo. Il sito Ridus faceva notare che questo non era un caso isolato, visto che il governatore della regione di Magadan, Sergei Nosov, aveva rimosso il locale commissario militare, Sergei Baranovsky, a causa di "problemi della mobilitazione".
Ma queste notizie hanno fatto seguito ad altre inquietanti per opposte ragioni.
Il 30 settembre sempre il sito Ridus aveva richiamato l'attenzione sul fatto che un residente di San Pietroburgo, Danil Bakalinsky, aveva fatto causa in Tribunale contro la commissione per la mobilitazione e il commissariato del distretto militare, per essere stato chiamato alle armi il 22 settembre (il giorno dopo l'annuncio di Putin), essendo un pacifista, e chiedendo di svolgere un servizio civile! Il sito si è limitato però a ricordare che per ora l'istanza non era stata ancora accettata. Il 2 ottobre, sempre Ridus segnalava invece che 180 cittadini russi, che erano al confine diretti in Georgia, erano stati citati in giudizio per retinenza alla leva, probabilmente (immagino io) perché non avevano soldi sufficienti per corrompere le guardie russe (meccanismo assolutamente normale in Russia).
Molto più esplicitamente critica è la valutazione di un esperto militare, Vladislav Shurygin, resa nota dal sito russo di notizie Rzn.info il 3 ottobre, secondo cui, considerato che il fronte è di circa 1.000 km, e che un battaglione di 500 soldati può proteggere un territorio di 3 x 5 km, servirebbero 200 battaglioni, ossia solo 100.000 soldati per semplicemente tentare di tenere le posizioni, ma tenuto conto delle dimensioni dell'esercito ucraino, e della necessità di altre forze per artiglieria, supporto, ricognizione, secondo questo esperto ce ne vorrebbero almeno 300.000 (numero che conferma le ragioni della dimensione della prima "parziale" mobilitazione). L'esperto aggiunge però che è necessario che ci siano riserve per la rotazione, e per stare sicuri, bisognerebbe poter contare almeno su altre 500.000 unità, numero che porterebbe il totale a 850.000 soldati. Insomma, secondo questo esperto militare non basterà l'ondata attuale di mobilitazione, ma ce ne vorranno altre (notizia evidentemente non rassicurante...).
Che il muro di silenzio ed obbedienza si stia sgretolando nel pianeta dei media russi è provato dal rimprovero, fatto pubblicamente il 5 ottobre, dal presidente della commissione per la difesa della Duma, Andrey Kartapolov, al Ministero della Difesa russo (ed ampiamente ripreso dai media) sul fatto che "la qualità dell'informazione deve migliorare", ovvero di smetterla di dire bugie. Perfino Rossia Today, canale tv russo sottoposto a sanzioni dall'Europa, pur mettendo nel titolo della notizia che Russia e Bielorussia sono impegnate a cooperare militarmente, ha dovuto precisare che Minsk non intende attaccare l'Ucraina.
Sembra ormai che ci sia una sorta di libera tutti, come conferma che anche notizie di disfatte militari inizino a circolare, come prova l'informazione pubblicata il 3 ottobre dal sito russo M24.ru, secondo cui l'esercito ucraino aveva sfondato le linee difensive russe nell'area di Zolotaya Balka e Aleksadrovka, circostanza ammessa dallo stesso Ministero della Difesa russo. In tutto questo suscita una certa ilarità leggere la notizia del sito Fontanka.ru, pubblicata il 21 settembre, dopo l'annuncio di Putin sulla mobilitazione, che ricorda che ai cittadini mobilitati sarà riconosciuto lo stesso stipendio dei militari di carriera, che va da un minimo mensile di 5.794 rubli (circa 100 euro al tasso ufficiale) ad un massimo di 31.284 rubli (circa 500 euro), caso mai diventassero generali. Ci sono ovviamente diverse integrazioni, che potrebbero far raddoppiare quegli importi, e sono previsti anche premi per la distruzione di sistemi d'arma nemici (sebbene sia difficile immaginare che il merito possa essere riconosciuto ad uno specifico militare nel caos della battaglia).
Confortante per le nuove reclute è anche la notizia, pubblicata dal quotidiano Kommersant il 6 ottobre, secondo cui Turkish Airlines (di fatto la nuova compagnia di bandiera russa, essendo gli aerei di Aeroflot non più utilizzabili con sicurezza), si è impegnata a restituire i soldi ai russi chiamati alle armi, pur in possesso di un biglietto della compagnia aerea (che non hanno fatto in tempo ad utilizzare...). Ma mettendo da parte le notizie sui "vantaggi" per i "mobilizzati", suscita una certa sorpresa leggere un articolo comparso sul sito di Ura.news, il 5 ottobre, secondo cui vanno respinte le critiche dei miliziani Ramzan Kadyrov, capo della Cecenia (e dei ceceni), e Yevgeny Prigozhin, fondatore della Wagner, un'associazione non propriamente di boy scout, nei confronti dello Stato maggiore delle forze armate russe e dello stesso Ministero della difesa russo, che potrebbero avere effetti demoralizzanti, senza contare che non hanno un ruolo che gli permette di esternare queste critiche.
Che il clima stia (inopinatamente) cambiando in Russia si vede non solo dal contenuto delle notizie che vengono pubblicate, non immaginabili neppure 2 settimane fa, quanto dall'improvvisa nuova morbidezza del Cremlino, sulla precedente minaccia nucleare, sottolineata dalla frase "questo non è un bluff" il 21 settembre scorso. E' probabile che altrettanto abbiano detto le autorità diplomatiche americane, che nei giorni dell'assemblea generale dell'Onu avevano fatto sapere ai russi, come annunciato dalla Bbc, che cosa sarebbe successo in caso di uso di un'arma nucleare da parte della Russia.
Non è dato sapere quale sia stata la contro-minaccia, ma è probabile che sia stata considerata seria e realistica dai vertici dello Stato russo, tanto che ora Putin e compagnia hanno subito smorzato gli inviti all'uso dell'arsenale atomico che viene da quei pasdaran (ceceni e Wagner) che lo stesso Putin aveva coinvolto, nella speranza di chiudere rapidamente e positivamente l'assalto all'Ucraina. Certo è che, senza l'arma nucleare, sarà difficile immaginare un futuro di successi militari per la Russia, in quanto ora verranno via via impiegate forze che non hanno nessuna volontà di combattere, né attitudine e preparazione per farlo.
In conclusione, i fatti sembrano smentire i roboanti discorsi di Putin delle ultime settimane, e comunque vadano le cose, difficilmente la Russia potrà vantare una "vittoria" piena, per cui tutto lascia immaginare che quello di ieri sarà stato un ben triste compleanno per Vladimir.