di Angela Mauro
"La natura della guerra è profondamente cambiata". Lo ammette persino Emmanuel Macron, che nei mesi scorsi da quando Putin ha invaso l'Ucraina non ha passato un giorno senza pensare a come intavolare un negoziato. Non a caso, il presidente francese è tra i primi leader contattati da Volodymyr Zelensky stamane, dopo l'amara scoperta sulla nuova escalation russa, con i bombardamenti sulla capitale e altre città.
Stavolta il presidente ucraino cerca il massimo sostegno per difendere il suo paese e contrattaccare. Kiev chiede una difesa aerea più robusta, con missili di lunga gittata. Gli Stati Uniti non vorrebbero cedere nel timore di estendere il conflitto, cosa che finora sono riusciti a fare insieme a tutti gli alleati Nato. In serata Zelensky e Biden si sono anche sentiti per telefono: il leader ucraino ha spiegato che "la difesa aerea è attualmente la priorità numero 1", il presidente americano ha risposto promettendo la fornitura di "sistemi avanzati di difesa aerea". Nessuna promessa, per ora, invece riguardo ai missili di più lunga gittata. Ma il nuovo tornante, la nuova faccia della guerra di cui parla Macron, apre nuovi-vecchi interrogativi nel fronte occidentale, mentre l'Ue si divide ancora su Mosca, con Orban sempre più schierato con il Cremlino, e con la Bielorussia che si aggiunge al fronte dei nemici d'occidente, accusando l'Ucraina di pianificare un attacco sul suo territorio. A Bruxelles sono invece convinti che Lukashenko abbia messo a disposizione il suo territorio per il lancio dei missili di Putin.
Interrogativi 'vecchi' perché si ripropongono dall'inizio del conflitto, ad ogni nuova escalation. Della serie: fin dove è consentito spingersi nel sostegno militare a Kiev senza rischiare una guerra nucleare? Più il conflitto continua, più i rischi aumentano. Con i missili lanciati alla volta di Kiev, che hanno colpito il consolato tedesco e lambito il palazzo della presidenza ucraina, Putin porta indietro le lancette della guerra. La capitale non veniva bombardata da giugno. La scelta di tornare lì e anche nelle altre città della zona ovest del paese riavvolge il nastro del conflitto in una nuova spirale, più pericolosa di quella di febbraio.
Gli Usa riflettono. Il segretario di Stato Antony Blinken ribadisce "il sostegno americano all'Ucraina" in una telefonata stamane con il ministro degli Esteri Dmitro Kuleba, parla di "orribili attacchi" da parte di Putin e sottolinea: "Continueremo a fornire assistenza economica, umanitaria e di sicurezza in modo che l'Ucraina possa difendersi e prendersi cura della sua gente". Stessa posizione ribadita dal suo presidente poco dopo. "Gli Stati Uniti condannano fermamente gli attacchi missilistici della Russia oggi in Ucraina. Questi attacchi hanno ucciso e ferito civili e distrutto obiettivi senza scopo militare e mostrano ancora una volta l'assoluta brutalità della guerra illegale di Putin al popolo ucraino", dice Joe Biden in una nota. "Questi attacchi non fanno che rafforzare ulteriormente il nostro impegno a stare con il popolo ucraino per tutto il tempo necessario". Ma gli attacchi di oggi colgono l'amministrazione Biden nel tentativo di rimediare alle parole del presidente sulla "Armageddon" nucleare: esagerate, a rischio confronto diretto con Mosca. Del resto, gli americani non hanno nemmeno commentato l'attacco al Ponte di Kerch, in Crimea, la mossa che si pensa abbia innescato l'offensiva di oggi.
Se a Washington pesano il dafarsi, anche a Bruxelles l'offensiva coglie tutti di sorpresa. Il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders è addirittura a Kiev quando la città viene bombardata. Anche lui si ripara in un bunker, insieme a tutta la delegazione. La capitale era considerata meta più o meno 'sicura', tanto che negli ultimi mesi è stato spesso visitata da esponenti delle istituzioni europee e leader nazionali. Non lo è più. L'Alto rappresentante per la politica Estera Josep Borrell si dice "profondamente scioccato". "Atti del genere non hanno spazio nel ventunesimo secolo - twitta dopo un colloquio con il ministro ucraino Kuleba - Un ulteriore sostegno militare all'Ucraina da parte dell'Ue è in arrivo".
Lo chiedono i paesi baltici, la Polonia e anche la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. "Quello che dobbiamo fare è consegnare un sistema di difesa da parte degli alleati così che gli ucraini possano proteggere le proprie città e i propri cittadini perché l'escalation della Russia sta colpendo i civili", dice la premier estone Kaja Kallas, che oggi riceve a Riga la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Insieme si recano in visita al confine con la Russia. "Sono scioccata e sconvolta dal violento attacco a Kiev ed altre città ucraine - dice von der Leyen - La Russia ha mostrato ancora una volta al mondo per cosa si batte: terrore e brutalità. I responsabili devono essere tenuti a rispondere. So che gli ucraini non si faranno intimidire e loro sanno che noi staremo al loro al fianco per tutto il tempo necessario".
Più la guerra dura e si intensifica, più l'Ue si divide sul dafarsi. La pistola delle sanzioni è quasi scarica. La scorsa settimana, gli ambasciatori degli Stati membri hanno approvato l'ottavo pacchetto che contiene limitazioni all'import-export dalla Russia, allunga la lista degli oligarchi colpiti da misure restrittive e fissa un price cap al prezzo del petrolio, come richiesto dai G7 che dovrebbero incontrarsi domani per una riunione d'emergenza. Ma l'Opec ha già risposto tagliando la produzione e il prezzo del carburante è aumentato. "Il price cap non può che essere fluttuante, a seconda del mercato", ammette una fonte Ue. Significa che servirà a calmierare i prezzi ma non sarà risolutivo perché si scontra con le leggi di mercato che si dimostrano più forti di qualunque imposizione di prezzo.
Ma oltre a questo, ci sono altri due fattori che preoccupano le cancelliere: uno interno all'Ue, uno esterno. Quello interno riguarda Viktor Orban. Il premier ungherese continua a difendere i suoi legami con Mosca, ha dato l'ok all'ottavo pacchetto di sanzioni riservandosi di non applicarle "se danneggiano gli interessi dell'Ungheria", vuole convocare un referendum per rivedere le sanzioni sull'energia e ha concordato la costruzione di un nuovo oleodotto dalla Russia insieme al presidente serbo Aleksander Vucic, altro alleato di Putin. "Il nuovo oleodotto consentirà alla Serbia di essere rifornita di petrolio degli Urali, più economico, collegandolo all'oleodotto dell'Amicizia - spiega il portavoce di Orban Zoltan Kovacs - Attualmente l'approvvigionamento petrolifero del paese avviene in gran parte tramite attraverso la Croazia, ma è improbabile che ciò sia possibile in futuro a causa delle sanzioni adottate".
Oggi Orban è a Berlino per un colloquio con il cancelliere Olaf Scholz a proposito delle misure punitive contro Mosca. Ciò che è più 'curioso' è che ieri nella capitale tedesca, il premier ungherese ne ha parlato anche con l'ex cancelliera Angela Merkel, l'artefice della costruzione del Nord Stream e delle connessioni energetiche tra Germania e Russia, cioè tra Ue e Russia. Il colloquio è rimasto riservato.
Come se non bastasse, nel bel mezzo della nuova offensiva russa, il ministro ungherese degli Esteri Peter Szijjarto vola a Mosca per la 'Settimana russa dell'energia'. Giovedì il rappresentante di Budapest parteciperà ad un panel insieme al presidente di Gazprom Neft, Alexander Dyukov, oligarca che l'estate scorsa è stato privato dell'onorificenza dell'Ordine della Stella d'Italia per decisione del capo dello Stato Sergio Mattarella.
Il fattore esterno di preoccupazione è invece la scelta della Bielorussia di schierarsi apertamente con Putin, accusando l'Ucraina di pianificare attacchi contro il proprio territorio. "Sono accuse infondate e del tutto inaccettabili", dice Borrell nella telefonata con Kuleba. Quanto all'annuncio di Lukashenko di schierare un gruppo regionale di truppe bielorusse e russe, il capo della diplomazia europea esorta le autorità bielorusse "ad astenersi da qualsiasi ulteriore coinvolgimento in questa brutale impresa illegittima", cessando "immediatamente di consentire al territorio della Bielorussia di fungere da base di lancio per attacchi contro civili ucraini".
"Ho parlato con il Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha condannato gli orribili e indiscriminati attacchi della Russia alle infrastrutture civili in Ucraina. La Nato continuerà a sostenere il coraggioso popolo ucraino nella lotta contro l'aggressione del Cremlino per tutto il tempo necessario", dice il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg. Mercoledì a Bruxelles si riuniscono i ministri della Difesa della Nato. Mai come stavolta è necessario calcolare le mosse.