Gente d'Italia

Bisogna bere di più per vivere più a lungo

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L'acqua è essenziale per la vita, per la salute e per l'invecchiamento sano. L'acqua è così importante che il nostro corpo è in realtà uno specifico sistema di gestione della siccità in atto per prevenire la disidratazione e garantire la sopravvivenza. Tanto che, dicono gli esperti, quando insorge lo stimolo della sete, la disidratazione è già in corso.
Un semplice calo del 2% nella introduzione di acqua del nostro corpo può scatenare segni di disidratazione, quali confusione, disturbi della memoria a breve termine, difficoltà a fare semplici operazioni matematiche e a concentrarsi su caratteri più piccoli, come ad esempio lo schermo di un computer.

La disidratazione lieve è una delle più comuni cause di affaticamento durante il giorno. Si stima che il 75% degli italiani, abbiano una lieve disidratazione cronica, come purtroppo accade frequentemente nella popolazione anziana e nei soggetti fragili. Inoltre, negli anziani lo stimolo della sete è meno presente il che porta più spesso a deficit idrici.

La disidratazione cronica deriva spesso dalla mancanza della sete, uno stimolo che tende a decrescere con l'età e che impone quindi di 'ricordarsi' di bere. Inoltre negli anni i reni tendono a perdere la capacità e l'efficienza a trattenere l'acqua. Ma c'è di più perché molta dell'acqua del nostro organismo è contenuta nei muscoli che con l'età subiscono una diminuzione importante di massa. Quel fenomeno chiamato 'sarcopenia' e che legato a un aumento di debolezza e perdita di forza e mancata resilienza agli stressors esterni.

Dal momento che un adulto su tre di quelli con più di 60 anni soffre di una severa perdita di muscolo (così come rilevato da una review apparsa sulla rivista Age and Ageing nel 2014) ecco che siamo in presenza di condizioni che insieme rendono la disidratazione un fenomeno comune. Non va meglio se il soggetto è affetto da diabete non diagnosticato o non controllato, condizione che fa aumentare il volume urinario.

Bere da adulti è quindi un elemento cruciale: circa 8 bicchieri di acqua da sorseggiare nell'arco della giornata sono fondamentali per la promozione della salute e la prevenzione delle malattie. Studi documentano come l'assunzione quotidiana di acque ricche in calcio, bicarbonato e magnesio si associno a un alto indice di longevità, alla riduzione di mortalità da patologie cardiovascolari e a uno stato di benessere prolungato nel tempo. È verosimile che l'impatto alimentare di un'acqua di ricca di elementi specifici sia funzionale a ridurre il processo di inflammaging e deve essere considerata un vero e proprio alimento, dato il suo contenuto in micro e oligoelementi.

L'acqua può essere l'elemento che 'spegne il fuoco' dell'infiammazione cronica? L'ho chiesto a Claudio Franceschi, professore emerito all'Università di Bologna, intervenuto al Convegno Invecchiamento e longevità sana promosso dalla Fondazione Acqua: "L'invecchiamento in salute e la longevità dipendono in larga misura dal tipo di alimentazione e dall'attività fisica. A questo proposito nel progetto europeo NUAGE da me coordinato (che ha coinvolto 1300 persone anziane di 5 paesi europei quali Italia, Francia, Olanda, Gran Bretagna e Polonia) ho dimostrato che un anno di Dieta Mediterranea (MedDiet) fa diminuire il livello di inflammaging e ha effetti benefici su tutta una larga serie di parametri sia biochimici che fisici e cognitivi, incluso il ringiovanimento misurato con orologi molecolari basati sulla metilazione del DNA. Una caratteristica fondamentale della MedDiet è una adeguata e larga quantità di acqua giornaliera, fondamentale per l'esecuzione di fondamentali processi cellulari e molecolari".

Il corpo umano è composto mediamente di acqua per un 60%. In media, perché il quantitativo varia a seconda dell'età, dal 75-85% dei neonati al 50% degli anziani, e degli organi del corpo. La sua importanza biologica è tale che la quantità è maggiore dove è più alta l'attività metabolica: il cervello ne contiene il 95%, il sangue l'80%, i muscoli il 75%, la pelle il 70%, il tessuto connettivo il 60% e l'osso il 30%.

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