Con una mossa a sorpresa, il Pd si riprende la piazza. Quella pacifista, s’intende. Lo ha deciso in primis il segretario (dimissionario) Enrico Letta che ha detto sì alla grande manifestazione promossa dalla rete pace e disarmo per domani pomeriggio, davanti all’ambasciata russa. Lì, alle 18,30 in punto, i dem si ritroveranno per invocare lo stop alla guerra in Ucraina.
Lo faranno dopo aver protestato anche contro il regime iraniano a un mese esatto dall’arresto di Masha Amini, uccisa per non aver indossato correttamente il velo islamico. Quella di Roma sarà un’iniziativa apartitica, ma rivolta al centrosinistra. Oltre al Pd, infatti, ci sarà anche PiùEuropa, per avanzare specifiche richieste: il cessate il fuoco e il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio ucraino.
La mossa di Letta mira da un lato a ricompattare il partito democratico e dall'altro a frenare il tentativo dei grillini di appropriarsi di temi storicamente cari alla sinistra come, appunto, la battaglia pacifista. Tutto questo mentre, proprio ieri, Letta ha incontrato la pattuglia degli eletti dem in Parlamento. Al centro del faccia a faccia la trattativa sui nomi per i capigruppo.
In casa dem si prospetta una sfida tutta al femminile se si andrà verso la conferma di presidenti donne (come auspicato da Letta). Si parla, infatti, della riconferma di Simona Malpezzi al Senato (in alternativa a Valeria Valente o Anna Rossomando) mentre a Montecitorio, qualora Debora Serracchiani fosse eletta vicepresidente, si fanno i nomi di Anna Ascani e Marianna Madia.