Di Matteo Forciniti

I selfie con il presidente Luis Lacalle Pou, i comunicati di un partito politico e poi ancora tanti messaggi contro gli ambienti della sinistra. C'è tutto questo e altro ancora all'interno dei profili social di Omar Gaye che raccontano di una persona che sembra un militante del Partido Nacional. Ovviamente non ci sarebbe nulla di male in tutto questo ma il problema è che da questa persona sono passate le schede per le ultime elezioni italiane in Uruguay stampate dalla tipografia Imprimex che viene tradizionalmente contrattata dall'Ambasciata in ogni appuntamento elettorale. Ed è proprio grazie a un accordo con il Partido Nacional che ad Aldo Lamorte è stato dato un seggio come deputato supplente nel Parlamento uruguaiano, una delle tante poltrone accumulate da un lato all'altro dell'Oceano. Lo stesso Lamorte che alle elezioni italiane promuove il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero).

In base alle informazioni contenute nel suo profilo su Linkedin, Omar Gaye lavora per Imprimex dal 2005 occupando una posizione di primo piano all'interno dell'azienda -una delle più importanti del paese- fondata nel 1978 dai fratelli Rey: fino al 2011 è stato il responsabile della sezione flessografia mentre attualmente si occupa della gestione del bilancio. Insomma, non è uno qualunque, ha il suo peso nella tipografia.

Il suo orientamento politico lo si può intuire facilmente scorrendo i suoi profili social. "Rt se sei orgoglioso del nostro presidente Luis Lacalle Pou" pubblica su Twitter nel marzo del 2020 con una foto del presidente e l'hashtag #Yolovote. Anche su Facebook i contenuti sono simili: si scaglia duramente contro i movimenti di sinistra e i sindacati e, prima ancora, condivide diversi messaggi dei "blancos", comunicati ufficiali, foto e quant'altro.

Ripetiamolo ancora una volta a scanso di equivoci: ognuno ha il sacrosanto diritto di professare le sue idee come meglio crede e fare attività politica in una terra libera come l'Uruguay. Il punto non è questo, ci mancherebbe. L'anomalia sorge però quando a questa azienda lo Stato italiano affida (pagando profumatamente) un compito estremamente delicato che richiede massima trasparenza e segretezza anche alla luce dei tantissimi scandali avvenuti nella vergognosa storia del voto italiano all'estero. Il voto, come sappiamo, si svolge per corrispondenza e questo sistema non offre alcuna garanzia, alcuna sicurezza.

Uno degli ultimi scandali è stato quello che ha coinvolto Aldo Lamorte in Uruguay che si è filmato votando al posto di un'altra persona come abbiamo denunciato e che al momento è rimasto -incredibilmente- ancora impune grazie alla complicità del Comites. Come ha fatto Lamorte a ottenere un plico di un'altra persona? Chi gliel'ha dato? E poi, soprattutto, ci sono stati altri voti falsati in Uruguay?

 

Alla luce di questo panorama è doveroso farsi altre domande sulla tipografia Imprimex: l'azienda ha lavorato correttamente? Ha rispettato tutte le rigide clausole contrattuali stabilite con l'Ambasciata? Se esistesse, oltre a quello che è stato descritto, un legame ancora più accentuato con il Partido Nacional allora quale credibilità potrà avere questa tipografia al momento di stampare le schede per le elezioni italiane in cui partecipa anche una persona legata a questo partito uruguaiano?

A tre settimane di distanza dal voto a Montevideo tutto tace. L'Ambasciata ha deciso di prolungare questo silenzio assurdo anche di fronte alle legittime richieste di alcuni consiglieri del Comites. La rappresentanza diplomatica non ha fornito neanche la minima informazione su una tornata elettorale contestatissima e "clandestina" caratterizzata dal flop nella partecipazione che si è fermata al 22%.