di Gianni Del Vecchio
Del primo audio si può anche riderne, al netto del fastidio che si prova vedendo uno dei principali leader politici italiani che svela candidamente di aver riallacciato i rapporti con un personaggio che passerà alla storia come pluri-invasore e pluri-massacratore di civili. Basta immaginare Vladimir Putin scegliere le venti bottiglie di vodka e soprattutto vergare di suo pugno parole dolcissime all'amico macho Silvio Berlusconi; e poi immaginare il Cavaliere rispondere con altrettante bottiglie di sanguigno lambrusco e altrettante carezzine verbali, in una affettuosa bromance sublimata dal virgolettato di Silvio in cui si dice sicuro di essere "il primo dei cinque veri amici" dello zar russo. Scene che potrebbero essere figlie della fantasia di un regista come Paolo Sorrentino, buone per il sequel della saga Loro.
Sul secondo audio però c'è davvero poco da scherzare, lo scanzonato distacco con cui negli anni abbiamo ormai accolto tutte le stravaganze di Berlusconi - e sono state davvero tante, un breve compendio sarebbe comunque chilometrico - stavolta lascia il posto a un moto di rabbia e scoramento. Perché il secondo audio è quello più strettamente politico, quello in cui il Cav riscrive la storia e la genesi della guerra in Ucraina recitando a cantilena la nauseabonda propaganda putiniana. Il leader di Forza Italia prende per buona la ricostruzione russa del conflitto: è stato Zelensky ad aver stracciato gli accordi di Minsk, è stato Zelensky ad aver ripetutamente attaccato il Donbass, è stato Zelensky ad aver provocato 6-7mila morti, sono state le pseudo Repubbliche Indipendenti del Donbass ad aver invocato l'aiuto militare russo, è stato Putin a impedire una pulizia etnica per mano ucraine, è stato Putin a dover a malincuore inventarsi un'operazione militare speciale per rovesciare un regime corrotto e mettere al suo posto persone per bene, è stato l'Occidente a impedire che la guerra finisse in una sola settimana, è stato l'Occidente a dare armi e soldi agli ucraini per difendersi e così prolungare solamente agonia e sofferenze. Che capovolgimento della storia. Goebbels non avrebbe saputo fare di meglio, chapeau.
Il governo Meloni che nascerà fra pochi giorni avrà come terzo azionista di maggioranza una persona di 86 anni, non più in grande forma, che è costretto a credere ciecamente a quello che gli racconta il Cremlino e il cui situazionismo senile deve essere sempre tenuto a bada dai suoi - stavolta tocca a Tajani mettere una pezza ricordando come gli ucraini siano "un popolo di eroi in difesa della democrazia e libertà". Come secondo azionista di maggioranza avrà invece un leader più giovane, Matteo Salvini, che tuttavia per anni è stato ammiratore incondizionato delle gesta di Putin, col quale ha stretto un patto fra partiti e col quale voleva parlare per raggiungere in solitaria una non ben precisata pace in Ucraina non più tardi di qualche mese fa. Senza dimenticare che la terza carica dello stato, il presidente della camera Lorenzo Fontana, amico e collega di partito di Salvini, nella sua prima intervista nel nuovo ruolo non ha avuto di meglio da dire che le sanzioni economiche alla Russia sono un boomerang per chi le attua, ovvero l'Occidente, suggerendo implicitamente che sarebbe meglio levarle e anche alla svelta (come era scritto su una maglietta che il suddetto Fontana amava indossare qualche anno fa). Alla fine rimane una sola e inquietante domanda: possiamo davvero permetterci un governo con il portavoce - o i vari portatori d'interessi - di Putin?