Sono finite le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Abbiamo ascoltato le dichiarazioni di partiti, partitini, terzi poli inventati con ridicole percentuali di voto, movimenti che hanno visto dimezzarsi il consenso e così via. Non abbiamo sentito pronunciare una sola parola sugli italiani all'estero. Ce lo aspettavamo almeno dall'uscente sottogretario Benedetto Della Vedova, ma nemmeno lui ci ha pensato. E questo è comprensibile, visto che delle elezioni fuori d'Italia si parla soltanto per condannare brogli, reati, appropriazioni di plichi, stampa di migliaia di schede false e quant'altro. È bene ricordare che l'Italia ha dovuto chiedere a tutti i Paesi, in cui vivono i nostri concittadini, il permesso di farli votare.
Dopo la denuncia contro Aldo Lamorte, fatta da Rolando Rossi alla Fiscalia General de la Nación, l'Uruguay potrebbe addirittura proibire la partecipazione elettorale e referendaria dei nostri cittadini e decidere di non ammettere più l'esistenza di organismi di rappresentanza degli italiani nel suo territorio. Tutto questo perché Aldo Lamorte è rimasto e rimane disperatamente aggrappato con le unghie e coi denti ai quattro titoli accumulati finora: Consigliere e Vice Presidente del Com.It.Es. (malgrado sia ineleggibile ai sensi di legge), Consigliere del CGIE e Deputato supplente del Parlamento uruguaiano. Quest'ultima denuncia è la più pericolosa di tutte, perché Lamorte ha infranto le leggi del Paese che lo ha eletto Deputato supplente. Lamorte è stato colto con le mani nel sacco di un reato commesso durante l'elezione del Parlamento italiano, quindi di un'altra Nazione, ma ha contemporaneamente violato il codice penale che vige in Uruguay. Gente d'Italia, con articoli di fondo, redazionali, lettere al direttore, dichiarazioni di Consiglieri Com.It.Es. e associazioni, lo sta esortando ininterrottamente dal 23 settembre scorso a dimettersi per non aggravare le sue posizioni e lo ha a sua volta denunciato alla Giustizia italiana. Ma lui ha testardamente voluto stravincere, mantenendo tutti i suoi incarichi, e ora si trova a dover affrontare cause penali in due Paesi, quello d'origine e quello in cui vive. Torniamo a noi. Dicevamo che non abbiamo sentito citare gli italiani all'estero da nessuno dei capi politici che sono saliti al Colle per le consultazioni con il Presidente Mattarella, solida roccia a guardia dei diritti sanciti dalla Costituzione. Giorgia Meloni, incaricata di formare un nuovo Governo, sarà certamente la prima donna Presidente del Consiglio in Italia. Ci sono voluti 76 anni per vedere una donna a Palazzo Chigi.
Prima di lei altre parlamentari hanno infranto per prime il soffitto di cristallo: Nilde Iotti che ha ricoperto la terza carica dello Stato, come Presidente della Camera, e la Casellati che è assurta alla seconda carica dello Stato, come Presidente del Senato, ma nessuna italiana finora era entrata a Palazzo Chigi. Fra Capi di Dicasteri e Ministri senza portafoglio, nel Governo Meloni non è prevista la presenza di un Ministro per gli italiani all'estero. Questa mancanza smentisce alcuni bugiardi incancreniti, candidati nel mondo per Fratelli d'Italia, i quali avevano millantato la certezza di ricevere quella nomina se fossero stati eletti. Vedremo invece quali personaggi saranno scelti come vice ministri o sottosegretari di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e chi di loro riceverà la delega per gli italiani nel mondo.
Fratelli d'Italia discende in linea retta dal Movimento Sociale Italiano, poi diventato Alleanza Nazionale. L'allora MSI presentò per primo, nel 1955, un progetto di legge per la regolamentazione del voto degli emigrati. La fiaccola di questa lotta per il rispetto dei pieni diritti di cittadinanza, a prescindere dal Paese di residenza, fu raccolta da Mirko Tremaglia, appoggiato trasversalmente dal CGIE e dai Com.It.Es. di tutto il mondo. Per merito dei suggerimenti del grande giurista e Ministro delle Riforme, Leopoldo Elia, si trovò la soluzione costituzionale quando essa fu sostenuta anche da Piero Fassino e Giovanni Bianchi, che convinsero la sinistra e il centro dei partiti di allora a votarla. Dal 1988, quando passò la legge che istituiva l'AIRE, Albo degli Italiani Residenti all'Estero, al 2000, quando si completò l'iter della riforma (che introduceva nella Costituzione la circoscrizione Estero, per l'esercizio del diritto di voto in loco con rappresentanza diretta) e negli anni a seguire, ci fu una fioritura di iniziative, leggi e stanziamenti per coprire i vari aspetti della vita della nostra diaspora.
Sembrava che l'Italia avesse finalmente capito il valore e l'importanza di questa sterminata rete di promozione e supporto all'internazionalizzazione del Bel Paese. Ma la stampa e tutti gli altri media dello Stivale non hanno evidenziato questi sviluppi con la stessa apertura, anzi. Sembra quasi che ci sia un a specie di snobismo nel dipingere le comunità all'estero in maniera polverosa, contrapponendole alla nuova mobilità, ancora definita "fuga di cervelli", come se gli emigrati che hanno costruito città e successi in tutto il mondo non avessero intelligenza, coraggio e capacità imprenditoriale. Giornali e media si tappezzano però di intere pagine e reportage, quando gli Aldo Lamorte di turno si macchiano di affronti indegni alle leggi, al senso dello Stato, al rispetto dei doveri di qualsiasi cittadino in qualunque Paese dove vige la democrazia.
Gente d'Italia sta chiedendo con forza che intervengano in tempi brevissimi la Giustizia italiana e la stessa Farnesina, da Roma o attraverso l'Ambasciata in Uruguay, per sanare questa brutta situazione che si trascina ormai da un mese. Dopo la denuncia alla Fiscalia General de la Nación, la decisione dei giudici italiani e l'intervento del Ministero degli Esteri non sono più rinviabili. I tempi accelerati di formazione del Governo fanno credere che il giuramento e la fiducia delle Camere avranno luogo in tempi strettissimi. La nostra richiesta è che il nuovo Ministro degli Esteri dia precise e immediate indicazioni per la soluzione della questione Lamorte, per ristabilire la totale trasparenza e agibilità delle rappresentanze degli italiani in Uruguay.
Carlo Cattaneo