Franco Esposito
In fuga dal Montepaschi. Il più antico istituto bancario d'Italia destinatario di una raffica di richieste di esodo. Vorrebbero scappare, fuggire, in 4.135. Ben oltre le 3.500 previste da piano esuberi e ricapitalizzazione della banca senese precipitata in bassa fortuna per l'ingordia dei suoi passati alti dirigenti. Un dipendente su cinque è in viaggio verso la pensione con l'ottantacinque per cento dell'ultimo stipendio. Il mondo bancario si ritrova in presenza di un vero e proprio maxi scivolo.
La fuga di massa trova ampia spiegazione nella volontà dei lavoratori di preferire lo scivolo piuttosto che assistere alla settima ricapitalizzazione del Montepaschi. La leggendaria banca ha fatto prorpia, per filo per segno, la triste vicenda che ha visto al centro di gravissimi problemi economici la defunta Alitalia. Montepaschi Siena sta aumentando in Borsa il capitale per 2,5 miliardi di euro, a conferma dei dati diventati di pubblico dominio nei giorni scorsi.
Il numero altissimo di richieste è quello evidenziato poco sopra. Il problema è ora trovare l'intesa con i sindacati. L'incontro con l'amministratore delegato Luigi Lovaglio è previsto all'inizio della prossima settimana. L'azienda proverà a soddisfare tutte le richieste di esodo, Malgrado siano queste di gran lunga superiore al numero di esodi stimati dal management Montepaschi nel piano industriale a giugno.
I numeri i Mps sono questi: allargare da 3.500 a 4.125 gli esodi costerebbe 900 milioni, per aumentare da 270 a 320 milioni i risparmi annui. L'assegno per chi lascia sarà pari all'ottantacinque per cento dell'ultima paga, per sette anni massimo fino alla pensione. Infatti, quel piano di giugno base strategica per la ricapitalizzazione, non nascondeva mistero di avere il pilastro di tutto nel taglio con cesoia dei costi.
Montepaschi stimava di utilizzare quasi un terzo della raccolta fondi in corso, 800 milioni, per finanziare la marea di scivoli settennali del Fondo esuberi. L'obiettivo era quello di risparmiare, da inizio gennaio, 270 milioni l'anno in compensi. La fretta di procedere dei banchieri senesi si lega, va a braccetto, con i tagli. La norma che consente di finanziare scivoli per sette anni, due più del normale, scade il 30 novembre.
L'amministratore delegato Lovaglio, da parre sua, intende raggiungere un accordo con i sindacati finalizzato "a non intaccare l'operatività del Montepaschi". La banca, da dicembre, potrebbe ritrovarsi con 17mila dipendenti. Esattamente la metà del 2011, con possibili quasi inevitabili ripercussioni "nelle filiali più piccole e nel consorzio che gestisce i sistemi infomatici".
Dati ufficiosi confermano che "un terzo delle richieste di esubero verrebbe dalla rete delle filiali, specie in Toscana". Un altro terzo dalla direzione generale di Siena. Le classi più interessate sono le più giovani. Quelli nati tra il Sessantatre e il Sessantasette hanno cominciato a lavorare in Montepaschi prima dei venti anni. Potrebbero quindi pensionarsi fino al 2029.
Decisivo in ogni caso, l'incontro fissato per l'inizio della prossima settimana è stato ufficializzato con una nota congiunta mercoledì sera. "Ci vediamo costretti a richiamare l'attenzione sulla perdurante indeterminatezza sul numero dei futuri esodi". Quella marea di richieste ha preso in contropiede i vertici di Montepaschi. Li ha sorpresi, seminando preoccupazioni e ansie. La nota congiunta intende mettere il punto: é necessario che a soli quaranta giorni dal termine Mps si esprima sulla possiibilità di accogliere tutte le domande".
Le siglie sindacali hanno concluso la nota-appello "confidando che l'azienda sciolga questo nodo andando incontro alle legittime aspettative dei colleghi, coniugato alla necessità altrettanto impellente di fare luce sulla sostenibilità organizzativa e funzionale della banca nel post esodo".
L'incertezza c'è, palese, evidente, anche se non totale. I nodi da sciogliere non sono pochi. Soprattutto in riferimento al post esodo, Fabi, Firs-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca, Uil e Unsisin chediono di rispettare "il principio di un nuoov assunto ogni due uscite, per cui Mps dovrebbe arruolare entro il 2028, fino a 312 nuovi addetti, oltre i 1.750 concordati ad agosto".
L'ad Lovaglio non sembra però vedere con favore la possiiblità di maggiori esodi, per "amplificare gli effetti sulla reddività". Laddove il mercato stima che, per fare fronte a tutte le richieste di uscita, Mps dovrebbe sborsare 150 milioni e aumenterebbe i risparmi di 50 milioni. Come pure appare di non facile soluzione la questione relativa ai più giovani che hanno presentato domanda di esodo dalla banca.
I giovani richiedenti potrebbero pensionarsi fino al 2029, con l'ottatacinque per cento dello stipendio, senza contributi, buoni pasto, e maturazione del Trattamento di fine rapporto. Le legge Fornero prevede quarantuno anni e dieci mesi di contributi per le donne. Un anno in più per i maschi.
Ma tutto quanto pare non riesca a frenare la voglia di fuga dei lavoratori dal Montepaschi. L'attaccamento alla bandiera è finita. Troppe, troppe, ne ha combinato la banca che è stata un colosso e ora è un gigante d'argilla.