Franco Esposito
L'estate senza fine. Da oggi temeprature fino a trenta gradi. Un bel problema o che cosa? La rovesciata del meteo. Una volta ottobre era lo spartiacque con la spensieratezza dell'estate, oggi sono letteralmente sparite le giornate uggiose, grigie, velate di malinconia e piene di ansie per l'inverno in arrivo. Cambiano di conseguenza le abitudini, ma gli sbalzi climatici impongono di tenere gli occhi aperti. Anzi di più. sgranati.
L'estate che non vuol finire mai. Destinazione prevista e possibile dei week end d'autunno? Tutti al mare, con tanti cari saluti alla popolare canzone dei Righeira. Quel tormentone dell'Ottantacinque intolato "L'estate sta finendo", Parlava, ricorderete, della "sensazione di malinconia che provoca la fine dell'estate, la tipica stagione delle vacanze per eccellenza".
Uguale e preciso, ma solo nel significato, l'alto brano di Francesco Guccini "Eskimo". Era il 1978, e oggi sembra la preistoria della canzone: "Questa domenica in settembre non sarebbe passata così, l'estate finiva più nature vent'anni fa o giù di lì". La malinconia della stagione finita. Passato il caldo d'agosto, l'animo si riempiva di un piacevole senso di malinconia. Le giornate incominciavano ad accorciarsi compagne delle brume autunnali, Le valli perdevano il verde infenso dell'estate.
Certo, sarebbe bello scoprire quale tormentone imperituro canterebbero oggi i fratelli Righeira al cospetto di queata estate infinita. Chissà, forse inventerebbero un inno all'autunno, che proprio non ne vuole sapere di presentarsi. Ricacciato indietro da questa estate infinita. Temperature estive sono un palese invito a riesumare i teli da mare appena riposti sottovuoto, e a riposizionare bene in vista nell'armadio e portata di mano gli abiti leggeri. Quei flussi da rientri intelligenti hanno ripreso la via del mare. Tornano in spiaggia. Dovunque li metti, i ragazzi dell'estate, stanno rivivendo il tamburellone, i rimbalzi folli del pallone, il rito della tintarella al sole che ne vuole sapere di andare a dormire.
Un autunno questo, sempre che lo si possa definire tale, e non prolungamento dell'estate infinita. Comunque tranquilli, il piacere di una stagione intermedia non è andato perso. Domina su tutto un caldo anomalo che induce a riflettere sulla "rapidità con cui il vivere moderno stia condizionando il mondo che ci circonda, incide sulle ritualità perenni, sui moti delle sue stagioni".
Insolito anomalo caldo di questi giorni in Italia pare sia soltanto di una ciclica circostanza. Bisogna tornare indietro di due secoli per individuare un'annata altrettanto torrida. Necessita doverosamente correre ai ripari. Trovare soluzioni di difesa a beneficio eventuale della nostra stessa sopravvivenza. L'Africa sta vivendo momenti visti anche nel continente europeo: siccità, carestia galoppante, fame, flussi di migranti, povertà e instabilità politiche.
Arriveranno i freddi da nord? Certo che sì, e saranno probabilmente in grado di cancellare "la memoria di questa singolare estate infinita". Restiamo in attesa di statistiche confortanti. Se tutto, poi, dovesse rientrare nella norma, le lamentele dei cittadini cambierebbero tenore. E il caldo di questo fine ottobre troverà ospitalità nel dimenticatoio.
Non è improbabile che il nostro "tirare a campare" stia contribuendo a modificare le radici del mondo, Sarebbe opportuno, a questo punto, fermarsi per un attimo di verifica. La breve riflessione aprirebbe gli occhi di tutti. Anche ai tanti che guardano agli sconvolgimenti in atto con egoistico scetticismo. Un momento di sosta per rammentarci dei fumi di fango, della bomba d'acqua proveniente dal mare, dei venti d'uragano che si presentano a noi sempre più spesso.
Un invito a non dimenticare. Almeno proviamo a essere compagni della memoria, Anche quando – la raccomandazione viene dagli esperti di cambiamenti climatici – attorno all'albero di Natale dovremo dare la caccia alle zanzare. O quando la neve smetterà di alimentare i nostri bisogni di sciuponi. La natura è sempre in grado di riequilibri automatici. Parca nel donare, quando dona chiede pegno.
La speranza finale è questa: che la natura non ci faccia pagare, in un'unica soluzione, il protrarsi di questo ottobre fuori misura. Estivo decisamente, non autunnale. La natura potrebbe vendicarsi tra virgolette della ingombrante presenza dell'uomo. Dovesse decidere in questo senso, scrollerebbe le sue spalle possenti buttando giù il genere umano. Con un preciso intento o obiettivo: godersi la sua infinita estate in santa pace.
La natura, se vuole, sa essere fortemente egoista.