E' l'ora degli auguri, ma anche dei moniti. Il governo Meloni è atteso alla prova dei fatti. "Innanzitutto è un governo storico, è la prima volta di una donna Presidente del Consiglio, quindi facciamo gli auguri personali di Confindustria al nuovo Presidente del consiglio e al nuovo governo. Come sapete non giudichiamo le persone ma giudicheremo i provvedimenti nel merito", ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a margine dell'assemblea di Federchimica, commentando l'insediamento del nuovo esecutivo.
Per poi aggiungere che "la priorità per il nuovo governo è l'energia, è un'emergenza che dobbiamo affrontare subito e va fatto all'interno di un quadro di finanza pubblica perché non possiamo scassare i conti dello stato". "E poi - ha proseguito - c'è l'emergenza lavoro perché il rallentamento dell'economia che tutti danno ormai per scontato ci pone un'urgenza su questo tema". "Io capisco la legittima aspirazione dei partiti di rispondere alle promesse elettorali che hanno fatto, ma questo non è il momento", ha rimarcato Bonomi. "Ci sarà tempo, ha aggiunto, e modo, daremo anche tutto il mostro contributo, però oggi dobbiamo mettere in sicurezza l'asset più importante del paese, che è l'industria italiana". Bonomi ha poi definito "un’ottima scelta tenere l’ex ministro Cingolani come consulente perché dà continuità su un dossier delicato come quello dell’energia. Noi - ha aggiunto - avevamo sempre chiesto di avere competenze a partire dal primo giorno e questo va nella giusta direzione". Proprio rispondendo a una domanda sui conti pubblici Bonomi ha spiegato che "se fossimo costretti in ultima istanza ad agire sul debito pubblico, dev’essere fatto perché stiamo salvaguardando l’industria".
"Noi - ha sottolineato Bonomi - guardiamo ai fatti: gli importanti rimbalzi del Pil che abbiamo avuto nel 2021 e 2022 hanno consentito di avere un extra gettito fiscale molto importante, circa 60 miliardi, che sono le risorse che sono state utilizzate per tamponare le emergenze e non intaccare la discesa di deficit e debito pubblico. Con il rallentamento dell’economia noi non avremo più queste risorse. L’anno prossimo dobbiamo affrontare la perequazioni delle pensioni al costo dell’inflazione, circa 10 miliardi; il rinnovo del contratto dei pubblici, stimiamo 5 miliardi; e dobbiamo continuare nelle misure di emergenza, che sono circa 15-18 miliardi a trimestre".
E poi ancora: "Siamo disponibili a parlare di prepensionamenti e daremo il nostro contributo ma non nelle configurazioni che ci sono oggi perchè hanno già dimostrato che non funzionano". "Perchè - ha aggiunto - se ci viene detto che servono per l'occupazione giovanile è stato già dimostrato che non è così. Per non scassare i conti dell'Inps si parla di provvedimenti con una riduzione della soglia delle pensioni, questo crea i prodromi dei futuri poveri".