Nonostante il peso rilevante che gli immigrati hanno nell'economia italiana, molti di loro ancora vivono in povertà. Oltre al rapporto della Fondazione Moressa, altri studi hanno approfondito il fenomeno. È il caso, per esempio, del XII Rapporto annuale intiolato "Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia", pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che restituisce un quadro dettagliato della partecipazione dei migranti al lavoro e al welfare in Italia nel 2021. Dopo la crisi causata dal Covid-19, aumentano le famiglie straniere che vivono al di sotto della soglia di povertà, +4% rispetto al 2020, pari al 31,3% del totale delle famiglie povere residenti. La disoccupazione tra gli stranieri in Italia è al 14,4% (9% tra gli italiani), l'inattività al 32,4% (35,9% per gli italiani), ma gli indicatori peggiorano sensibilmente se si fa riferimento solo alle donne.
Come evidenziato però dal recente XXXI Rapporto Immigrazione 2022 della Caritas italiana e della Fondazione Migrantes, «l'alto livello di occupabilità dei migranti in Italia è in gran parte dovuta alla loro disponibilità a ricoprire lavori manuali non qualificati, spesso poveramente pagati: questo provoca un fenomeno di "etnicizzazione" delle relazioni di lavoro, connotando fortemente alcuni settori occupazionali, come ad esempio il lavoro di cura. L'accentuarsi e il protrarsi di questo divario di tutele e di disuguaglianze economiche, accelerato dalla pandemia, rischiano di trasformarsi in una condizione permanente, un vero e proprio status non solo occupazionale, dal quale difficilmente si potrà uscire».
Ma è proprio quest'ultimo Rapporto Caritas Migrantes a evidenziare comunque che esistono dei positivi paradossi. In Italia si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all'11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 42,7% e sono cresciute con un ritmo maggiore rispetto a quelle a conduzione maschile. Le titolari sono nate all'estero, soprattutto in Cina (34 mila), Germania (10 mila) e Albania (8 mila) e le loro aziende crescono a un tasso più elevato di quelle a guida maschile. Le donne con background migratorio che fanno impresa in Italia rappresentano circa il 10% di tutte le imprenditrici attive nel Paese. In Italia le imprenditrici immigrate, a fine 2021, sono 205.951, pari al 27,3% degli imprenditori nati all'estero, l'80% delle quali possiede imprese individuali.
Peggiorano, invece, i dati sulla povertà, come dimostra un approfondimento curato dall'Istat per il XII Rapporto Annuale. Il 30,6% delle famiglie di soli stranieri (dato in crescita di quasi 4 punti rispetto al 2020) è in una condizione di povertà assoluta, contro il 5,7% (dato stabile) registrato tra le famiglie di soli italiani. Le famiglie con stranieri, pur rappresentando solo il 9% delle famiglie in Italia, rappresentano il 31,3% sul totale delle famiglie povere.