Grazie al voto di oltre sessanta milioni di brasiliani Luiz Inácio Lula da Silva è stato nuovamente eletto Presidente di una delle più grandi democrazie del mondo, il più grande Paese dell'America Latina. Due punti percentuali e due milioni di voti: una vittoria chiara ed inequivocabile ma che ci trasmette l'immagine di un Paese diviso, geograficamente e socialmente.
Al Presidente Bolsonaro, che aveva ripetutamente messo in discussione l'equilibrio democratico tra i poteri dello Stato, alimentando atteggiamenti intolleranti da parte dei suoi seguaci più fanatici e favorendo il dilagante uso delle armi in circolazione, il Presidente Lula risponde con un "deponiamo le armi" all'insegna della pacificazione morale di una nazione profondamente divisa dall'odio e dalla violenza politica.
Intorno alla difesa della democrazia e della Costituzione nelle ultime settimane si è consolidata in Brasile una ampia alleanza democratica tra leader politici, movimenti e partiti che pur da diversi punti di vista e matrici ideologiche diverse hanno puntato sull'ex dirigente dei metalmeccanici di Sao Bernardo do Campo per restituire al Brasile un clima di pieno rispetto dei principi democratici. Dopo avere conquistato, con il fondamentale contributo dei governi di Fernando Henrique Cardoso prima e dello stesso Lula poi, uno spazio centrale sulla scena internazionale, il Brasile di Bolsonaro era tornato ad avere un ruolo marginale sia a livello regionale che mondiale. Anche per questo il successo di Lula è stato salutato in tutto il mondo con grande speranza ed entusiasmo.
L'enfasi con la quale il neoeletto Presidente ha parlato della difesa dell'ambiente e dell'Amazzonia sono significative a questo proposito, rispondendo ad una delle grandi aspettative della comunità internazionale. Ma è sulla ripresa del processo di crescita, sviluppo e redistribuzione della ricchezza che si giocherà la prossima presidenza del Brasile. Determinante sarà anche il ruolo dell'ex avversario di Lula e attuale suo Vice, Geraldo Alckmin, che dovrà aiutare il Presidente a rassicurare mercati e ceto medio oggi scettici e soprattutto facilitare un dialogo con un Parlamento oggi prevalentemente ostile al nuovo inquilino del Palazzo dell'Alvorada.
L'Italia ha sempre amato il Brasile, e questo anche in funzione della presenza in questo grandissimo Paese del più alto numero di italo-discendenti al mondo. Continueremo a lavorare per rendere sempre più stretti e proficui i rapporti tra i nostri due Paesi, per rendere omaggio alla grande epopea della nostra emigrazione in Brasile e puntare sul successo di un rapporto che non può che apportare benefici e vantaggi ai nostri popoli fratelli e al mondo intero.