Il reddito di cittadinanza verrà erogato solo a coloro che non sono in grado di lavorare. Il governo Meloni, come promesso in campagna elettorale intende rivedere la misura di contrasto alla povertà in vigore da aprile 2019. Per farlo vuole limitare la platea dei beneficiari. Durante il suo discorso in Parlamento, la leader di Fratelli d'Italia aveva spiegato la sua visione: questa misura, per come è stata pensata "ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia". La premier aveva precisato di voler "mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare", ma "per gli altri la soluzione non può essere il Reddito di cittadinanza, ma il lavoro".
Il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini, propone di sospenderlo per sei mesi "a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi". I soldi risparmiati, circa un miliardo di euro, servirebbero a un suo cavallo di battaglia: prorogare Quota 102 nel 2023. "Per realizzare il progetto nel 2023 secondo i calcoli dell'Inps serve poco più di un miliardo. Lo recupereremo sospendendo per sei mesi il reddito di cittadinanza a quei 900mila percettori del reddito che sono in condizioni di lavorare e che già lo percepiscono da diciotto mesi" ha spiegato a Bruno Vespa.
Sono 900mila quelli che potrebbero lavorare - L'Anpal, l'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, fornisce i dati dei primi di ottobre. I beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro sono 919.916, la stessa cifra citata da Salvini. Tra questi ci sono 173mila (18,8%) che risultano già occupati e 86mila (9,4%) esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali.
Rimangono quindi i 660mila (il 71,8%) tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro. Molto probabilmente saranno loro a subire la stretta. "Dei 660mila beneficiari soggetti al patto per il lavoro quasi i tre quarti – il 72,8%, corrispondente a 480mila persone – non ha avuto un contratto di lavoro subordinato o para-subordinato negli ultimi 3 anni" spiega l'Anpal. "Si tratta di individui che complessivamente esprimono alcune fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro e che nel 70,8% dei casi hanno conseguito al massimo il titolo della scuola secondaria inferiore. Solo il 2,8% presenta titoli di livello terziario, mentre un quarto ha un diploma di scuola secondaria superiore". Traducendo la nota, questi dati rendono chiara l'idea che trovare uno sbocco professionale per queste persone non è scontato né immediato. Togliendo un sussidio qualche alternativa la si dovrà trovare.
E a dare manforte al governo ci pensa anche Matteo Renzi: "La presidente Meloni ha promesso di togliere il reddito di cittadinanza. Io voto a favore, perché sono d'accordo". Il leader di Iv lo ha detto a Zona Bianca su Rete 4.