di Alberto Flores D'Arcais
Pennsylvania, Nevada, Georgia. Saranno poche sfide in pochi Stati a stabilire martedì 8 novembre il futuro degli Stati Uniti: quanto potere reale resterà nelle mani di Joe Biden per gli ultimi due anni della sua presidenza, quale sarà il futuro (anche giudiziario) di Donald Trump, che direzione prenderanno economia e politica estera Usa. Tutte cose destinate a influenzare ciò che accade anche in Europa (a iniziare dalla guerra in Ucraina e dalla crisi energetica) e nel resto del mondo.
A meno di una settimana dalle elezioni di 'metà mandato' la bilancia pende dalla parte dei repubblicani. I sondaggi indicano come il Grand Old Party si appresta a riconquistare la Camera dei Rappresentanti (ogni due anni si eleggono tutti i deputati) e come abbia buone possibilità di diventare partito di maggioranza anche al Senato (dove si rinnovano un terzo dei seggi). La spinta dell'estate, quella che dopo la decisione della Corte Suprema sull'aborto aveva mobilitato l'elettorato democratico, i giovani e le donne si è esaurita con la fine dell'autunno, la paura della recessione, i dati sulla criminalità in aumento nelle metropoli.
Se due mesi fa Casa Bianca e leader dem erano convinti di poter ribaltare il classico risultato di ogni elezione di Midterm, quando il partito che ha la Casa Bianca viene regolarmente punito, oggi sanno che la sconfitta è alle porte. Nelle 22 elezioni di metà mandato dal 1934 al 2018, il partito del presidente ha perso in media ventotto seggi alla Camera e quattro al Senato, ha guadagnato seggi alla Camera solo tre volte (l'ultima fu nel 2002 con George W. Bush in seguito all'ondata emotiva per l'11 settembre). Midterm è tipicamente un referendum sul partito al potere e i democratici per mantenere il controllo del Senato (oggi sono 50 a 50, ma possono contare sul voto decisivo della vice-presidente Kamala Harris) devono ribaltare decenni di storia politica.
Ai repubblicani per ottenere la maggioranza basta guadagnare un solo seggio, sui quattro ancora realmente in bilico, senza contare che nei primi due anni di Biden alla Casa Bianca spesso la maggioranza democratica al Senato è stata tale solo sulla carta, perché il senatore Joe Manchin (West Virginia) e la senatrice Kyrsten Sinema (Arizona) si sono diverse volte schierati con i repubblicani. Stando alle previsioni del sito fivethirtyeight (uno dei più accurati e attendibili) il Gop ha oggi il 51 per cento di probabilità di conquistare il Senato (alla Camera ne ha l'83 per cento) e le sfide decisive saranno in tre Stati.
In Pennsylvania il democratico John Fetterman e il repubblicano Mehmet Oz sono praticamente alla pari, con Oz che negli ultimi due mesi ha recuperato circa quattro punti. Il dibattito televisivo tra i due ha visto prevalere nettamente il candidato del Grand Old Party, con quello democratico in difficoltà su temi quali inflazione e criminalità. Il 'Dottor Oz' (chirurgo e star televisiva), di origini turche, è un convinto trumpiano (l'ex presidente lo mise a capo del Council of Sports, Fitness and Nutrition, nonostante le accuse di 'pseudoscienza' che hanno accompagnato la sua presenza televisiva).
In Georgia, che ha la più grande popolazione nera nelle sfide decisive, si affrontano due afro-americani, il democratico Raphael Warnock e il repubblicano Herschel Walker, star del football Usa (ha giocato 12 anni nella Nfl). In Georgia per essere eletti occorre la maggioranza assoluta dei voti, altrimenti tra i candidati che hanno avuto più voti si va al ballottaggio. Nel gennaio 2021 Warnock si è imposto nel ballottaggio, primo democratico a vincere in Georgia - Stato tradizionalmente repubblicano - dopo una generazione. Biden nel 2020 ha vinto con il margine più basso di tutti gli Stati e l'attuale gradimento negativo del presidente sembra favorire anche qui il Gop. Nell'ultimo sondaggio i due sfidanti sono alla pari e un ballottaggio (un terzo candidato ha il 3 per cento) a dicembre è molto probabile. Se fosse questo il seggio decisivo per la maggioranza al Senato, per averla dovremo aspettare un altro mese.
Seggio in bilico anche in Nevada. A poco meno di una settimana dalle elezioni i sondaggi danno il repubblicano Adam Laxalt (suo nonno era il miglior amico di Ronald Reagan) in parità con la sua avversaria democratica, la senatrice uscente Catherine Cortez Masto. Anche Laxalt è oggi un trumpiano convinto e ha più volte ripetuto che l'amministrazione Biden dopo queste elezioni "sarà il bersaglio di numerose indagini del Congresso".