di Paolo Griseri
Il nuovo governo Meloni si è insediato con una scoppiettante girandola di annunci a effetto. Del tutto comprensibile. Lo fanno tutti i newcomer, di destra, centro e sinistra. Sfoderano proposte di legge e decreti per piantare le bandierine, così si dice in politica, immaginando che la cosa pubblica sia come l'isola di Iwo Jima dove i marines issarono il loro vessillo il 26 marzo 1945 al termine di una sanguinosa battaglia contro i giapponesi (mitica foto di Joe Rosenthal).
Tra le bandierine del centrodestra se ne trovano due che sembrano messe apposta per far infuriare i tori della sinistra di fronte al drappo rosso. La cosa paradossale è che non si tratta di provvedimenti di destra, ma di vessilli che in questi decenni la sinistra ha allegramente regalato agli avversari lasciando che si intestassero provvedimenti di puro buonsenso.
Il primo è il Ponte sullo Stretto. La sfiga di siciliani e calabresi è che il primo a proporre di realizzare l'opera con un certo clamore fu Silvio Berlusconi. Lo fece alla sua maniera dipingendola come la panacea di tutti i mali. E siccome il Cavaliere aveva conoscenze non irreprensibili nell'isola, a partire dal suo stalliere, ecco che per la sinistra il Ponte divenne un regalo alla mafia. Come se i traghetti che collegano l'isola fossero gestiti da una onlus senza fini di lucro. Non potendo sostenere ciò che ne consegue, e cioè che con questo principio non si dovrebbero realizzare in Sicilia nemmeno i giardini pubblici (dietro ogni appalto grande e piccolo può infiltrarsi Cosa Nostra), ecco che gli ambientalisti aggiunsero un altro argomento: Reggio e Messina sono in zona sismica. L'8 agosto 2004 la fiamma olimpica attraversò, inaugurandolo, il ponte di Patrasso, quasi tre chilometri per unire le due sponde del golfo di Corinto con una struttura in grado di reggere terremoti fino a 7 gradi della scala Richter. Come quello di Messina del 1908. Insomma il Ponte sullo Stretto poteva essere da molto tempo un'opera di modernizzazione dei collegamenti e della vita sulle due sponde dello Stretto. Ancor oggi dire questo a sinistra equivale a bestemmiare in sacrestia. Ma sarebbe ora, forse, di smetterla di attribuire valore ideologico alle opere e valutarle per quello che sono e che servono. Il ponte di Patrasso si percorre in cinque minuti mentre il traghetto ne impiega quarantacinque. È di sinistra metterci tutto quel tempo?
Così come sarebbe stato utile, a sinistra, non demonizzare il nucleare. Sì proprio il nucleare. Che nel 1986, all'indomani di Chernobyl e del referendum era una cosa e oggi, forse, è un'altra. A quarant'anni di distanza il cosiddetto nucleare pulito è allo studio anche in Italia. Può darsi che non se ne faccia nulla. Ma se al contrario, come pare, qualche importante risultato di sta ottenendo, sarebbe molto utile discuterne concretamente (oltretutto in una fase critica per i costi dell'energia). Per aver detto questa ovvietà l'ormai ex ministro Roberto Cingolani è stato crocefisso dagli adoratori della pala eolica, una setta piuttosto diffusa che considera le tecnologie non in base alla loro utilità (e al rapporto costi/benefici, come direbbe Danilo Toninelli) ma in base al loro valore simbolico sul tormentato mercato della politica nostrana.
Sono solo due esempi di bandierine regalate senza colpo ferire a Giorgia Meloni. Se è consentito un sommesso suggerimento al Pd impegnato nella ripartenza che culminerà a marzo con il congresso (le ripartenze di Arrigo Sacchi erano un po' più veloci, ma è pur vero che lui era di destra perché allenava il Milan di Berlusconi) sarebbe utile che di simili regali il maggiore partito della sinistra non ne faccia più. Gli avversari sanno vincere da soli. E se dicendo sì a nucleare pulito e Ponte si arrabbiano Andrea Orlando e Nicola Fratoianni? Ci sono strutture in grado di reggere anche a terremoti devastanti come questo.